1 Maggio

Lasciamo spazio al consueto pensiero di Maurizio Rossi in occasione del Primo Maggio.

“Quel che abbiamo distrutto e condannato era, non soltanto per i tedeschi ma per milioni di uomini in occidente, l’unica soluzione possibile del dramma del mondo moderno, la sola maniera di sfuggire alla schiavitù capitalistica senza sottostare alla schiavitù sovietica.
Quel che abbiamo distrutto era, nel pensiero di quegli uomini, non la tirannia reazionaria e militare da noi denunciata, ma l’immenso sforzo di liberazione dei lavoratori. La loro bandiera rossa portante il simbolo della patria era l’emblema della rivoluzione d’occidente.
Noi diciamo che erano schiavi, ed avevano invece lo sguardo di chi lavora nella gioia. Lo sguardo dei lavoratori è una testimonianza. Dal Baltico al Brennero, i lavoratori tedeschi erano felici. E non i soli lavoratori tedeschi erano felici, ma in tutto l’occidente, la nuova rivoluzione era un segnale e una speranza immensa.
Non era stata realizzata da per tutto, ma in tutti i paesi rappresentava una possibilità per  l’avvenire, l’unica possibilità per l’occidente, l’annuncio ai lavoratori di una vita lieta e forte.
Si sbagliavano, abbiamo detto, venivano ingannati. Che ne sappiamo?
Non abbiamo il diritto di dimenticare, e sarebbe pazzesco dimenticarlo, che il sogno di un socialismo nazionale è stato il sogno di milioni di uomini in Europa.
Le verità sono come le patrie: non si schiacciano con un colpo di stivale. Che noi lo vogliamo o no, l’idea che fu la grande speranza di ieri, questa fraternità nella battaglia, è oggi la base naturale di una comunità occidentale”.

(Maurice Bardèche)

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