La Rinascita (Avanguardia – 3)

Un’altra trascrizione manuale di un numero di Avanguardia.

Precedenti pubblicazionI: Per la bandiera e “Libertà e Pane”

La Rinascita – 29 aprile 1944 – XXII

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Ecco, dopo oltre sette mesi di orgasmo e di ansie, il 23 aprile è rinata l’Italia Fascista. È rinata nel medesimo istante nel quale il Duce e il Führer si sono stretta la mano congedandosi uno dall’altri, dopo aver riguadagnato all’Italia la fiducia della Germania. Ciò che sembrava un sogno è diventato realtà ed ancora una volta un solo Uomo ha il merito di tutto questo: Mussolini. Al suo più fedele amico il Führer ha offerto in premio la fiducia del popolo tedesco nel popolo italiano, la stima del soldato germanico nel soldato fascista. Permettete, lettori, senza enfasi e senza retorica, che esprimiamo la nostra gioia di italiani per la rinascita della Patria, ritornata in linea a fianco delle Potenze del tripartito a parità di condizioni; permettete che esprimiamo la nostra gratitudine al Duce. Qualcuno troverà che noi abusiamo un pochino della parola “gratitudine”: gratitudine al Führer, gratitudine alla Germania, gratitudine a Graziani, ed – oggi – gratitudine al Duce. Ma a noi sembra che questo sostantivo, malgrado tutti gli aforismi e le battute spiritose che ha originato nei secoli, dovrebbe essere sempre nella mente di tutti gli italiani, specialmente di quelli che hanno pertinacemente brillato per l’ingratitudine. Ora, il popolo italiano, nella sua grande maggioranza, si è dimostrato tragicamente ingrato verso il Duce, dimenticando i Suoi meriti per accollargli tutte le colpe, quando le cose si sono messe decisamente male. Ed ecco che, ancora una volta, il Duce dona all’Italia il suo onore e la sua dignità di Potenza. Il comunicato pubblicato dalla stampa il 25 aprile ha un tono identico a tanti altri diramati in giorni più felici, quando si poteva sentirsi fieri di essere italiani. Ciò significa che il passato è passato, ciò che significa che la Grande Germania considera l’alleata Italia sullo stesso piano di prima, di prima del famigerato 25 luglio e dell’infame 8 settembre. Ecco perché diciamo, col cuore gonfio di gioia, che l’Italia è rinata, che dal 23 aprile 1944-XXII la nostra Patria figura nuovamente con tutti gli onori e con tutti i diritti nei ranghi delle Potenze del Tripartito e di quelle aderenti.

Certo, a questo stato di diritto occorre aggiungere quello di fatto. L’onta di Badoglio va lavata col sangue dai nostri soldati, la malafede del tristo rampollo savoiardo va lavata con l’onestà e la lealtà dai nostri uomini politici.

La realtà dimostra che lo Stato Italiano esiste, non solo, ma i suoi soldati in armi dimostreranno quanto prima – con solidi fatti – la loro esistenza. I volontari della Legione SS Italiana che si battono con onore sul fronte di Nettuno, ne sono una dimostrazione ed una garanzia. Quei due piccoli drappelli d’onore, uno germanico ed uno italiano, che hanno presentato le armi durante la consegna della Croce di Ferro a cinque volontari della nostra Legione, hanno realizzato il fatto nuovo che tutti i soldati italiani da tempo attendevano: compagni di battaglia, affratellati nella dura lotta, nelle sofferenze ed anche nella gioia e negli onori, ecco italiani e tedeschi ancora una volta – e per sempre! – uniti lungo la stessa strada che conduce ad un unico Destino.

Non vale riepilogare ora le tappe del nostro calvario, dal 25 luglio al 23 aprile. In nove mesi l’Italia ha vissuto una furibonda tragedia che ancora sopravvive in episodi isolati, sempre più rari e sempre più circondati dal disprezzo di una crescente maggioranza. Dalle montagne molti “ribelli” scendono a valle e si presentano ai reggimenti ed ai distretto; le forze di polizia e dell’Esercito che operano nelle gole alpine ed appenniniche per rastrellarle dal banditismo trovano il loro compito sempre meno sanguinoso, perché intere bande cedono le armi senza resistenza, perché ormai troppi “ribelli” sentono nel profondo dei loro cuori di non aver nessun diritto di condurre la vita che conducono, sanno benissimo che una eterna dannazione li perseguiterà per il loro ingiustificato e criminale odio verso la grande Madre Italia.

Intanto, in Germania e in Italia, i soldati della Repubblica si addestrano. Sono Divisioni giovani, potenti nello spirito e nell’armamento. Divisioni che hanno una voglia matta di smentire coi fatti la taccia di vigliaccheria che i traditori hanno gettato su di loro. Il comunicato del 25 aprile annuncia  che lo sforzo del Duce per la partecipazione alla guerra dell’Italia verrà efficacemente appoggiato dal Governo del Reich. Ciò significa che avremo armi e munizioni e tutto ciò che ci occorre per la vendetta.

La rinascita è avvenuta ed ora bisogna crescere. Crescere per vendicarsi di quell’infame e disonorato nemico anglosassone che invece di tentare di batterci sui campi di battaglia, con giudaica mentalità ha indotto una cricca massonica al tradimento, tentando di strapparci l’onore nazionale, la cui perdita, nella storia di un Popolo, è assai più grave di qualsiasi sconfitta militare. Bisogna crescere per impartire una dura lezione a chi ha colto l’occasione della nostra dolorosa disgrazia per infierire – a torto o a ragione – contro di noi. Bisogna crescere, per poter vincere a fianco della Germania alleata.

Perché la Germania vincerà. Vincerà colle sue armi e colla sua dottrina, il cui seme originale è sbocciato nel cervello del Duce. Il Reich ha tenuto duro. Trenta mesi di disperata offensiva anglo-americana-sovietica non hanno condotto che a temporanei successi. Dalle città distrutte dal più barbaro tra i barbari nemici che mai abbiano calpestato le vie del mondo, la volontà di vittoria alimentata dalla spietata esecrazione verso gli assassini dell’aria, è sorta più forte che mai. Nulla e nessuno potrà mai piegare un Popolo che voglia con tutto se stesso arrivare alla vittoria. Nulla e nessuno, salvo l’Onnipotente. Dio è con noi, perché la nostra causa è quella giusta.

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