25 settembre 1943: Firenze

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A dispetto di tutte le illazioni su eventuali distruzioni desiderate dal Führer e mai avvenute solo grazie a ordini non eseguiti. Questa, del 25 settembre 1943, avvenne.

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Nonostante il coprifuoco e gli allarmi aerei, la vita cittadina, almeno nei primi mesi di Repubblica Sociale, non fu interrotta così tante volte. Gli allarmi erano ancora rari (nell’agosto del 43 ne suonarono solo nove) e le stesse autorità credevano poco alla possibilità di un bombardamento su una città d’arte amata in tutto il mondo. Nonostante fossero stati costruiti numerosi rifugi, i fiorentini erano indisciplinati e spesso gli allarmi non li spingevano a nascondersi come avrebbero dovuto. Rimanevano per strada, incuriositi dai sorvoli degli aerei, e fu proprio questo a determinare il grande numero di vittime durante il primo bombardamento su Firenze, il 25 settembre ’4.

Era un sabato, c’era il sole, l’apparire della formazione aerea fu improvviso: nonostante il cielo terso, l’allarme non era suonato. Gli abitanti del quartiere Alberti-San Salvi videro chiaramente gli aerei avvicinarsi, da nord ovest, poi virare ad est, poi compiere un cerchio nel cielo. Seguendoli con lo sguardo, pensavano dirigessero su Pontassieve, come al solito. Ma improvvisamente i cani impazzirono dalla paura. Nel silenzio generale, l’abbaiare ed il guaire risuonarono per le strade e nei cortili. E solo allora tutti videro gli arei abbassarsi e le bombe precipitare. Qualcuno fece così in tempo a scappare.
Il fragore della prima esplosione giunse da via Mannelli. Ci fu un fuggire terrorizzato verso i rifugi, o verso gli argini del torrente Affrico, mentre le deflagrazioni si susseguivano tutto attorno. Molti cittadini, impreparati e senza nessuna esperienza precedente, si chiusero imprudentemente in casa.
Gli obiettivi erano la ferrovia e la stazione di Campo Marte, ma non vennero colpite, nonostante, come detto, ci fosse una perfetta visibilità. Purtroppo furono le abitazioni, in larghissima parte modeste ed abitate da ceti popolari, ad essere centrate. La lunga via Mannelli e le sue traverse vennero devastate, e molte bombe caddero anche nella zona dello stadio, e più a sud, sui viali e su piazza della Libertà. Ampi squarci si aprivano sulle facciate dei palazzi rimasti in piedi, ed in alcuni villini in stile liberty del viale Mazzini. All’altezza della attuale via Capo di Mondo, un tram della linea 6 era stato abbandonato in mezzo alla via da autista e passeggeri in fuga, che avevano cercato rifugio in una casa lì appresso. Purtroppo un ordigno la centrò in pieno, uccidendoli tutti. Si salvò, fortunosamente protetto da una trave, solo un bimbo di pochi anni. In via Giovanni Angelico, venne danneggiato anche il famoso bordello “il Paradisino”: la guerra irruppe in ogni aspetto della vita cittadina.

Il bilancio di questo primo attacco sulla indifesa Firenze (che era stata dichiarata “città aperta”) fu di 215 morti, e di un numero imprecisato di feriti. 215 persone di ogni ceto, di ogni condizione, che non avevano fatto in tempo a gioire per l’armistizio. Nonostante i trascorsi 3 anni dì guerra, fu uno choc. Mentre i feriti venivano portati in ospedali ed in improvvisati centri di soccorso, gli sfollati raggiungevano le case requisite del centro storico, contribuendo a quel l’ammassarsi di popolo che avrebbe portato non pochi problemi sanitari.

PS: lo stesso giorno avvenne il bombardamento di Bologna di cui in passato abbiamo già detto qui

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