Culti solari
“La loro terra [dei Celti] è attraversata dal fiume Eridano, sul quale si crede che le figlie di Elio piangano la disgrazia toccata al fratello Fetonte” (Pausania)
Culti solari
La ricerca archeologica sembra indicare che la nascita della maggioranza delle popolazioni storiche europee si possa collocare nel corso dell’età del Bronzo, tra il III e il II millennio a.C: proprio in questo momento l’orizzonte ideologico appare segnato dall’emergere di divinità maschili associate al culto solare. Il repertorio iconografico dell’arte europea continentale e settentrionale tra l’età del Bronzo e la prima parte dell’età del Ferro risulta piuttosto uniforme ed è riconducibile quasi esclusivamente proprio al culto solare: uccelli acquatici e cavalli, le due specie animali che rappresentano gli spostamenti e le cicliche migrazioni, sono associati a simboli più o meno espliciti dell’astro celeste, come le svastiche, i cerchi concentrici, la triscele, i rosoni o dischi a raggiera. Questi motivi formano composizioni instancabilmente ripetitive con elementi geometrici quali triangoli, losanghe, quadrati, punti: l’insieme di figure geometriche e solari potrebbe non costituire esclusivamente un motivo ornamentale ma, per la costanza nella scelta della disposizione e nella quantità dei segni, potrebbe occultare la rappresentazione dell’ordinamento celeste e dei cicli astrali. Anche le più antiche fonti greche riferiscono che le popolazioni settentrionali veneravano un dio legato al corso del sole, un Apollo Iperboreo, che potrebbe coincidere con la divinità maschile associata al culto solare di cui si ha eco nell’iconografia.

Carro solare, 1650 a.C. circa, dalla torbiera nei dintorni di Trundholm, Copenaghen, Nationalmuseet.

Sarcofago romano con raffigurazione della caduta di Fetonte, II secolo d.C, Firenze, Galleria degli Uffizi.

Ruote raggiate e uccelli acquatici hallstattiani, VII-VI secolo a.C., dalla tomba 507 della necropoli di Hallstatt, Vienna, Naturhistorisches Museum.