Sigmund von Birken
Siegmund Betulius
Sigmund von Birken
a cura di Barbara Spadini
Opere
Teutscher Kriegs-Ab- und Friedens-Einzug, 1650
Die fried-erfreuete Teutonie, 1652
Geistliche Weihrauchkörner, 1652
Ostländischer Lorbeerhain. Ein Ehrengedicht von dem Höchstlöblichen Erzhaus Österreich,1657
Der Donaustrand, 1664
Pegnesische Gesprächsspiel-Gesellschaft, 1665
Spiegel der Ehren des Erzhauses Österreich, 1668
Todesgedanken und Totenandenken, 1670
Pegnesis, 1673 und 1679
Teutsche Rede-bind- und Dicht-Kunst, 1679
Margenis, 1679
Heiliger Sonntagshandel und Kirchwandel, 1681
Edizioni tedesche recenti
Die Tagebücher des Sigmund von Birken, Würzburg 1971-1974
Unbekannte Gedichte und Lieder des Sigmund von Birken, Amsterdam 1990
Critica
M. R. Wade, The German Baroque Pastoral Singspiel. Bern 1990
G. Dünnhaupt, Sigmund von Birken (1626-1681), Stuttgart 1990
H. Stauffer, Sigmund von Birken (1626-1681). Morphologie seines Werks, Tübingen 2007
Biografia e Poetica
( a cura di Barbara Spadini)
La „Sprachgesellschaft“ o società linguistica, designa una realtà variegata entro il Barocco Tedesco: una nascente società linguistica era costituita – su modello dell’Accademia della Crusca – da persone illustri della cultura e del mondo letterario che miravano a conservare il purismo della lingua tedesca dall’inquinamento legato alla guerra dei Trent’anni e all’avanzare del predominio culturale francese.
La più antica „Sprachgesellschaft“ fu la Fruchtbringende Gesellschaft, o società Fruttifera o ancora dei Carpofori, a cui appartennero molti noti poeti del secolo; sulla sua scia sorsero in seguito l’Aufrichtige Tannengesellschaft (1633), la Deutschgesinnte Genossenschaft, fondata da P. von Zesen, il Pegnitzorden di Norimberga e l’Elbschwanenorden di Amburgo (1660) intorno a J. Rist. La Poetische Gesellschaft, fondata a Lipsia nel 1677, fu invece trasformata da J. Gottsched, nel 1726, in Deutsche Gesellschaft.
Siegmund Betulius, poeta del XVII secolo, ha un ruolo importante sia entro alcune di queste società linguistiche, sia nel Barocco letterario tedesco: scarsamente conosciuto in Italia, sono di difficile reperimento libri , opere e biografie che lo riguardano.
Siegmund nasce a Wildstein sull‘Eger, nella Boemia Occidentale, il 25 aprile 1626 entro una famiglia di religione evangelica che aveva latinizzato il proprio cognome Birken in Betulius.
Il padre Daniel, pastore della comunità evangelica della sua città, per contrasti di tipo confessionale si vede costretto a lasciarla per rifugiarsi a Norimberga, città originaria della madre, nel 1629.
Qui frequenta l‘Egidien-Gymnasium, iscrivendosi poi all’Università di Jena nel 1643 , ove studia diritto e teologia, per assecondare l’ultimo desiderio del padre sul letto di morte.
Torna però a Norimberga nel 1645, senza aver completato gli studi, dedicandosi a scrivere l’opera:” Fortsetzung der Pegnitzschäferei” (Seguito della storia pastorale del Pegnitz), una composizione di carattere arcadico. Notato per il suo talento, viene eletto membro, con lo pseudonimo di Floridan, del gruppo Pegnesischer Blumenorden (Ordine dei fiori del Pegnitz), o Nürnberger Dichterkreis (Circolo poetico di Norimberga).
Questa Società di poeti, letterati e teorici era stata fondata da G. Ph. Harsdörffer e J. Klaj nel 1644 e in genere nota come Pegnitz-Orden (Ordine del Pegnitz).
L’estetica teorizzata da questo gruppo era basata sulla ricerca del virtuosismo, nella fusione della parola con la pittura e la musica: il manifesto dell’Ordine del Pegniz era contenuta nel “Frauenzimmer-Gesprächsspiele”, trattato di Harsdörffer.
Il genere maggiormente coltivato da questo circolo poetico era la poesia pastorale, quello che meglio coniugava ricerche artistiche ed esperimenti di arte, musica e poesia, poichè l’opera pastorale veniva musicata, dialogata, rappresentata ed in sè era formata da autentici “quadri” aulici e poetici.
