16 ottobre 1943: bombardamenti su Ancona
Ricordi di Giuseppina Spalazzi ??(tratto da: http://www.anconanostra.com )
16 ottobre 1943: una bellissima mattinata di autunno piena di sole. Alle ore 11:27 quando la sirena urlò l’allarme, per la prima volta nel nostro cielo comparvero le formazioni alleate. Si trattava di 36 apparecchi bimotori provenienti dalla parte del Monte Conero che da una altezza dai 500 ai 700 metri iniziavano a sganciare bombe dirompenti: ne furono calcolate circa 400 nell’arco di circa quindici, venti minuti. Ci furono duecento morti e circa 300 feriti. Le autolettighe della Croce Rossa e le Squadre dell’U.M.P.A. per la protezione civile con grande abnegazione cercarono di centuplicare le loro forze ma il colpo era inatteso e gli addetti troppo pochi, essendo tutti gli uomini validi al fronte. Una parte viva di Ancona, i quartieri di Montirozzo, Via Marconi, il Cavalcavia, Via de Pinedo (che oggi si chiama Via Giordano Bruno) il Piazzale della Stazione, la Palombella, vennero distrutti a morte. La zona della Palombella era quella maggiormente colpita in quanto adiacente alla Ferrovia. Una bomba aveva contorto e divelto una rotaia facendola diventare quasi un arco che sovrastava la strada. Sotto un prete, che stava passando in bicicletta, giaceva morto colpito da un filo dell’alta tensione. Colpito gravemente l’acquedotto per cui il servizio di erogazione dell’acqua potabile venne subito interrotto per tutta la città e così pure l’erogazione del gas.
I morti furono oltre duecento.
Davanti ai cumuli di macerie, sconvolti dall’incertezza, stavano i familiari dei sepolti che, implorando si facesse presto, cercavano di affiancare i soccorritori. Forse molti di più avrebbero potuto essere salvati ma purtroppo non si riuscì ad arrivare in tempo. Si salvò un bimbo di pochi giorni, figlio di Giordano Baldini, rimasto sotto alcune travi che avevano fatto una sorta di capanna, proteggendolo. La mamma e altri due fratellini di questo bimbo erano rimasti uccisi, ed il padre gravemente ferito. Un cumulo di cadaveri fu rinvenuto qualche giorno dopo, in Corso Carlo Alberto, nel rifugio del Forno Morbidelli. Le persone che erano in coda per il pane, al cadere delle prime bombe avevano sperato di trovare la salvezza in questo rifugio. Ma in mezzo a tanti morti, una persona miracolosamente viva: il garzone del forno, rimasto in salvo sotto al bancone di vendita, che in quei giorni, fino all’arrivo dei soccorritori, era riuscito a mantenersi in vita, come un po’ del pane del forno. La morte a lui quel giorno aveva detto no. L’incursione del giorno 16 ottobre, oltre a quelli di natura civile, aveva causato anche danni di interesse militare: alla Stazione Ferroviaria scambi danneggiati, il deposito delle locomotive sconvolto, interrotte le comunicazioni telegrafiche e telefoniche, interruzione degli arrivi e delle partenze dei treni.
Cominciava così l’agonia di Ancona.
Ulteriore nostro articolo: http://thule-italia.com/wordpress/archives/2642?lang=it