Censura “democratica” e moderni untori
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Se ritieni che la tua Pagina sia stata nascosta per errore, puoi fare appello alla nostra decisione. Se il tuo appello sarà respinto, la Pagina verrà eliminata in modo permanente”.
Con questa sorta d’interdizione mediatica, è da qualche giorno oscurato il profilo dell’Ass. Cult. Thule-Italia dal social network più famoso del pianeta: Facebook.
Una vera e propria barzelletta, se non fosse che di mezzo c’è molto di più, e da ridere proprio nulla. Da tempo, infatti, c’è stato un virulente attivismo censorio, da parte del sistema vigente, contro voci dissenzienti o sgradite tanto culturalmente quanto politicamente, che rendono ancora più convinta la nostra avversione nei confronti di questa matura democrazia occidentale.
Gli attivisti di Storm Front arrestati e processati per reati d’opinione. Strano, e noi che pensavamo che la libertà di parola fosse garantita dalla Costituzione repubblicana.
Militanti di Forza Nuova fermati perché distribuiscono volantini. Strano, e noi che pensavamo che la libertà di manifestare posizioni politiche o ideologiche fosse garantita dalla Costituzione repubblicana.
E adesso la “censura democratica” comincia a scagliarsi contro un’associazione culturale, Thule-Italia, contro la sua casa editrice, attraverso Facebook e con una motivazione a dir poco senza senso. Strano, e noi che pensavamo che la libertà di ricerca storica fosse garantita dalla Costituzione repubblicana.
Fa paura leggere che il Nazionalsocialismo non è nato sotto un cavolo?
Fa paura leggere che il Nazionalsocialismo aveva una legislazione che metteva il popolo al centro della propria azione, e voleva che dal popolo giungessero le energie più importanti per lo Stato?
Tutto questo fa paura?
Evidentemente, con scarso senso di coerenza ai propri principi liberali, questo sistema democratico teme tutto quello che possa, in tempi come questi, far sorgere qualche dubbio (legittimo) al popolo, sulla sua reale natura, sulle fondamenta su cui poggia, e sulle sue finalità.
Ecco quindi spiegata questa voglia di isolare i moderni untori, gli epigoni del “male assoluto”, coloro che sono sempre dipinti come dei minorati culturali, gente da additare al pubblico disprezzo, in quanto portatori di strane malattie sociali, e di devianze dal migliore dei mondi possibili; quello voluto dal sistema, ovviamente.
Non siamo soliti piangere o lagnarci della nostra condizione di proscritti in patria, essa fa parte della lotta, troviamo però semplicemente paradossale che per tutelare la libertà, si vada contro la libertà.
Noi saremo anche il “male assoluto”, ma almeno non pecchiamo d’incoerenza.
Gabriele Gruppo