Dalle Foibe alla sceneggiata con tanto di tarantella
« La Repubblica riconosce il 10 febbraio quale “Giorno del ricordo” al fine di conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale. Nella giornata […] sono previste iniziative per diffondere la conoscenza dei tragici eventi presso i giovani delle scuole di ogni ordine e grado. È altresì favorita, da parte di istituzioni ed enti, la realizzazione di studi, convegni, incontri e dibattiti in modo da conservare la memoria di quelle vicende. Tali iniziative sono, inoltre, volte a valorizzare il patrimonio culturale, storico, letterario e artistico degli italiani dell’Istria, di Fiume e delle coste dalmate, in particolare ponendo in rilievo il contributo degli stessi, negli anni trascorsi e negli anni presenti, allo sviluppo sociale e culturale del territorio della costa nord-orientale adriatica ed altresì a preservare le tradizioni delle comunità istriano-dalmate residenti nel territorio nazionale e all’estero. »
(legge 30 marzo 2004 n. 92)
Questo è una Legge dello Stato italiano, con validità per tutto il territorio. Sino a prova contraria.
Noi, Thule, siamo la prova contraria come dimostrano gli ultimi accadimenti intorno ad un evento organizzato dalla nostra associazione. Non abbiamo chiesto favori, quindi non era nostra intenzione essere “favoriti da parte di enti e istituzioni”: la sala sarebbe stata regolarmente pagata, come stavamo per fare prima di questa sceneggiata. Abbiamo scoperto – o avuto conferma? – che “studi, convegni, incontri e dibattiti” possono essere svolti solo da chi ha un particolare lasciapassare concesso arbitrariamente da uno Stato per cui l’articolo 18 della Costitituzione è soggetto a libera interpretazione. E visto che siamo duri di comprendonio…
« Sempre nella giornata di ieri, il presidente nazionale dell’associazione “Thule”, Marco Linguardo, è stato convocato dalla Digos romana su segnalazione del Comune di Mantova, per rendere chiari gli scopi dell’iniziativa virgiliana ». (dalla voce di Mantova del 27 c.m.).
Questa chiacchierata non sarebbe stata nostra intenzione “pubblicizzarla”, non avendo mai considerato fattore di prestigio l’annoverarci tra i perseguitati dal sistema, bensì fare il nostro lavoro di studio e di ricerca. Ma per qualcuno era importante che l’Associazione in sei anni d’operato senza aver creato “problemi di ordine pubblico” avesse pubblicamente un marchio. E il sottoscritto – incensurato – avesse finalmente un posto nella casella (in attesa del casellario?). Quindi è tornato utile pubblicizzare l'”evento”: la convocazione. Ecco qui come viene trasformata una normale conferenza in un caso, senza che ve ne fosse stato il pur minimo presupposto se non una ritorsione che dall’obiettivo primario, la professoressa Barbara Spadini, è passata a quello secondario: l’associazione tutta.
Cosa avrà fatto mai questa stimata insegnante, madre di famiglia e intelligente ricercatrice? Aver istituito una borsa di studio in nome del nonno – Prof. Magg. Ferruccio Spadini – reo di….? Di nulla come la stessa Suprema Corte di Cassazione ha riconosciuto: il professore di lettere Ferruccio Spadini fu “un morto completamente sbagliato”.(1) Ebbene ogni anno è la stessa solfa: l’armata degli anti-qualcosa contro la Spadini e quest’anno si son dati ancora più da fare.
Quindi di cosa ci stupiamo se, nel monento in cui la professoressa Spadini – in nome dell’associazione di cui fa parte – richiede una sala per una conferenza sulle Foibe, si mette in scena questa sceneggiata?(2) E se con Lei hanno esaurito le cartucce a disposizione, scavare e indagare sull’associazione Thule.
Lasciatevelo dire: state facendo un gran casotto. Un’associazione che non è mai stata attrattiva per esaltati, border-line, maghetti e con un numero esiguo di aderenti consapevoli che il nostro lavoro storico sarebbe stato una goccia nell’oceano dell’Unica Verità Riconosciuta è assorta alla cronaca. Ripeto ne avremmo gioito se il nostro scopo fosse stato diverso da quello statutario, ma visto che siamo in ballo e avete voi acceso i riflettori, balliamo questa tarantella (3).
Marco Linguardo
Note
(1) Per approfondimenti: http://athenasophia.bloog.it/una-giusta-riabilitazione.html.
(2) Sceneggiata, Le rappresentazioni erano infatti imperniate su una canzone di grande successo, dalla quale la sceneggiata prendeva il titolo e, attorno al tema musicale, veniva costruito un testo teatrale in prosa, risultando così un lavoro in cui canto, ballo e recitazione si fondevano in un’unica rappresentazione. NdA: una canzone di grande successo potrebbe essere, ad esempio, Bella Ciao!
(3) Il nome “tarantella” deriva probabilmente dalla “taranta”, termine dialettale delle regioni meridionali italiane per designare la tarantola, un ragno velenoso diffuso nell’Europa Meridionale. Dunque il ballo della tarantella è in parte legato alla terapia del morso della tarantola. La tradizione affidava al velenodi questo ragno effetti diversi, a seconda delle credenze locali. Chi veniva morso o credeva di essere stato morso da una tarantola (ma anche da scorpioni, insetti o rettili vari) tendeva ad un esagerato dinamismo e ricorreva a terapie coreo-musicali. NdA: il dinamismo della settimana appena trascorsa è ben chiaro.