Luci ed ombre sulla socializzazione – 13 aprile 1944
Intervista col Ministro dell’Economia Corporativa
Luci ed ombre sulla socializzazione
Anche se l’intervista verte su questioni marginali della socializzazione, essa assume particolare importanza, per la precisione delle dichiarazioni del Ministro dell’Economia Corporativa. Riesce di vivo interesse il sapere che, sia nell’impostazione generale del problema come nell’attuazione dei dettagli, si abbia un chiaro orientamento ed una decisa volontà.
Sede del Governo, 12 aprile.
La pubblicazione del nostro articolo contro gli scettici e gli apologisti di professione della socializzazione, ha fatto convergere verso di noi l’attenzione fidente e premurosa di molti lettori; in maggior parte dubbiosi, che discutono questo o quel punto, sospettano — o paventano — conseguenze e riflessi che danno adito a preoccupazioni. Poiché in molte abbiamo ravvisato elementi di fondate osservazioni, alle quali un chiarimento che fosse partito da noi sarebbe stato insufficiente, ci siamo rivolti alla cortesia del Ministro dell’Economia Corporativa, prof. Angelo Torchi, prospettandogli alcune domande sull’oggetto dei rilievi più importanti che ci sono pervenuti. Così abbiamo chiesto: mentre la «Premessa» fissava a 50 il numero minimo di lavoratori che l’impresa deve occupare per essere socializzata, il Decreto porta a 100 questo minimo e fissa anche un altro dato, un milione di capitale. Non si determinerà, così, un orientamento verso le aziende con… 99 dipendenti e 999 mila lire di capitale (ufficialmente s’intende) investito? Con le conseguenze del caso, quindi, non escluso il formarsi di « società a catena».
E’ evidentemente ovvio — ci ha risposto il Ministro — che un punto limite doveva essere stabilito. Con la fissazione della socializzazione alle imprese con almeno 1 milione di capitale o che impieghino almeno 100 lavoratori si è voluto non appesantire eccessivamente l’amministrazione delle più piccole Imprese. E poiché anche per queste potrà sempre essere studiata, in altra sede, una trasformazione in senso cooperativistico per l’inserzione, anche in esse, del lavoro sul piano direttivo, così non sono da paventare nè i temuti orientamenti nè il formarsi di società a catena.
La Cassa di compensazione di cui all’art. 44 del Decreto 12 febbraio, tra i suoi scopi ha, come qualcuno crede, quello di ridistribuire una parte dell’eccedenza degli utili ai lavoratori delle aziende deficitarie o che chiudono il bilancio a pareggio! E se così non è, come non pare, non si verificherà, oltre al naturale squilibrio, una forte gravitazione di lavoratori verso le aziende attive, le quali assorbiranno gli elementi più scelti, con nuovo danno quindi per le imprese non «ottime»?
La Cassa di compensazione che gestirà le eccedenze degli utili residuati dopo le prescritte assegnazioni al capitale ed al lavoro, non ha affatto lo scopo di ridistribuire una parte dell’eccedenza degli utili ai lavoratori delle imprese deficitarie o che chiudono il bilancio a pareggio, perché ciò creerebbe una specie di consorzio nazionale mutualistico che ripugna proprio al concetto di responsabilità attribuito dalla legge sia al capo dell’impresa sia ai consigli di gestione e di amministrazione. Di fronte a una simile specie di assicurazione lo spirito d’iniziativa e di responsabilità, certo dell’intervento bonificatore della Cassa, potrebbe tendere ad assopirsi. Invece, come è chiaramente indicato, la Cassa ripartirà equamente le eventuali eccedenze a scopi produttivi e sociali, fra i quali si può indicare come preminente la destinazione allo sviluppo della casa per il popolo.
