Ich Kämpfe (Io combatto) – quarta parte
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Libertà tedesca interna ed esterna
Del Reichsleiter Alfred Rosenberg
Ogni volta che si parla della libertà, sorgono alcune delle dispute più veementi nella storia del mondo sorgono. Non solo tutte le rivoluzioni furono legate all’idea di libertà, ma molte delle più crudeli tirannie furono alleate all’idea di libertà nel corso della storia. Era la libertà che gli antichi tirannici assassini chiedevano; era la libertà che gli schiavi nell’antica Roma languivano quando resero il colpo fatale contro un sistema d’onore; fu la libertà di coscienza che portò i riformatori religiosi a lottare contro i dogmi tradizionali; fu libertà della scienza, che venne difesa in migliaia di laboratori scientifici contro la chiesa medievale. Infine, la questione se la libertà umana e il libero arbitrio esistano realmente è stata studiata da molti grandi filosofi. E’ chiaro che ogni volta che ci fu un movimento importante nella vita religiosa, scientifica o politica, quasi sempre era legato all’idea di libertà. Il fatto che milioni e milioni di persone seguissero questa idea e combatterono per essa in tutti i campi, per noi fornirà sempre dignità alla libertà, indipendentemente dalla storia che è collegata a questa idea.
Nessuno osa emettere un’affermazione dogmatica se l’uomo sia libero o meno. I rappresentanti di entrambe le parti sostengono con veemenza il loro punto di vista e in maniera altrettanto convincente. Specialmente con lo sviluppo delle scienze esatte il tentativo di integrare l’uomo completamente nella natura è sempre stato accompagnato dalla tesi secondo cui l’idea di un libero arbitrio è un’illusione, e che pertanto tutte le conseguenze derivanti da questa idea devono essere dichiarate nulle. Solo i pensatori che onestamente riconoscevano entrambi gli aspetti della questione e le conseguenze di entrambi furono capaci di fornire un’idea di dove ipotizzare una soluzione. Fu soprattutto Kant che anticipò i risultati delle scienze esatte e naturali e integrò l’uomo nelle leggi della natura, così come altri fenomeni naturali. Alla maniera di uno scienziato che trae delle conclusioni sul piano fisico, egli indagò a fondo la natura intima dell’uomo. Alla fine giunse alla conclusione apparentemente paradossale che l’uomo è completamente privo di libertà, ma comunque libero.
Come Goethe, Kant vide che l’uomo è un membro di due mondi che reciprocamente s’influenzano. Le origini di questi mondi sono diverse e non possono essere rintracciati fino alle loro più profonde radici. Sembra che, senza esprimere alcuna opinione dogmatica, possiamo assestarci sulle basi di Kant. Con altrettanta veridicità si può dire che la vita umana dipende da molte influenze del suo mondo e dell’ambiente. Nel gioco della vita che non potremo mai comprendere del tutto, l’uomo è dotato di un determinato periodo di potere, proprio come qualsiasi altro essere vivente. Dobbiamo riconoscere una certa forza interiore che permette all’uomo di vivere coscientemente e morire per un’idea, che dimostra l’esistenza di una forza di qualche tipo. Ciò contravviene agli altri principi dell’esistenza e ci permette così di assumere una forza che non è di là dalle idee di spazio, tempo e causalità. Certamente non c’è una libertà perfetta, anche se vogliamo riconoscere il libero arbitrio in quanto tale. La libertà è subordinata alla possibilità di “Gestalt” (forma, rappresentazione) esterne ed interne, ma ai miei occhi, questo fatto è l’unica presentazione possibile della libertà. Nella vita di una nazione, quindi, la libertà non significa la possibilità di ottenere tutto e, la libertà individuale non può significare che si può creare, inventare o formare ogni cosa. Al contrario, la libertà deve essere pensata come una “Gestalt”. Ciò significa che la libertà, nel senso di potere creativo, si oppone alla tirannia, e si oppone anche all’arbitrarietà del caos e l’assenza di “Gestalt”.
Se diamo uno sguardo alle dispute intellettuali e politici da questo punto di vista, non troviamo da nessuna parte che la libertà significa libertà e la pretesa di essere liberi. Questo significa che la richiesta delle opportunità creative non è data a tutti e non deve essere data a tutti. La vera libertà, come richiesta e opportunità deve essere sempre accompagnata dal potere biologico, dal carattere e da un’anima creativa. Ci sono personalità individuali e personalità nazionali. Per queste ultime, un eccesso di libertà non può essere ammesso e una limitazione è necessaria per il beneficio di tutti. Si può vedere – grazie alla vita di molti filosofi fanatici e di demagoghi vari – come risulti una destabilizzazione fatale di poteri provocata dall’ambizione e da una volontà stravagante poiché alcune forze esterne sono mancanti. Gli esempi dei Grachas di Rieuzi, Mirabeau e molte figure nella vita politica di oggi dimostrano fin troppo chiaramente che la libertà e la legge devono formare un’unità. Questo fatto si esprime nella convinzione di Goethe che: “soltanto le leggi possono condurre alla libertà”.
