Elafebolione

Elafebolione era il nono mese dell’antico calendario attico, corrispondente alla seconda metà di marzo e alla prima metà d’aprile. In questo mese si celebravano le Elafebolie, in onore di Artemide («cacciatrice di cervi») e le grandi Dionisie.

Le Dionisie cittadine o Grandi Dionisie

Le Dionisie cittadine o Grandi Dionisie

Queste, dette anche , o semplicemente « Dionisie », si svolgevano ad Atene appunto nel mese di Elafebolione, nel corso di sette giorni, come momento commemorativo dell’introduzione del culto di Dioniso portato da Eleutere ad Atene.

Il culto più prettamente religioso aveva luogo prima della festa vera e propria: la statua di Dioniso veniva portata in processione in un tempio fuori città, sulla strada per Eleutere, per poi essere ricondotta nella capitale ellenica e posizionata all’interno del teatro, dove avrebbe solennemente presieduto alle rappresentazioni drammatiche.

Durante questa fase era uso sacrificare animali, cibo e oggetti offerti dall’istituzione della polis o dal singolo cittadino.

Un’altra processione apriva ufficialmente le celebrazioni: i tributi degli alleati e gli orfani di guerra sfilavano per le strade di Atene. Si trattava dunque di un momento in cui la città aveva l’opportunità di celebrare se stessa. Infatti non era un caso che le Grandi Dionisie si tenessero in primavera. La stagione invernale finiva, l’Egeo tornava ad essere navigabile:  era questo il periodo in cui gli alleati pagavano ad Atene il loro tributo. La città dunque si riempiva di stranieri e la festività andava oltre la dimensione cittadina, diveniva piuttosto un evento di stampo panellenico in cui uomini provenienti da ogni angolo della Grecia partecipavano ad un rito comune.

Quindi questo era il loro svolgimento:

–       primo giorno: veniva portata in processione la statua di Dioniso ‘Eleuterio’, prima in un tempio sulla strada per Eleutere, un villaggio attico, poi in città, fino al teatro: la statua attraversava Atene, accompagnata festosamente da canti e danze;

–      secondo giorno: gare di ditirambi, inni a Dioniso, a cui partecipavano venti cori delle dieci tribù, dieci maschili e dieci femminili, ciascuno composto da cinquanta elementi;

–       terzo giorno: veniva sacrificato un porcellino per purificare il teatro; si offrivano le libagioni agli Dei; si svolgeva la ‘sfilata dei talenti’  (i tributi degli alleati); poi si annunciavano le onorificenze assegnate ai benefattori; vi era infine la ‘parata degli orfani di guerra’, i quali sfilavano con le armi donate loro dalla Polis, e venivano poi solennemente accompagnati ai posti del teatro loro assegnati.

Seguivano quattro giorni di gare, ogni giorno tre tragedie e un dramma satiresco di uno stesso autore; l’ultimo giorno, cinque commedie. Alla fine della gara, venivano annunciati i nomi del poeta e del corego (organizzatore) vincitori: veniva assegnato anche un premio per l’attore (uno dei protagonisti). Seguivano i festeggiamenti in loro onore.

 

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