La Svastica
Sottoponiamo ai nostri Lettori quest’uscita della Novantico Editrice che riporta alla luce una selezione della Rivista La Svastica destinata al pubblico italiano e trattante i temi più svariati dalla storia alla cultura, all’attualità, etc. che vide la sua prima uscita nel 1941. Nonostante qualche refuso di troppo – forse presente nell’originale? – la pubblicazione riveste un interesse storico non indifferente a prescindere dalla selezione necessaria per creare un’opera non monumentale. Per chi fosse interessato all’acquisto potrà contattarci direttamente a thule@thule-italia.org oppure acquistarlo sul portale della casa editrice Thule (http://thule-italia.org/ThuleItaliaEditrice/altrui-libri/)che raccoglie nella sezione “Altrui Libri” solo le pubblicazioni che reputiamo di dover suggerire ai nostri Lettori. Qui di seguito troverete invece la quarta di copertina e un articolo estrapolato.
Dalla quarta di copertina:
Il 1941 si apre con una visione europea che evidenzia il netto predominio della potenza germanica, la cui macchina da guerra non ha incontrato seri ostacoli ad affermarsi ovunque se ne sia tentato il contrasto. Unica eccezione la Gran Bretagna che, arroccata in orgoglioso isolamento ma con un impero ormai minato da irreversibile decadenza, non vuol rassegnarsi a riconoscere nel Continente il ruolo egemonico espresso dalla nazione tedesca.
Questo Io scenario allorché usci in lingua italiana il primo numero della rivista La Svastica (7 marzo 1941), concepita a Berlino con lo scopo di approfondire la conoscenza tra i due popoli accomunati nella lotta. Nel sottotitolo si leggeva: Settimanale di Politica, d’Arte, di Scienza e i contenuti, com’è agevole verificare sfogliando il presente volume antologico, rispondevano compiutamente a tale presentazione mostrando, fascicolo dopo fascicolo, una variegata gamma delle differenti tematiche. La collezione (1941-1943), ricca di immagini in gran parte inedite, aperta al dialogo coi lettori, si compone di 76 numeri, il finale dei quali reca la data dell’agosto 1943 Ia quindicina, dopo di che la serie si interrompe improvvisamente — certo a causa degli avvenimenti seguiti al 25 Luglio. In veste sobria ma dignitosa, la rivista si presentava in formato 21×29,50 con foliazione, a seconda dei numeri, che andava da un minimo di 16 pagine ad un massimo di 28, copertine comprese. Speciale attenzione era ovviamente prestata ai fatti che riguardavano i nostri connazionali, in quanto specifici del pubblico cui il periodico si rivolgeva. Tali servizi sono stati qui riproposti al completo. Due i numeri monografici, entrambi qui riprodotti integralmente perché particolarmente significativi: il n. 37 anno primo, 1942 dedicato alla gioventù nazionalsocialista e il n. 16 anno secondo, 1942 sulla gioventù europea. Dai tre settori del sottotitolo, attraverso una fitta rete di informazioni prende man mano forma la visione panoramica della società tedesca di quegli anni, che autorappresentandosi fornisce in ogni aspetto elementi assai istruttivi non soltanto allo studioso, ma a chiunque interessato all’argomento.
Dalla mole di pagine che compongono La Svastica (circa 1.500), ne abbiamo estratte trecento adeguate a proporre un campo d’indagine sufficientemente vasto su ideologia e cultura del nazionalsocialismo, intendendo offrire al contempo un prodotto che fosse rispettoso dell’originale sia nel formato che nella genuinità dei testi.
I principi della politica monetaria tedesca
PARTE II: LA POLITICA ESTERA
Nel numero 25 abbiamo pubblicato un articolo di Emilio Puhl, vicepresidente della Reichsbank, sulla politica monetaria interna della Germania. Ad esso facciamo seguire ora un secondo articolo dello stesso autore sulla politica monetaria estera che, insieme al primo, permetterà al lettore di farsi un quadro completo della politica monetaria germanica.
Il controllo delle divise rappresenta la pietra angolare di tutto l’attuale sistema monetario tedesco nei suoi rapporti con il commercio estero. Tale controllo, com’è noto, venne introdotto nell’anno 1931 per mantenere stabile il valore del marco sul mercato dei cambi, nel periodo in cui, a seguito della crisi imperversante, gli stranieri si affrettavano a ritirare dalla Germania i loro investimenti e i loro depositi. Le scorte auree e di divise estere della Reichsbank non erano più in grado di fronteggiare le crescenti richieste da parte di costoro; forse si sarebbe potuto pensare di soddisfare tali richieste mentendo a disposizione degli stranieri delle equivalenti somme in marchi. Ciò avrebbe però portato fatalmente ad una svalutazione del marco all’estero, poiché è evidente che i sudditi stranieri non avrebbero certo conservato per sé nei rispettivi Stati i marchi di cui fossero venuti in possesso, ma si sarebbero invece affrettati a rivenderli in modo che, data la forte offerta non assorbita da una corrispondente domanda, la valuta tedesca sarebbe stata quotata a un livello sempre più basso. Col controllo delle divise si sono potuti scongiurare questi effetti dannosi della crisi mondiale e si è potuto ottenere, mediante il divieto di esportazione e di importazione del marco, che la circolazione di quest’ultimo rimanesse limitata al territorio del Reich.
