Specie e bellezza secondo Walther Darré

È volontà della Provvidenza che lo sperma dell’uomo nel grembo della don­na diventi il germe dal quale si sviluppa il feto, che dà finalmente vita a un nuovo essere umano. Nell’eterno circuito dell’esistenza si celebra questa legge della conservazione della specie. La donna è come un campo, che ha bisogno del seminatore per fare crescere il grano. E come il campo condiziona la qua­lità del grano, la donna condiziona il valore del bambino. Certo, anche un cam­po buono può non produrre gli esiti voluti, se riceve una semente cattiva; ma certo è anche che il miglior seme non serve a niente, se il campo non vale niente. Si può scegliere anche un altro paragone: come uno specchio, buono o cattivo che sia, rispecchia bene o male una immagine, così il sangue della ma­dre decide del carattere del bambino. Il sangue della madre stabilisce in quale modo il padre si ritrovi nel figlio. Quando il sangue della madre è buono, il padre ritroverà la sua natura o la troverà perfino migliorata; quando il sangue della madre è di scarso valore, malato o marcio, il figlio non raggiungerà il padre o gli procurerà perfino disonore.

Ma poiché le cose stanno così la donna di specie buona, la ragazza sana di sangue prezioso, deve tornare a diventare per noi quello che già fu per i nostri antenati: sacra! La parola «sacra» ci dice che ci deve portare «salvezza», come «potente» ci porta la «potenza» e «collerico» ci porta la «collera». La ragazza sana, ben costrutta del nostro popolo deve tornare a darci la sal­vezza. In essa vogliamo adorare l’espressione più bella, perché la più promet­tente della nostra specie. Chi irresponsabilmente le mette le mani addosso, è un elemento nocivo per il nostro popolo: anche questo deve diventare nuova legge di una nuova era.

Questi sono punti di vista completamente nuovi, che richiedono un riordi­namento del nostro modo di pensare nel senso più ampio. Un esempio: se pen­sate alle estreme conseguenze, la bellezza sana della donna tipica del nostro sangue non è più soltanto una questione di gusto artistico o di godimento egoi­stico dell’arte, ma diventa espressione dei nostri beni più sacri ancorati nel no­stro sangue. Bellezza come espressione della specie, contemporaneamente un com­pito e un impegno. L’educazione dei nostri connazionali (Volksgenossen) a in­dividuare la bellezza tipica della propria specie e a riconoscerla in sé diventa pertanto compito nobile dello stato, compito tanto più grande ove lo stato si riconosca nel sangue del suo popolo.

Non vogliamo essere fraintesi: noi non neghiamo l’anima nel momento in cui accettiamo la bellezza propria della nostra specie come questione del sangue che impegna il nostro popolo. Crediamo solamente che l’anima sia altrettanto determinata dalla specie del corpo. Come si spiegherebbe altrimenti che esistano eroi e infingardi, individui senza patria e difensori coscienti della patria! Solo dalla consonanza di anima e corpo nasce la coscienza come base e inizio del­l’intelletto umano e della ragione operante. Muovendo dalla sua coscienza, l’uo­mo organizza il mondo che lo circonda e lo trasforma nell’ordine che gli im­pone la sua voce interiore e che per questo ha una indubbia origine spirituale. Non neghiamo certo l’anima, se accettiamo il corpo. Affidiamo solo a en­trambi, all’anima e al corpo, la parte che a ciascuno di essi compete nella na­scita di un essere completo della specie umana. Un’anima nobile può illumi­nare e irraggiare un corpo nobile; un corpo nobile senza anima nobile non può che essere meschino: quello può rallegrare, questo può offendere. Tali consta­tazioni possono avere un ruolo importante nella valutazione di un destino sin­golo, anzi spesso sono di importanza fondamentale nella valutazione di una per­sona. Ma questo non ci può esonerare dal compito di considerare e valutare nelle questioni della specie, cioè in questioni di sangue, unitamente anima e corpo. E in tal modo, pur con tutta la sottolineatura dell’anima, la perfezione del corpo, quando sia espressione di bellezza tipica della specie, diventa il pen­siero base e l’impegno di un compito di selezione responsabile del nostro san­gue nei confronti degli antenati.

Lo abbiamo già detto sopra, è la Provvidenza che ha stabilito così: l’uomo procrea solo attraverso la donna. Per questo la donna è decisiva per il livello di perfezione del valore ereditario dei figli che partorisce. Come gli scambi comandano la direzione dei binari sui quali il treno può andare, così il sangue  della donna definisce il valore erediario e con questo le possibilità di sviluppo dei suoi figli. La donna è conservatrice, moltiplicatrice, e custode del nostro sangue, così come con il suo sangue può determinare lo sviluppo di una stir­pe in direzione del suo tracollo, o può quanto meno costringere le possibilità di sviluppo di una stirpe.

È legge fondamentale della vita che l’uomo si distingua con opere conformi alla sua specie innata per poter affermarsi dinanzi alla sua specie. La legge della specie dell’uomo nella lotta per la vita significa rendimento: non un risultato qualunque, ma un risultato a vantaggio del suo sangue e del suo popolo. Per un uomo è sempre ridicolo il fatto di richiamarsi ai propri antenati senza mostrarsi degno di loro con le sue opere. Gli antenati sono sempre solo un bi­glietto da visita per potere operare, mai una dimostrazione di risultati. Solo l’operare conforme alla specie dimostra la natura dell’uomo. Carattere nobile e corpo nobile, anche antenati nobili possono creare solo speranze nell’uomo, ma dimostrazione del suo carattere è sempre e solo il suo operare in conformità alla specie. […]

L’opera della donna per il suo popolo e la sua specie sono i suoi figli. Que­sto è il principio base, a meno che circostanze particolari non condizionino la mancanza di prole. I figli sono però legati a premesse che una ragazza matura può dimostrare solo come donna e madre, non come vergine. Tuttavia, l’opera più nobile della donna, il figlio, difficilmente può essere provata, o non lo può essere affatto, prima del matrimonio, prima della scelta del consorte, perché nel migliore dei casi si può constatare l’avvenuta gravidanza ma non si sa niente del figlio che si aspetta. Il valore di una ragazza come madre non può essere im­mediatamente constatato. L’uomo deve partire da ragionamenti indiretti, per arrivare a una valutazione. Bellezza e grazia, salute e nobiltà del sangue sono, per esempio, segni di capacità nelle ragazze giovani della nostra specie, ai quali un uomo si può attenere, se vuole farsi un’immagine della futura madre dei suoi figli, dei quali dovrà rispondere ai suoi antenati. La conoscenza dei valori fisici e psichici di una ragazza è pertanto condizione fondamentale per l’uomo che non ignori passivamente la questione della procreazione del suo sangue né la questione della rivalutazione della nostra razza. L’uomo consapevole della specie del nostro popolo che vorrà in futuro dei figli dovrà essere istruito in modo da riconoscere e giudicare il modello ideale di selezione della donna.

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