In tal modo — ha continuato il Ministro — accanto alle riserve legali e statutarie di ogni singola impresa, viene a costituirsi un fondo generale di riserva che, opportunamente manovrato dall’Istituto di Gestione e Finanziamento, oltre a servire ai predetti scopi speciali, permetterà una pratica di programmatico autofinanziamento che si giustifica sotto un duplice punto di vista. Anzitutto in relazione all’estendersi della gamma di esigenze collettive che lo Stato nella crescente complessività della vita economica moderna, deve per evidenti ragioni politiche assolutamente fronteggiare, per cui l’intervento dello Stato, dalla semplice preparazione delle condizioni necessarie ad un regolare e ordinato svolgimento della vita produttiva del paese, trapassa necessariamente in settori sempre più vasti nel campo della vera e propria attività produttiva. In secondo luogo, in relazione alla necessità di fornire allo Stato, sempre più impegnato nella vita economica del Paese, vie tecniche che consentano alla politica, fiscale quella elasticità di adattamenti che il suo nuovo e sempre più definito ruolo di strumento di politica economica le impone.
Dal punto di vista sostanziale detto fondo costituisce un potente strumento per disciplinare lo sviluppo della produzione secondo direttive non più particolaristiche ma di interesse generale.
Pensano, molti lavoratori, che il disposto dell’art. 45 — secondo il quale ai dipendenti di imprese a carattere individuale dovrà essere corrisposta una quota di utili commisurata all’ammontare della cifra tassata — essendo noti i criteri di accertamento dell’imposta di R. M. che nella generalità dei casi non… riesce ad accertare che una frazione dell’utile effettivo, possa risolversi in una sperequazione ai danni dei dipendenti delle imprese a capitale individuale. Come si ovvia all’inconveniente, laddove si verificano casi di evasione ?
Si, attualmente sussiste il pericolo di casi di evasione dall’imposta di R. M.; ma, innanzi tutto, rilevo che vige sempre la legge relativa all’istituzione dell’«anagrafe tributaria» che quando sarà realizzata non permetterà più facili evasioni. Ciò che m’interessa però è di fare rilevare che anche nelle aziende private funzionerà un Consiglio di gestione (art. 12) il quale deve essere riunito periodicamente e almeno una volta al mese dall’imprenditore, capo dell’impresa, per le questioni relative alla vita dell’impresa stessa ed ogni anno per l’approvazione del bilancio ed il riparto degli utili. I lavoratori hanno quindi essi stessi ogni possibilità materiale per evitare il verificarsi di sperequazioni.
Non credete che il risparmio privato, con la limitazione e il livellamento del reddito, si distolga dagli investimenti nelle aziènde socializzate? E poiché a un certo momento anche il debito pubblico sarà saturo, non potrà verificarsi la tendenza alla tesaurizzazione delle merci che rechi quindi uno squilibrio produttivo e monetario?
Che il risparmio privato si distolga dagli investimenti nelle aziende socializzate — ha risposto il ministro — non mi sembra probabile, perché non c’è in realtà una limitazione o un livellamento del reddito, in quanto sia nelle imprese a capitale privato, sia in quelle a capitale pubblico, il Comitato dei Ministri per la difesa del risparmio e l’esercizio del credito determinerà annualmente non solo la remunerazione massima al capitale investito nell’impresa, ma la determinerà soprattutto settore per settore, tenuto cioè presente l’andamento dei singoli settori produttivi e quello generale della produzione. Con ciò si vuole evidentemente adeguarsi alla situazione economica senza rinunciare a disporre di un utile strumento di manovra del potere d’acquisto di larghe categorie di risparmiatori o investitori. Difatti, è proprio attraverso la variazione del reddito, settore per settore, che il governo ritiene di potere manovrare l’afflusso del risparmio ai singoli settori secondo le esigenze di ognuno di questi in relazione al programma produttivo nazionale. Del resto, la stessa realtà odierna dimostra che la redditività delle azioni è bassa, ma non per questo sono meno appetibili agli investitori-risparmiatori.
Cade quindi, perciò stesso, il timore accennato nella domanda circa il possibile verificarsi di una tendenza alla tesaurizzazione delle merci.
Non pretendiamo, con questa intervista, di aver chiarito tutti i punti in ombra, reali o apparenti che il decreto sulla socializzazione presenta. Le risposte del Ministro Torchi, comunque, illuminano il pubblico e gli stessi studiosi su alcuni punti di basilare importanza e possono contribuire indubbiamente a quell’azione chiarificatrice che deve svilupparsi e proseguire per la migliore comprensione e il perfezionamento, attraverso il vaglio critico, del nuovo fatto rivoluzionario destinato a segnare la più grande conquista dei tempi moderni nel campo economico e sociale.