Certo, l’attuale forma in cui si effettua il controllo delle divise, per cui ogni singolo negozio che abbia per oggetto della valuta estera deve ottenere una particolare autorizzazione, non è l’ideale. Ci si deve quindi sforzare di porre in essere, non appena le circostanze lo permetteranno, un meccanismo nel quale si faccia sempre sentire l’opera degli organi statali, ma che nello stesso tempo sia il meno gravoso per coloro che effettuano il commercio con l’estero.
Naturalmente, man mano che si sviluppava il controllo delle divise, subentravano, al posto dei consueti modi di pagamento internazionali, tutti basati sul libero commercio delle valute estere, dei nuovi modi di pagamento basati su accordi di compensazione (clearing) interstatali. Detti accordi, sorti all’inizio come semplici accordi fra le banche di emissione dei singoli paesi, divennero poi parte integrante di molti trattati di commercio, nei quali spesso, a fine di rendere più agevole il complesso dei pagamenti per compensazione, fu stabilito anche il reciproco contingente di merci dei paesi contrattanti e anche il prezzo di esse. In base alle esperienze fatte durante l’attuale guerra è parso consigliabile sviluppare il sistema di clearing bilaterale in un sistema più complesso di clearing multilaterale Quest’ultimo sistema dà il vantaggio a coloro che vi partecipano di poter disporre di una certa quantità di divise da poter impiegare per acquisti in paesi diversi da quello da cui dette divise provengono. È proprio questa la caratteristica fondamentale del clearing multilaterale, il quale può solo sperare di aver una lunga vita dal fatto che tutti i suoi partecipanti vi trovino non un sistema rigido di pagamenti, ma un sistema che per la sua flessibilità offra i maggiori vantaggi A tale scopo però è necessario che gli scambi di merci fra i diversi stati non si muovano nel quadro di contingenti troppo rigorosamente delimitati.
Accanto al perfezionamento tecnico di tutto questo complesso sistema di accordi di compensazione, uno degli scopi fondamentali della politica monetaria estera tedesca è quello di ottenere che dovunque il marco sia quotato ad un livello uniforme. Per ottenere ciò è necessario che in base ad un processo economico organico il livello dei prezzi dei diversi paesi europei tenda ad eliminare le discrepanze esistenti ancora nelle economie di molti Stati. Solo cosi si potrà ottenere che il rapporto esistente fra il marco e le altre valute europee sia dovunque identico. A mano a mano che nei diversi paesi i prezzi si uniformeranno la Germania potrà eliminare molte di quelle misure restrittive che il Reich ha dovuto prendere nel confronto dei paesi che hanno svalutato la loro moneta.
Nel complesso si può ora con soddisfazione constatare che il controllo delle divise e gli accordi di clearing hanno posto la Germania in condizione di poter sviluppare, nonostante le difficoltà recate dalla guerra, il suo commercio con l’estero, e di potere difendere efficacemente il valore del marco sul mercato internazionale, compito quest’ultimo ben difficile se si pensa che l’economia tedesca, nei primi anni susseguenti alla crisi del 1929/31, era venuta a trovarsi gravata da forti debiti con l’estero.
Una cosa deve però concedersi, e cioè che nonostante il complesso sistema di clearing oggi vigente, sussiste sempre la necessità di avere una certa percentuale di divise da poter amministrare all’infuori di ogni accordo di compensazione. Tale necessità si farà sentire ancora maggiormente quando, finita la guerra, si riallacceranno le relazioni commerciali con le nazioni d’oltreoceano. Vi sono infatti nell’economia mondiale, e vi saranno sempre anche del futuro, paesi che non possono, o non vogliono, accedere all’idea di incanalare i loro pagamenti attraverso gli accordi di clearing. Ecco perciò sorgere la necessità di creare nel marco una divisa che, anche all’infuori di ogni clearing, sia dovunque adoperabile e che dovunque abbia in complesso lo stesso valore. Ma ciò non potrà essere ottenuto lasciando la moneta libera a se stessa: cosi come nel settore interno la stabilità del marco è stata ottenuta con varie e numerose misure di carattere sia finanziario che economico, così anche nel settore esterno la parità del marco potrà essere ottenuta solo mediante una vigile e ininterrotta opera di sorveglianza da parte della Reichsbank, la quale dovrà avere una sufficiente riserva d’oro e di divise estere per poter meglio adempiere i suoi compiti.
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È oggi impossibile fare delle previsioni sul preciso sviluppo dei rapporti monetari internazionali. Molti fattori che non conosciamo esattamente concorreranno a determinarlo. Soprattutto però determinanti saranno in ogni caso le forze economiche delle giovani nazioni che oggi combattono per assicurare la libertà e la prosperità dell’Europa. In tale economia futura il fondamento su cui poggerà il valore della moneta sarà, come già oggi nella Germania nazionalsocialista e nell’Italia fascista, il lavoro e la produzione. Su questa base sicura la politica monetaria potrà lavorare per mantenere alla moneta, nonostante ogni contingenza, la sua stabilità tanto all’interno quanto all’estero.
Emil Puhl