Quella memoria di 24 ore…Il problema di Trieste

[ cliccare per ingrandire ] FUCILAZIONE MARINI E FELLINI” DI BOCCASILE
Il tenente Costantino Marini (nativo di Darzo in provincia di Trento), medaglia d’argento al valor militare, fatto prigioniero in Jugoslavia dai partigiani di Tito e giustiziato in quanto ufficiale. In alto a destra è riportato il giuramento al Duce.

Istria, Dalmazia, Foibe, sembra esserci un giorno per parlarne. Giusto ventiquattr’ore. Anche decontestualizzandone. Per questo oggi nella sezione “Oggi Avvenne” – anche se l’episodio è di ieri, 18 settembre 1945 – vogliamo parlare delle rivendicazioni jugoslave presentate ufficialmente al Consiglio dei Ministri degli Esteri, riunito a Londra, nel memorandum del ministro degli Esteri Edvard Kardelj, di nazionalità slovena.

Secondo questo memorandum:

«La Jugoslavia era stata vittima dell’aggressione fascista nel 1941 e da quell’anno aveva combattuto a fianco degli Alleati, con compattezza di governo e di popolo; per realizzare pienamente tutte le sue aspirazioni nazionali aveva sofferto la perdita di ben 1.700.000 vite umane. Il Trattato di Rapallo era stato un diktat, imposto dall’Italia in circostanze a lei favorevoli. Gli sloveni ed i croati erano stati perciò costretti a continuare contro l’Italia la lotta già intrapresa neiconfronti dell’Impero Austro –Ungarico.

[ argomenti geografici ] Il confine naturale fra la regione italiana e quella balcanica è costituito dalla linea che divide le Alpi Giulie e le Dinaridi dalla pianura friulana. La maggior parte della Venezia Giulia appartiene al sistema dinarico e non a quello alpino. Il confine naturale è pressoché coincidente con la linea etnica.
[ argomenti storici ] Dal tempo delle grandi migrazioni dei popoli il litorale è abitato compattamente da sloveni, che avevano perduto la loro indipendenza ad opera dei franchi e dei feudatari germanici, e non degli italiani. La maggior parte della regione era stata amministrata fino al 1918 dagli Asburgo e solo la slavia veneta aveva subito la dominazione di Venezia dal 1420 al 1797. Ad Est dell’Arsa la popolazione era sempre stata compattamente croata, mentre le vecchie città romane della costa occidentale erano passate sotto il controllo di Venezia a partire dal XIV° secolo; la maggior parte della penisola era stato possesso dei conti di Gorizia e degli Asburgo. Trieste aveva accettato la dominazione austriaca fin dal 1382 e nel 1848 era stata contraria all’annessione all’Italia. Dopo il 1920 in tutta la regione era stata attuata una politica di snazionalizzazione forzata delle popolazioni slave, con il concorso del terrorismo fascista. Lo sviluppo demografico urbano era stato alimentato essenzialmente da popolazioni slave, che per la loro arretratezza culturale si erano fatte assimilare.
[ argomenti etnici ] Secondo le stime jugoslave più recenti, la popolazione della Venezia Giulia era costituita da 650 mila slavi e 320 mila italiani, viventi questi per metà a Trieste. Il confine etnico correva da Monfalcone alla confluenza dell’Isonzo con il Vipacco, seguiva l’Isonzo fino a Gorizia, passava poi presso Cormòns e Cividale e lungo la strada Cividale – Tarcento, includeva la Val di Resia e dal Monte Canìn raggiungeva il Monte Cavallo, sopra Pontebba. Ad Est di questa linea si estendeva un territorio sloveno, senza comunità rurali italiane. Più ad Ovest gli sloveni erano un tempo diffusi, come lo testimoniano parecchi toponimi, ma avevano perduto dei territori a vantaggio degli italiani per effetto dell’assimilazione. L’Istria si trovava completamente a Sud – Est di un millenario confine italo – sloveno, senza continuità con il territorio etnico italiano. Trieste, popolata da immigrati delle nazionalità più diverse, aveva come lingua d’uso l’italiano, solo in conseguenza della snazionalizzazione di grandi masse slave. L’immigrazione slava era naturale, mentre quella italiana era artificiale.
[ argomenti economici ] Trieste era lo sbocco naturale della Jugoslavia del Nord e l’unico porto della Slovenia, da cui provenivano la manodopera e le materie prime per le sue industrie ed i generi alimentari per la sua popolazione. L’Italia aveva per la città solo un interesse politico, come base per la sua espansione nell’Europa centrale e nei Balcani, mentre non aveva per essa un reale interesse economico.
[ argomenti politici ] La popolazione della Venezia Giulia aveva fatto la sua scelta aderendo numerosa al Movimento di liberazione nazionale ed appoggiandolo in ogni modo. Il IX Corpus aveva reclutato 5 mila uomini a Trieste e l’Armata jugoslava 45 mila nella Venezia Giulia. L’annessione della Venezia Giulia era un atto di giustizia verso un alleato fedele e terribilmente provato. La linea jugoslava fu quindi presentata pure come etnica, rafforzata dal fatto di coincidere con una particolare linea naturale. Gli argomenti più pesanti erano però quelli politici, che dimostravano la posizione di forza della Jugoslavia alla fine del conflitto e la sua consapevolezza di essere sostenuta da un potente alleato quale l’Unione Sovietica».

Consigliamo la lettura dal sito del Ministero della Difesa di questo pdf scaricabile dal quale è stato estratto quanto sopra. Da notarsi che in questo *pdf  parlando dell’occupazione jugoslava di Trieste – che si protrasse fino al 12 giugno e durò in tutto 40 giorni – si afferma che «durante tale periodo gli jugoslavi tentarono di procedere ad un’annessione di fatto, suscitando vivaci reazioni fra la popolazione italiana e un grave stato di tensione nazionale. Mentre in un primo tempo essi previdero una semplice annessione alla Slovenia, in un secondo tempo ripiegarono sul progetto di concedere a Trieste lo status di VII^ Repubblica federativa. La loro amministrazione fu contrassegnata da gravi episodi di intolleranza e di arbitrio [ grassetto nostro ] che indussero gli Alleati occidentali a intervenire, anche perché nel frattempo l’asse politico jugoslavo stava rapidamente spostandosi verso l’Unione Sovietica ed essi temevano l’affacciarsi dell’influenza russa nell’Adriatico». Un bel eufemismo in un documento del CENTRO MILITARE DI STUDI STRATEGICI per parlare di foibe.

 

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