Razze elette (Avanguardia – 5)
Continua la nostra trascrizione degli articoli di fondo pubblicati su Avanguardia, credendo nel far ciò di fornire un contributo storico di una qualche rilevanza per gli interessati al tema delle relazioni italo-germaniche dopo l’otto settembre 1943.
Avanguardia. 24 febbraio 1945
RAZZE ELETTE
La propaganda di Londra e di Nuova York si studia di creare confusione sulle origini della guerra per allontanare dagli anglo-americani la responsabilità di fronte alla storia di avere scatenato l’immane ed evitabile conflitto, e le radio sovietiche fanno da controcanto. Così di recente Radio Mosca in un’esaltazione dell’esercito rosso ha impudentemente affermato che l’hitlerismo ha coltivato sistematicamente nei tedeschi l’idea che essi sono una razza eletta che deve dominare su tutte le altre: ma il radiopropagandista è stato molto incauto nell’usare il termine razza eletta perché ha rivelato con chiarezza l’ispirazione giudaica.
L’hitlerismo, come il Fascismo, è accusato di aver creato nel popolo germanico il culto ad una sempre maggiore elevazione: l’anelito ad un primato che trae sostanza dal patrimonio di civiltà del popolo stesso, dalla missione ad esso affidata nella vita europea, da quei valori insopprimibili dello spirito che i nemici tentano di annientare, ma il germanesimo e la romanità sono due concezioni e due realtà così alte e così nobili che non temono gli attacchi delle orde asiatiche e sono destinate a trionfare dalle insidie di quella che per antonomasia si definisce la razza eletta. Se, per amore di discussione, vogliamo indulgere al contrasto tra l’una e l’altra razza è facile rilevare come il popolo germanico lavori per il divenire e per l’avvenire dell’Europa mentre il giudaismo, forza a noi estranea e ostile, persegue, e non da oggi, il folle sogno di annientare la nostra costruzione di civiltà per instaurare quell’illusorio impero d’Israele che dovrebbe prosperare sulla schiavitù del continente, sulla dissoluzione dei vari organismi statali, sul livellamento che sarebbe sinonimo di degradazione delle masse.
Il Fascismo, come il Nazionalsocialismo, ascrive a proprio titolo d’onore di aver dato al popolo il senso della propria dignità, un nuovo consapevole orgoglio della propria grandezza spirituale: di aver teso costantemente al vertice della potenza, la quale tuttavia non mira a soffocare le aspirazioni e le esigenze delle altre collettività nazionali ma a farne un complesso omogeneo affinché l’Europa abbia finalmente quella compattezza d’intenti e di opere che assicuri nuove glorie alla più antica e più nobile civiltà universale, fondamento di una vera e gusta pace.
Il confronto è fallimentare per il giudaismo perché i figli di Israele che si sono autoproclamati appartenenti a una razza eletta solo perché rivelatisi abili nei giochi parassitari dell’alta finanza e dell’economia, hanno costantemente rappresentato la lebbra sul corpo vivo dei vari paesi entro i quali hanno potuto svolgere la loro nefasta attività. Per gli Ebrei d’Europa, al pari della Russia bolscevica, dovrebbe divenire un campo sperimentale nella ricerca affannosa della soluzione di quel problema utopistico che verrebbe a fermare l’inarrestabile girovagare per il mondo del popolo disperso dalla maledizione del Golgota, una soluzione che poggia sull’assurdo, vogliamo dire sull’annientamento di ogni altra civiltà, e in particolare sulla distruzione del nostro continente.
Non a caso abbiamo preso le mosse del nostro discorso dalla voce di Radio Mosca per tornare sul tema non mai abbastanza chiarito dell’influsso giudaico. Adonta ei contrasti apparenti non dimentichiamo che la rivoluzione bolscevica è stata alimentata dai forzieri dell’alta finanza nordamericana nel nome dei vari Baruch, Morgenthau, Guggenheim e quel lontano evento oggi trova una sua precisa ragion d’essere nei nuovi eventi e soprattutto nell’ibrida alleanza tra Nord America e URSS.
Le aspirazioni di Stalin non contano perché il Maresciallo del Cremlino deve in definitiva, talvolta inconsapevolmente, seguire le direttive dello Stato Maggiore ebraico; così come Roosevelt è una semplice figura rappresentativa o meglio il sicario foraggiato da Israele per contribuire all’assassinio dell’Europa. E l’ebraismo, appunto nella rinascita di un esasperato nazionalismo in Italia e in Germania, ha visto la minaccia più grave alla realizzazione dei suoi piani per la perdita non soltanto di due ricchi e promettenti feudi ma per il lievito di ribellione antiebraica che le due rivoluzioni avevano creato in Europa.
L’annientamento della Germania, dunque, è, per esplicita affermazione degli stessi giudei, la premessa alla conquista del nostro continente. Verso questo obiettivo le forze d’assalto, che sembrano seguire vie diverse, confluiscono chiaramente. Se l’Asse dovesse essere sconfitto, a fare la pace non sarebbero né gli Stati Uniti né la Russia bolscevica (e trascuriamo come sempre la Gran Bretagna oramai ridotta a semplice pedina di scarso valore) ma unicamente Israele, il quale trova nelle armate rosse la temporanea forza d’urto per dare il colpo d’ariete alla costruzione europea. Gli avvertimenti sono stati molteplici e molto chiari. L’ultimo in ordine di tempo è contenuto in un articolo sul New York Herald del famigerato giornalista Walter Lippman del quale già altre volte ci siamo occupati a proposito di un suo libro. Le affermazioni sono precise: “Se la Gran Bretagna e gli Stati Uniti cominceranno ad elevare barriere ideologiche contro l’influenza della Russia sovietica nell’Europa, la Russia reagirà vivacemente e il risultato potrà compromettere il raggiungimento della pace poiché saremo in presenza di un nuovo avversario prima di aver debellato il nemico attuale”. Ed aggiunge l’ineffabile giornalista ebreo, per prevenire possibili reazioni dei popoli inglese e nordamericano, lasciatisi finora stupidamente addormentare da una falsa propaganda, che le eventuali lotte ideologiche contro l’Unione sovietica inciterebbero Mosca a dedicarsi unicamente ai problemi europei, distogliendola dall’intervento armato contro il Giappone.
Dunque mano libera a Stalin nella sistemazione europea se non si vuole compromettere il risultato finale della guerra. E quando le armate rosse avessero messo a sacco l’intero continente, vane sarebbero le crisi di resipiscenza di americani e di inglesi poiché non certo i popoli stremati dal lungo conflitto attuale potrebbero tornare in campo per cacciare le orde asiatiche.
La pace, quindi, sarebbe monopolio esclusivo del Cremlino in funzione ebraica. Lo dimostra ancora la recente creazione di una commissione speciale russa per lo studio dei problemi politici ed economici dell’Europa, commissione presieduta dall’ebreo Maisky, ex ambasciatore russo in Inghilterra, e dall’ebreo Latinoff, ex ambasciatore a Washington. Al tavolo della pace costoro s’incontrerebbero col correligionario Morgenthau, l’autore del più feroce piano di annientamento del popolo tedesco e con tutti gli altri giudei che dovrebbero rappresentare i vari paesi cosiddetti democratici.
L’Europa sarebbe servita.