Dalla fine del 1645, anno nel quale fu eletto poeta laureato, all’ottobre 1646 viene incaricato come precettore dei principi Anton Ulrich e Ferdinand Albrecht von Braunschweig. Licenziato, per alcuni anni si mantiene continuando a svolgere incarichi di precettore in famiglie di parecchie città del Nord della Germania. In questo periodo conosce alcuni importanti poeti e scrittori, come Johann Rist (1607-1667) e coltiva sempre più i rapporti letterari precedenti: con Ph. Zesen e J. G. Schottel, Johann Wilhelm von Stubenberg , Catharina von Regina Greiffenberg , Georg Neumark. Interessante l’amicizia e la corrispondenza epistolare con Quirinus Khulmann.
Tornato a Norimberga nel 1648, ormai noto come poeta,entra in contatto con l’ambiente politico e in particolare con i diplomatici tedeschi e svedesi che proprio a Norimberga erano intenti nei negoziati che si concluderanno con il Trattato di Vestfalia.
Scrive alcuni versi, estemporanei e celebrativi, al regista della delegazione imperiale, Ottavio Piccolomini ed anche la canzone: „Teutscher Kriegs Ab- und Friedens-Einzug“, in onore e memoria della pace raggiunta.
Continuando la sua vita di insegnante e poeta, come costume del tempo, poichè non sempre i guadagni che le lettere consentivano erano sufficienti al proprio mantenimento, trova un autentico mecenate nella persona di Gottlieb von Windischgrätz, conosciuto a Norimberga, che lo introduce nella corte viennese e lo raccomanda all’imperatore Federico III.Per il suo talento indiscusso, l’imperatore lo nomina ,nel maggio del 1654, Hofpfalzgraf , conte palatino : Siegmund Betulius diviene così Siegmund von Birken.
La protezione del potente Windischgrätz, consente a Siegmund di conoscere, nel 1658, il duca Guglielmo di Sassonia-Weimar: questo gli apre la strada all‘ingresso nell’Accademia Fruchtbringende Gesellschaft (Società fruttifera, o dei Carpofori) con il nome di „der Erwachsene“ (L’adulto) e il motto „zu größern Ehren“ (A maggiori onori, in latino ad maiora) e nel 1662, ormai riconosciuto eminenza letteraria e poeta di fama. diventa presidente dell’altra Accademia della quale era membro fin dal 1645, la Pegnesischer Blumenorden già ricordata.
Sotto la sua presidenza, finalmente poterono aderire alla società anche le donne – una novità assoluta , in Germania e, in questo felice e fecondo periodo, vennero pubblicate centinaia di poesie, di carattere soprattutto pastorale e di occasione.
Betulius muore a Norimberga, il 21 giugno 1681 ed è sepolto nel cimitero di San Giovanni.
La sua opera, perfettamente inquadrata nel gusto barocco , densa di afflati mitologi, spazia dalla liriche, al Festspiele , alla canzone.
Esperto musicista , ispira la propria poesia tanto d’occasione quanto pastorale o religiosa, è pura ricerca d’armonia formale, arricchita da motivi tematici allegorico-leggendari, preludio al rococò.
Considerato fra gli scrittori più versatili e prolifici del XVII secolo, è autore di canti devozionali , scritti storici e drammi storici, avendo inoltre all’attivo collaborazioni con i migliori artisti del suo tempo, come Jacob e Joachim von Sandrart . Il patrimonio documentario autografo di von Birken è immenso, considerando la mole rappresentata da circa 10.000 pagine manoscritte e di circa 2.000 lettere da 400 corrispondenti differenti, atti ora conservati in prevalenza nel Germanisches Nationalmuseum di Norimberga .
Lo studio circa le capacità effettive ed il talento di questo poeta non è ancora esaurito, come è lungi da venire una valutazione critica aggiornata del ruolo comunque ed evidentemente centrale che Birken detiene nella letteratura barocca tedesca ed europea.
Tra le sue molte canzoni spirituali ancora oggi, due sono inni protestanti ancora eseguiti : ricordiamo qui quello quaresimale della Passione di Gesù, musicato da Johann Sebastian Bach ( BWV 5).
Scelta di poesie
Der verlohrne Grosche
1.
Gott! dein Göttlichs Bild wir tragen,
Du hast uns zur Münz geschlagen
Und dich selbst in uns geprägt.
Den Verstand must Weißheit füllen,
Heiligkeit ward in den Willen
Und in die Begierd gelegt.
2.
Ach! der Fürst der Höllenhütten
Hat an Korn die Münz beschnitten
Und den Schrot mit Rost verhüllt.
Dein Gepräg hat er geblendet.
