Diluvio

diluvio220 Uomo di Shuruppak, figlio di Ubartutu,

abbatti la tua casa, costruisci una nave,

25 abbandona la ricchezza, cerca la vita!

Disdegna i possedimenti, salva la vita!

fai salire sulla nave tutte le specie viventi!

La nave che tu devi costruire –

le sue misure prendi attentamente,

eguali siano la sua larghezza e la sua lunghezza – ;

tu la devi ricoprire come l’Apsu”.

50 Appena l’alba spuntò,

si raccolse attorno a me tutto il paese;

il falegname portò la sua ascia,

il giuncaio portò il suo …

I giovani uomini [ ]

le case [ ] le mura di mattoni.

I fanciulli portarono pece.

55 Il povero [ ] portò il necessario.

Al quinto giorno disegnai lo schema della nave;

la sua superficie era grande come un campo,

le sue pareti erano alte 120 cubiti.

Il bordo della sua copertura raggiungeva anch’esso 120 cubiti.

Io tracciai il suo progetto, feci il suo modello:

suddivisi la superficie in sei comparti,

innalzai fino a sette piani.

La sua base suddivisi per nove volte.

[Epopea di Gilgamesh]

diluvioa) Il diluvio di Deucalione, così chiamato per distinguerlo dal diluvio ogigio e da altri diluvi, fu provocato da Zeus pe volle punire gli empi figli di Licaone, figlio di Pelasgo. Licaone civilizzò l’Arcadia e fu il primo a istituire il culto idi Zeus Liceo; ma poi si attirò la collera di Zeus stesso sacrificandogli un fanciullo. Egli fu perciò trasformato in un lupo e la sua casa colpita dalla folgore. Secondo taluni, i figli di Licaone erano ventidue, secondo altri, cinquanta.

b) La notizia del delitto commesso dai figli di Licaone giunse sull’Olimpo e Zeus, travestito da povero viandante, si recò da quei malvagi. Essi ebbero la sfrontatezza di offrirgli una zuppa in cui le interiora del loro fratello Nittimo si trovavano mescolate a quelle di pecore e capre, ma Zeus non si lasciò trarre in inganno e, rovesciando la tavola su cui era stato servito quell’orrendo pasto (e il luogo fu in seguito chiamato Trapezunte), li trasformò tutti in lupi, salvo Nittimo, cui ridonò la vita.

c) Ritornato sull’Olimpo, il cuore greve di disgusto, Zeus scatenò una grande alluvione sulla terra, che avrebbe dovuto distruggere il genere umano. Ma Deucalione, re di Ftia avvertito da suo padre Prometeo il Titano, che si era recato a trovare nel Caucaso, costruì un’arca, la riempì di vettovaglie e vi salì con sua moglie Pirra, figlia di Epimeteo. Quando il vento del sud cominciò a soffiare, cadde la pioggia e i fiumi si precipitarono con fragore verso il mare che, gonfiatosi con velocità sorprendente, spazzò via le città della costa e della pianura, finché tutto il mondo fu sommerso, salvo poche vette di monti, e tutte le creature mortali parvero perdute, salvo Deucalione e Pirra. L’arca navigò per nove giorni e infine, quando la furia delle acque si placò, andò a posarsi sul monte Parnaso o, come altri dicono, sul monte Etna o sul monte Athos, o sul monte Otri in Tessaglia. Si dice che Deucalione fu rassicurato da una colomba che aveva mandato a esplorare in volo la regione circostante.

d) Sbarcati sani e salvi, Deucalione e Pirra offrirono un sacrificio a Zeus Padre, che salva i fuggiaschi e andarono a pregare nel santuario di Temi, presso il fiume Cefiso: il tetto era coperto d’alghe e le ceneri dell’altare ormai fredde. Essi supplicarono umilmente che il genere umano potesse rivivere e Zeus, udendo le loro voci da lontano, mandò Ermete a dir loro che qualunque cosa chiedessero sarebbe stata concessa. Apparve allora Temi in persona e ordinò: « Chinate il capo e gettatevi dietro le spalle le ossa di vostra madre! » Poiché Deucalione e Pirra avevano madri diverse, ambedue morte, capirono che la Titanessa alludeva alla Madre Terra e che le sue ossa erano le pietre sparse lungo le rive del fiume. Abbassando dunque il capo, raccolsero codeste pietre e se le gettarono alle spalle, e le pietre si trasformarono in uomini o donne, a seconda che fossero state gettate da Deucalione o da Pirra. Così rinacque il genere umano e da quel giorno « gente » (laos) e « pietra » (laas) sono state designate press’a poco con la stessa parola in molte lingue.

[Ovidio, Metamorfosi]

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