Debitamente legami esterni formano la creazione interna. Ciò è dove riappare l’antica concezione tedesca di libertà che oggi è rappresentata dal Nazionalsocialismo. Questo concetto è completamente diverso dalla Liberté della Rivoluzione francese e differente dalla follia delirante e distruttrice marxista-bolscevica. Le altre nazioni non hanno mai ben capito questo concetto tedesco di libertà come non hanno mai capito in generale il nocciolo del concetto di personalità. Lo storico francese Guizot una volta coniò una frase che a Goethe piacque particolarmente: “Furono i tedeschi che per primi introdussero il concetto di personalità tra le nazioni europee”. Era un concetto di Gestalt, in netta distinzione da tutte le frasi egualitarie e dalle confuse costruzioni politiche. Comunque, era il concetto di una personalità che difende coscientemente la sua individualità e crea dei cerchi di azioni creative intorno a un nucleo interiore profondo e consapevole, così espandendosi e nel contempo legata ad un centro. Era questa idea tedesca di libertà che fu presentata da Martin Lutero quando sostenne che era pronto a rischiare la vita per la libertà spirituale e religiosa. Ma al tempo stesso chiedeva un rigido regime politico che potesse proteggere questa libertà interiore contro la scelta dei vicini e fornisse anche una difesa contro la scelta individuale. La stessa opinione fu espressa da Goethe, quando parlò dell’esistenza del rispetto, in particolare del rispetto di sé. Egli non parlava di una superficiale, arrogante sovrastima delle proprie capacità, ma riconosceva l’indistruttibile centro metafisico, senza il quale sarebbe impossibile comprendere le magnifiche creazioni nei campi dell’arte, delle scienze e dello sviluppo politico.
E’ essenzialmente lo stesso concetto di libertà (anche se potrebbe non essere presente filosoficamente) che si manifesta con chiarezza crescente nel rapporto tra ciò che chiamiamo personalità e comunità. Ci impegniamo per una comunità di milioni di tedeschi, ben formata e guidata, mentre al tempo stesso chiediamo che ci sia spazio per le personalità creative. Non riteniamo che queste due esigenze siano tra loro opposte, differentemente dalle altre nazioni in quanto queste conoscono solo la scelta tra la tirannia e il caos. Il Movimento nazionalsocialista seguì il suo intimo istinto e giunse su base politica alle stesse conclusioni che, in precedenza, erano state indicate dalle più importanti guide religiose del popolo tedesco, così come dai nostri pensatori e poeti. Potemmo raggiungere questo obiettivo perché il Movimento nazionalsocialista fu guidato dai tedeschi e venne alla luce in una lotta per la libertà.
Se guardiamo alla nazione tedesca nel suo complesso, viene ostacolata e disturbata da altre stipulazioni che agiscono sulla storia mondiale. Né per la Germania, né per qualsiasi altra nazione può esserci una sovranità nazionale assoluta. Secondo la nostra convinzione sarebbe soltanto dannosa e pericolosa per il potere creativo di una nazione se non ci fossero dei confini di questo mondo. La demarcazione, la concorrenza e il controllo costante delle possibilità non è solo una parte della vita di un individuo, ma sono parti dell’esistenza di ogni nazione. Questo pensiero educativo e filosofico da solo rende chiaro che la Germania non lotta per il dominio del mondo. Questa Weltanschauung nazionalsocialista che è stata così spesso attaccata, vuole solo che alla terra sia finalmente data una Gestalt. Una trasformazione che porrebbe fine al liberalismo caotico che da un lato cercò di costruire un trust mondiale costruito sull’internazionale democratica e sul marxismo, mentre dall’altro reclamò una rivoluzione mondiale attuata dai cosiddetti proletari. La terra non è popolata da un’umanità astratta, ma da specifiche razze e nazioni. Queste nazioni e razze hanno il loro passato e la loro storia può essere più facilmente compresa esaminando la parte esterna della loro natura come si mostra nelle battaglie. In questo modo rivelano i loro successi e richiedono ulteriori possibilità di raggiungimenti. Al centro del processo di formazione politica troviamo una legge naturale. Non ha alcun senso protestare contro questa legge come rifiuto di un fatto naturale, ciò non altera la sua esistenza. Il fatto è che nel processo evolutivo troviamo grandi e piccole nazioni grandi e piccole. E’ chiaro che un grande albero raggiungerà il cielo e le sue radici cresceranno più profonde nel terreno di quanto possano fare dei piccoli arbusti o dei fiori. Questo non ci dice nulla sulla bellezza delle forme di vita, e non dice nulla di sprezzante sulle possibilità creative delle cosiddette piccole nazioni.
I Greci erano una volta una piccola nazione, ma divennero i magnifici fondatori dell’antica cultura indo-germanica. Per millenni il loro potere educativo produsse un effetto sulle giovani tribù germaniche, che si estende ancora ai giorni nostri segnato da un risveglio nordico. D’altra parte c’erano grandi nazioni che minacciavano di infrangere tutti i confini. Il loro potere distruttivo probabilmente preparò il terreno per un cambiamento delle cose, ma rispetto all’esempio della Grecia antica, hanno lasciato poco più di un ricordo di un periodo oscuro.
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