PRINZ EUGEN LA 7a DIVISIONE DA MONTAGNA DELLE WAFFEN SS – seconda parte
Prima parte
Operazioni Weiss e Schwartz
Alla fine del 1942 la divisione passò alle dipendenze della 12a Armata tedesca. Dal gennaio al marzo ’43 i reparti della Prinz Eugen parteciparono all’operazione Weiss: l’operazione organizzata in collaborazione con le forze italiane e croate, aveva l’obiettivo di annientare le forze partigiane nelle regioni montagnose ad ovest e nord-ovest di Sarajevo. Le forze dell’asse attaccarono le forze titine nell’area intorno a Bihac, ma Tito riuscì a sfuggire all’accerchiamento aprendosi una breccia nel punto in cui si sarebbero dovuto congiungere le forze italiane e quelle cetniche; i partigiani si ritirarono verso sud-est attraversando il fiume Neretva, conquistando i centri di Prozor e Konjic, perdendo però 16.000 uomini, prima di raggiungere Zabljak, sul monte Durmitor, nel Montenegro occidentale. Gli uomini di Phleps furono impegnati in duri rastrellamenti e scontri, prima sud di Karlovac e poi a Mostar, lamentano circa 180 caduti tra i quali 7 ufficiali. Due mesi dopo, nel maggio del ’43 la divisione venne impegnata nell’operazione Schwarz. Phleps lasciò in quel periodo il comando della divisione per assumere quello del Vo Corpo da montagna tedesco; al comando della Prinz Eugen subentrò il Brigadeführer Karl Reichsritter von Oberkamp. Durante l’operazione Schwarz i reparti avanzarono verso sud lungo la costa bosniaca fino a Dubrovnik, scontrandosi più volte con le forze partigiane e lasciando sul campo altri 3 ufficiali e 107 uomini. Le forze titine, ridotte a circa 3.000 uomini, furono costrette a ritirarsi nella Bosnia orientale, perdendo altri 13.000 uomini.
Seguì una breve pausa di riposo, durante la quale gli stanchi jàger vennero utilizzati come forza di occupazione nell’area intorno a Sarajevo.
Operazione Axis
Nel settembre del ’43 la Divisione venne dislocata sulla costa dalmata per partecipare alle operazioni di disarmo delle truppe italiane (operazione Axis), per evitare che armi e munizioni abbandonate dai reparti italiani della 2a Armata in rotta finissero nelle mani dei partigiani e per imporre il controllo tedesco nell’area. Circa 1.000 italiani si arruolarono in questo periodo volontariamente nella divisione desiderando continuare a combattere al fianco delle forze germaniche. Molti, provenendo dalle unità del genio vennero aggregati al battaglione pionieri della Prinz Eugen; altri italiani finirono negli altri due reggimenti della divisione e nella Compagnia veterinari. Dopo aver strappato al controllo dei titini le isole di Brac, Hrvar, Korcula e la penisola di Peljasac, la Prinz Eugen fu impegnata in diverse operazioni tese ad eliminare le forze partigiane comuniste che, grazie all’appoggio degli alleati, erano ormai organizzate come un vero e proprio esercito: dalle rappresaglie si era passati allo scontro in campo aperto.
Dal 23 ottobre ebbe inizio l’operazione HerbstGewitter: l’operazione si sviluppò in due fasi con l’obiettivo di distruggere le forze partigiane nella penisola di Peljasac, sulla costa dalmata. I titini usavano la penisola come base per ricevere i rifornimenti alleati dall’Italia via mare.
Attaccando in forze, i tedeschi strinsero le forze titine in una morsa e solo con l’intervento del naviglio alleato alcune unità ribelli poterono essere evacuate dall’area, mentre le altre finirono annientate.
Il 2 dicembre partì l’operazione Schneesturm, condotta dal 5° Corpo da montagna delle SS, con l’obiettivo di distruggere le forze partigiane nella Bosnia orientale.
Nei combattimenti i titini persero più di 9.000 uomini, ma riuscirono a sfuggire alla manovra di accerchiamento operata dalle unità tedesche. Lo stesso Tito fu costretto ad abbandonare il suo quartier generale a Jajce. Il 18 dicembre la Prinz Eugen partecipò all’operazione Waldrausch. Durante queste operazioni, la Prinz Eugen lamentò circa 300 caduti e ben 1.170 feriti. Il 22 dicembre iniziò la seconda fase dell’operazione HerbstGewitter con l’obiettivo di ripulire l’isola di Korcula, un’altra eccellente base per i rifornimenti che provenivano dall’Italia. A difesa dell’isola c’erano due brigate proletarie più altre unità ribelli locali. Il 23 dicembre, sotto copertura della nebbia, le forze tedesche con il supporto di unità corazzate attaccarono le forze titine sull’isola annientandole: pochi superstiti partigiani furono salvati dall’intervento dell’aviazione alleata. Nel gennaio del ’44, la Prinz Eugen venne trasferita a Split, nell’area di Dubrovnik per essere riorganizzata: venne ufficialmente designata come una divisione da montagna delle Waffen SS ed i suoi due reggimenti vennero ridisegnati come 13° e 14° SS Gebirgsjäger Regiment. La divisione passò alle dipendenze del Vo SS Gebirgskorps agli ordini dell’Obergruppenführer Phleps, che comprendeva oltre alla 7a SS, anche la 369 a divisione croata, la 118 a divisione Jäger e la 13a SS division Handshar: il Corpo da montagna delle SS doveva presidiare la Bosnia.
Sempre nel gennaio del ’44 la divisione passò agli ordini dell’Oberführer Otto Kumm; von Oberkamp era stato rimpatriato per motivi di salute: i suoi nervi non avevano retto lo stress della guerra nei Balcani. Nel febbraio ’44, la divisione venne definitivamente designata come 7° Gebirgs Division Prinz Eugen.