Seine Sünden-Larve schändet
Diß dein schönes Ebenbild.
3.
Jesus zwar hat uns verneuet,
Durch sein Blut von Rost befreyet
Und ergänzt durch sein Verdienst.
Durch die Tauf, so neu gebahre,
Was in uns verlohren ware,
Du dein Bild uns wieder günnst.
4.
Aber ach! der Rost der Sünden
Will sich immer wieder finden
Und des Satans Ebenbild.
Warüm soll ich seyn der seine?
Ich bin, ich will bleiben deine,
Deine Münz, die vor dir gilt.
5.
Ach dein Geist dich in mich präge,
Frömmigkeit ins Herze lege
Und Verstand in den Verstand,
Daß ich deine Münz auf Erden
Gültig und gerecht mög werden,
Gäng und gäb im Himmels-Land.
6.
Schmelz mich üm durch Creutzes-hitze:
Thut es weh, doch ist es nütze.
Bässer hier als ewig dort.
Mach mich von den Schlacken reine,
Daß vor dir ich fein erscheine
Wie das Gold nach deinem Wort.
7.
Such mich, wann ich mich verfallen;
Laß das Liecht der Gnaden wallen,
Nimm den Besen auch zur Hand.
Dein Gesetze laß mich kehren,
Deines Reiches Freud zumehren.
Wol dem, den dein Suchen fand!
Beständigkeit
Feige Sinnen weiche sind,
Weichen, wie von jedem Wind
Wird ein Wetterhahn gedrehet.
Großer Muth steht unverwandt,
Fest gegründet auf Bestand,
Den kein Nordensturm umwehet.
Laß die Wellen brausen her,
Laß die Winde sausen sehr,
Laß den heißen Mittag stechen:
Unglück, Noth und Ungemach,
Selbst der Tod ist viel zu schwach,
Einen festen Muth zu brechen.
Wer den Dank erlaufen will,
Muß durchaus nicht halten still,
Bis er hat das Ziel erreichet.
Kämpfen bringet keine Kron’,
Wenn man eher läßt davon,
Als der Feind bezwungen weichet.
Durch Bestand die Tugend wird
In Vollkommenheit geführt,
Eingepflanzt in das Gemüthe,
Daß der Wille nichts mehr will,
Als was dem Verstand gefiel,
Tugend wallet im Geblüte.
Endlich doch behält Bestand
Wohl vergnügt die Oberhand,
Siehet seine Sorgenwende.
Laß denn nichts dich führen ab,
Denk’, daß nur Belohnung hab’,
Wer beharret bis an’s Ende.
Am Karfreitag
Die Sieben Creutz-Worte
Nach der Singweise: Da Jesus an dem Creutze stund.
1.
O Jesu, deine Sieben Wort,
Mit denen du am Creutze dort
Hast gute Nacht gegeben,
Die laß einst seelig führen fort
Auch mich aus diesem Leben.
2.
Laß mich vergeben meinem Feind
Und sterben aller Menschen Freund,
Von gutem Herzen bitten
Vor jeden der es bös gemeint.
Diß waren deine Sitten.
3.
Laß mich bestellen wol mein Haus,
Mein Gut den meinen theilen aus,
Versorgt sie hinterlassen,
Vorsorgen auch üm eine Klaus,
Den Leib ins Grab zufassen.
4.
Gib, daß nach deinem Paradeis
Im Ende meiner Lebensreis
Mög meine Seel verlangen.
Laß nach dem Tod am Himmelskreis
Mich als ein Sternlein prangen.
5.
Dein Geist mir schreyen helf im Tod:
Laß mich nit in der letzten Noht
Von Gott verlassen werden.
Der Tod mir ruffe als dein Bot
Gen Himmel von der Erden.
6.
Alsdann, wann meine Sünd in mir
Sich reget und mich dürst nach dir,
So laß mich nicht verzagen.
Tröst mich durch deinen Diener hier,
Laß mich die Noht ihm klagen.
7.
Kommt aller meiner Tage Nacht,
So laß mich dein »Es ist vollbracht«
Mit Freuden dir nachsprechen.
Gib mir auch, daß fein sanft und sacht
Mir Herz und Augen brechen.
8.
Den Geist, wann er nun reisen sol,
Dein Geist mir helf empfehlen wol
Zu deines Vaters Händen.
Die Seel dein Engel zu dir hol,
So kan ich seelig enden.
9.
Wann ich mit dir stimm also an,
Werd ich dir nach mich als ein Schwan
Gen Himmel können schwingen.
Laß, Jesu, auf der Todesbahn
Mich zu dem Leben dringen.