Patria e Sport – prima parte

Tratto dalla Rivista “Storia del Novecento” febbraio 2001. Emeroteca Thule.

PATRIA E SPORT

L’attività ginnica in Italia e Germania fra le due guerre. La disciplina sportiva concepita come parte integrante dell’addestramento militare.

Roma, fine Anni Trenta. Allievi dell’Accademia “La Farnesina” al Foro Italico di Roma. L’arma è il fioretto, la guardia perfetta. [cliccare su questa e sulle altre immagini per ingrandirle]

Nel 1938 si tenne a Roma il Congresso Mondiale “Lavoro e Gioia” delle Associazioni Dopolavoristiche. Presenti i rappresentanti di sessanta nazioni. Italia e Germania, con la documentazione delle attività dopolavoristiche culturali e sportive attuate, strabiliarono i convenuti. Anche se si riscontrarono profonde differenze tra il sistema italiano e quello tedesco, i due Regimi condivisero alcuni meccanismi e talune tendenze, nella fattispecie tra “Organizzazione nazionale Dopolavoro (O.N.D.) e la “Kraft durch Freude” (K.d.F. “Dal vigore alla gioia”). Riapriamo questo particolare aspetto della Storia del xx secolo per il rinnovato interesse che si schiude a riguardo non solo dei conflitti tra le Nazioni – nel caso europee, tra Italia e Germania -ma anche nella amichevole competizione agonistica. Anche perché finora gli storici hanno soprattutto e pertinacemente teso a denigrare persino il più manifesto valore. Riguardiamo allora a queste vicende nella prospettiva dell’amicizia tra i Popoli e della marcia fianco a fianco della gioventù forte e sana. Insomma: valori eterni calati nell’attualità. L’argomento è vastissimo. Pur senza voler approfondire con l’ampiezza che meriterebbe questa storia, è pacifica la funzione squisitamente potenziatrice ed equilibratrice che lo sport assume per ogni individuo, sia in senso fisico sia morale. Erodoto, Celso, Galeno, Platone, Ippocrate videro già in tempi remoti un energico antidoto contro malattie d’ogni genere proprio nello sport. Gli atleti di stirpe greca non  finivano poi col vivere la vita immortale dell’Olimpo?

Lo sport è scuola anche di abnegazione, di disinteresse, di coraggio, di gioia, di bellezza, di volontà. A ciò si aggiunga il fatto socializzante che le attività sportive promuovono capovolgendo completamente la graduatoria della vita quotidiana, non riconoscendo come contrassegno titoli di classe, di nascita o furberie. La selezione è schietta, immediata, tenace e naturale e lo slancio del più forte è il solo vincente, a lui la palma del trionfo.

La gioventù sportiva in Germania fra l’Ottocento e il Novecento

Le radici lontane della passione sportiva e delle organizzazioni ginniche tedesche risalgono al 1811, allorché Friedrich L. Jahn fondò l “Associazione dei Ginnasti” all’insegna di una sua constatazione: “Più grasso è il ventre, più goffo appare l’uomo, più vuota la sua anima”.

La Germania nazionalista dell’Ottocento assimilava lo spirito del movimento sportivo di Jahn, il quale, peraltro, annunciava che lo scopo dei suoi associati era di “amare la Patria attraverso lo sport”. Ed i suoi ginnasti erano già visti come elemento catalizzatore della rigenerazione del Volk germanico a fronte dello sfascio dell’ora. La linea di estetica politica perseguita dai ginnasti era così dominata da un ideale trascendente la pura esercitazione ginnica, una linea, cioè, retta da un ideale modello di perfezione archetipale. Quello dello spirito di corpo allargato alla Nazione era quindi un virile afflato messo in evidenza perfino dall’uniforme disegnata dallo stesso Jahn. Indossare un giorno la divisa dei suoi atleti era il sogno di ogni ragazzino, dalla Prussia all’Alsazia, dalla Frisia alle Alpi bavaresi. In quest’ottica mitica, ecco perché i luoghi prescelti per le esercitazioni sportive furono gli stessi luoghi sacri degli antichi raduni dei padri germani e in concomitanza di feste nazionaliste. Il loro grido di saluto era “Heil!”, loro scopo eccellere per amor di Patria.