Per riorganizzare le file e sopperire alle perdite l’organico della divisione subì delle modifiche: il quarto battaglione di ogni reggimento venne disciolto ed i suoi uomini vennero assegnati agli altri battaglioni.
Operazione Rosselsprung

Una postazione di mitragliatrici della “Prinz Eugen”. Alcuni reparti della Divisione continuarono a combattere fino al 16 maggio 1945.
Nel maggio ’44 la Prinz Eugen prese parte all’operazione Rosselsprung, insieme con l’SS-Fall-schirmjäger Bataillon 500 e altre unità tedesche e croate per tentare di catturare il capo dei partigiani comunisti Tito il giorno del suo compleanno, il 25 maggio 1944: alla Prinz Eugen venne affidato il compito di circondare l’area intorno a Drvar, per tagliare l’eventuale fuga delle forze comuniste. L’operazione prevedeva il lancio dei paracadutisti dell’SS-Fall-schirmjäger Bataillon 500, agli ordini dell’SS-Haupsturmführer Kurt Rybka, proprio sopra il quartier generale di Tito a Bastasi vicino Drvar, dove era presente anche la missione militare inglese guidata dal maggiore Randolph Churchill, figlio del primo ministro inglese.
I paracadutisti avrebbero dovuto catturare Tito ed il suo entourage ed attendere l’arrivo dei rinforzi. All’alba del 25 maggio, 900 uomini vennero paracadutati in due ondate successive, ed appena arrivarono a terra attaccarono subito il quartier generale di Tito, con cannoni leggeri e mortai.
Tuttavia Tito ed il suo aiutante, Edvard Kardelj riuscirono a fuggire attraverso un tunnel e a raggiungere Drvar, dove erano stanziate le altre forze partigiane del capo Rankovich.
Quando Rybka e i suoi raggiunsero la grotta dove era nascosto Tito, trovarono solo qualche documento, qualche mappa e gli effetti personali del comandante partigiano, tra i quali una nuova uniforme da generale dell’esercito nazionale di liberazione. I para dell’SS-Fall-schirmjäger Bataillon 500 rimasero da soli a combattere tra le montagne contro i titini, che dopo la sorpresa iniziale erano riusciti a riorganizzarsi ed erano passati alla controffensiva. Nell’area intorno a Drvar c’erano notevoli forze partigiane dislocate e la loro entità non era stata valutata adeguatamente dal comando germanico. Le forze comuniste erano state allertate in anticipo ed erano a conoscenza del piano tedesco, e quindi avevano avuto il tempo di preparare un solido dispositivo difensivo.
La seconda ondata di paracadutisti atterrata con gli alianti, venne quasi totalmente annientata dal fuoco nemico, non appena i velivoli toccarono terra. Le colonne motorizzate tedesche che puntavano su Drvar, vennero attaccate dai caccia bombardieri alleati, e quindi la loro azione di supporto ai paracadutisti venne notevolmente ritardata. La stessa Prinz Eugen, la mattina del 26 maggio venne impegnata in durissimi scontri contro i campi trincerati preparati dai partigiani intorno a Drvar.
L’SS -Haupsturmführer Kurt Rybka, rimasto anch’egli gravemente ferito al braccio sinistro per lo scoppio di una granata, tentando di portare i suoi uomini verso posizioni più sicure a valle, si ritrovò circondato dalle forze partigiane nel cimitero di Drvar. Per tutta la notte i partigiani attaccarono i paracadutisti dell’SS-Fall-schirmjäger Bataillon 500, che si difesero accanitamente in sanguinosi scontri tra le tombe dei defunti. Quando la situazione sembrava disperata, i para di Rybka all’alba del 26 maggio udirono i rombi dei motori dei loro liberatori: i primi mezzi tedeschi a giungere a Drvar furono le schwimmwagen (le jeep anfibie) dell’Aufklarungs-Abteilung (l’unità da ricognizione) della Prinz Eugen, che erano riusciti a rompere la difesa dei partigiani intorno alla città. I titini presi alle spalle, si ritirarono e così 300 superstiti dell’SS-Fallschirmjaäger Bataillon 500 vennero salvati. Poiché nell’area erano presenti ancora ingenti forze nemiche il comando germanico decise di estendere la durata della Rosselsprung: era necessario distruggere le formazioni comuniste attestate nelle fitte foreste tra Unac e Sana e a sud di Drvar. Il 13° reggimento della Prinz Eugen riuscì a catturare una grande quantità di rifornimenti nell’area intorno a Pedtoci e Uvala, e a distruggere la linea ferroviaria e la pista dell’aeroporto di Uvala usate dai comunisti. La maggior parte delle bande partigiane locali venne annientata.
Il 14° reggimento, rastrellò a sua volta diverso materiale nell’area intorno a Prekaja, compresi due carri armati usati dai partigiani. All’inizio di giugno però i partigiani tornarono ad attaccare: il 2 giugno il 2° battaglione del 13° Reggimento venne duramente attaccato sulle colline a sud di Uvala. Anche gli altri reparti tedeschi, incluso il battaglione esploratori della Prinz Eugen, dovettero impegnarsi a fondo per respingere gli assalti dei ribelli. Le operazioni nella zona di Drvar proseguirono fino al 6 giugno, ed anche se Tito era riuscito a sfuggire alla cattura, molte divisioni e brigate dell’esercito di liberazione jugoslavo vennero decimate. In particolare la Prinz Eugen si scontrò con la Ia divisione proletaria di Tito, una delle sue migliori, annientandola e costringendo i pochi reparti superstiti a ritirarsi ad est in Serbia.