Un campo sportivo tedesco diventa luogo di armonia delle giovani dei gruppi “Fede e Bellezza”.

Solo in Prussia orientale, nel 1818 esistevano un centinaio di organizzazioni sportive, con 6.000 membri, nel 1880 questi erano saliti a 180.000 e poco dopo raddoppiati. Quando nel 1901 venne fondato il “Movimento Giovanile” dei “Wandervogel”, i confini tra le associazioni dei ginnasti, dei tiratori al bersaglio, degli schermidori e compagnia bella e il Movimento Giovanile divennero puramente teorici. Nei primi decenni del ‘900 il dirigente dei ginnasti, Edmund Neuendorf, era anche capo nazionale dei Wandervogel. Nel 1933 Neuendorf era responsabile dei ginnasti nazionalsocialisti, tutti parte integrante del risorto Reich del Popolo tedesco.

La sezione sport della “Kraft durch Freude”

Tra i molteplici significati politici, umani e igienici della associazione dopolavoristica K.d.F, quello sportivo non fu mai secondario. Il capo del Fronte Tedesco del Lavoro, Robert Ley fu esplicito: “Noi non vogliamo soltanto procurare le più svariate possibilità di trascorrere il tempo libero, ma vogliamo educare tutti a rendere significativa la propria esistenza”. Le cifre parlano da sole: nel 1934 si organizzarono in Germania 11.343 manifestazioni sportive che videro la partecipazione di 470.928 atleti, nel 1936 le manifestazioni furono 315.312 con 6.356.266 iscritti e nel solo primo semestre del 1938, 365.921 meeting con 8.061.077 partecipanti. Una progressione davvero olimpica, non c’è che dire. La Sezione Sport della collettività K.d.F. constava di 5 gruppi principali disseminati su tutto il territorio. Il primo di questi gruppi organizzava corsi serali per lavoratori, con quote modeste di adesione e non obbligatori. Il secondo gruppo comprendeva corsi di nuoto e il terzo corsi specializzati di scherma, voga, ippica, tiro a segno. I corsi duravano da sei a otto settimane, comportando frequentazione obbligatoria. Il quarto gruppo riguardava corsi sportivi di vacanze, per l’apprendimento di attività come lo sci, l’escursionismo in canoa, il campeggio, la navigazione di regata, roccia e arti marziali. Il quinto gruppo, infine, costituiva l’assistenza sportiva per i villeggianti della K.d.E in località balneari o alpine. Aderivano a quest’ultimo gruppo migliaia di maestri delle diverse discipline praticate. Un rilievo a parte merita poi l’istituzione dello “Sport Aziendale”. Prima del 1940 il numero delle aziende che ospitavano organizzazioni sportive superava le diecimila e quello degli iscritti varie centinaia di migliaia. Le aziende vennero incontro con nobile comprensione alle esigenze dei gruppi sportivi fronteggiando le spese d’esercizio e dando luogo alla costruzione in sede attigua a palestre, campi sportivi, piscine e spazi verdi  ricreativi.  Apparve subito chiaro che lo sport aziendale era un buon mezzo per combattere le malattie professionali e rasserenare gli ambienti di lavoro. E un’ordinanza finì per far obbligo ai giovani operai di accedere per due ore settimanali – tra quelle lavorative – alle strutture. Era questa “una preziosa e insostituibile integrazione”, si scrisse allora, “delle qualità fisiche, spirituali e professionali dei lavoratori tedeschi, esempio universale”.

L’entusiasmo di giovani atleti tedeschi.

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