Maschinenpistole Schmeisser, Erma e Bergmann
Maschinenpistole Schmeisser, Erma e Bergmann
Già durante la prima guerra mondiale gli stati belligeranti sentirono la necessità di un’arma corta, facilmente trasportabile e dall’alta cadenza di fuoco. Si è già scritto che il primo stato a dotarsi di una mitragliatrice fu il Regno d’Italia, tramite la due canne Revelli-Villar Perosa chiamata anche Fiat 1915. Per il suo ingombro però quest’arma non ebbe un grande successo, tanto da spingere gli italiani a cercare altre e diverse soluzioni. Dopo la rotta di Caporetto,avvenuta nel 1917, austriaci e tedeschi grazie alle armi lasciate indietro dai fanti italiani in ritirata riuscirono ad impadronirsi di alcuni modelli di Fiat 1915, venendo a conoscenza diretta di questo innovativo tipo di arma. Volendo renderla più agevole nell’utilizzo le truppe austriache pensarono di montare sugli elementi raccattati sul campo un calcio, così da poterle impugnare meglio, ma il risultato fu comunque scadente. Essi studiarono delle soluzioni alternative e documenti dell’esercito austro-ungarico ritrovati dopo la guerra dimostrano che molti progetti relativi a mitragliatrici (perlopiù imitazioni alleggerite della Revelli italiana) erano in cantiere, ma di fatto nessuno di questi venne mai prodotto.
I tedeschi già da prima del 1917 avevano cercato di creare armi piccole, ma dotate di un’ampia cadenza di fuoco, alimentate dallo stesso tipo di cartuccia delle pistole. Se le idee erano promettenti, i risultati non furono per nulla all’altezza delle aspettative, infatti gli ingegneri tedeschi pensarono semplicemente di costruire delle varianti della pistola Mauser e della Luger, allungando la canna ed aumentando la capienza dei caricatori. Ma i risultati non erano nemmeno paragonabili con la mitragliatrice italiana: la Luger ad esempio modificata con canna da 20 cm riusciva a svuotare il suo caricatore da 32 cartucce in 45 secondi, mentre la Villar Perosa in 60 secondi ne sparava ben 1500.
Proprio dalla mitragliatrice italiana prese spunto il grande ingegnere tedesco Hugo Schmeisser, il primo tecnico tedesco che fu in grado di indirizzare gli studi degli armamenti verso la strada corretta. L’ingegnere della Bergmann di Suhl riuscì infatti, già nel 1918, a progettare il primo moschetto mitragliatore tedesco veramente efficiente, la Maschinenpistole 1918. Schmeisser dimostrò di essere un vero genio nel suo settore, tanto che la MP18 seppur pesante ed imprecisa presentava tutte le caratteristiche tipiche delle mitragliatrici e tale arma diventerà la base da cui partire per ogni progetto futuro riguardante questo tipo di fucile. La cinematica dell’arma si basava sull’utilizzazione diretta del rinculo, sistema che diverrà praticamente onnipresente in ogni tipo di mitragliatrice. Questo tipo di funzionamento prevede che dopo la detonazione i gas di scoppio, dopo avere spinto in avanti il proiettile, sospingessero dalla parte opposta il bossolo; all’uscita del proiettile la forza generata era tale da spingere indietro l’otturatore, il quale comprimeva una molla mentre l’estrattore (sempre collegato all’otturatore) si occupava di scaricare il bossolo all’esterno. Durante la seconda fase la molla si distendeva, riportando l’otturatore nella posizione iniziale, nel contempo caricando una nuova cartuccia ed armando il percussore. Il caricatore della MP 18 era del tipo a chiocciola, ovvero era costituito da un serbatoio a forma di disco dentro il quale le cartucce erano disposte a spirale. Queste erano le stesse 9mm Parabellum che armavano la Luger. In seguito a questo modello successe la MP 18 II, la cui unica novità era costituita dal caricatore prismatico. Entrambe le MP18 avevano una capacità massima di 32 cartucce e non erano dotate di selettore di tiro, potendo sparare solo a raffica. Dalla data di inizio produzione sino alla fine della guerra mondiale non ne furono distribuite più di 35000.
Dopo la sconfitta della Germania e la firma da parte della criminale repubblica di Weimar dell’infame trattato di Versailles, venne imposto allo smembrato stato tedesco il divieto di costruire armi automatiche, ma i costruttori germanici escogitarono vari espedienti per non chiudere gli stabilimenti industriali e proseguire nell’opera di ricerca. Così Schmeisser, che nel frattempo aveva acquisito dalla Bergmann i diritti sull’arma da lui progettata, la migliorò, spacciandola per un’arma semiautomatica quando invece aveva solo inserito un selettore di fuoco per tiro semiautomatico ed automatico. In seguito cedette i diritti di costruzione di quest’arma alla ditta Pieper di Herstal, in Belgio, che la commercializzò con il nome di Maschinenpistole Schmeisser mod. 1928.
Un’altra variazione della MP 18 è la Bergmann 1934, altra Maschinenpistole prebellica di pura fattura tedesca. Rispetto alla MP da cui quest’arma si è evoluta questa è dotata di un caricatore laterale. Costruita con canna corta o lunga, essa era munizionata con cartucce 7,63mm Mauser, 9 mm Parabellum e 9mm Bergmann in caricatore prismatico. Dotata di un selettore di fuoco automatico o semiautomatico, questo agiva sotto un grilletto sdoppiato in due parti, collegate insieme da un perno posto nella parte inferiore. Premendo il grilletto superiormente il tiro era semiautomatico ovvero colpo per colpo. Premendolo invece in punta il tiro era automatico.
Infine tra i moschetti mitragliatori tedeschi prebellici va ricordata la Erma, prodotta dalla Erfurter Maschinenfabrik e progettata dall’ingenger Heinrich Vollmer. Quest’arma era dotata di un meccanismo particolare che portava l’otturatore a scorrere dentro un cilindro di protezione e di un’impugnatura a pistola posta anteriormente al ponticello del grilletto. Anche questa era dotata di un selettore di fuoco e poteva essere munizionata con 9mm Parabellum, 7,63mm Mauser e 9mm Mauser. Quest’arma venne ampiamente utilizzata dalle forze armate di Messico, Iugoslavia e Francia, ma moltissime unità vennero inviate in Spagna per armare le truppe franchiste.
Trattando delle caratteristiche geometriche e balistiche delle armi, quelle della MP 18 e della MP Schmeisser possono essere confuse senza compiere grossi errori (a meno delle differenze sopra descritte);pesava 4 kg ed era lunga 95 cm (con canna da 32 cm). L’unico organo di mira erano delle tacche in acciaio che permettevano un tiro utile di 150 m (a fronte di un tiro massimo di 250 m). Sparava 550 proiettili al minuto lanciandoli alla velocità di 380 m/s. La Bergmann 34 invece pesava 4,5 kg circa ed era lunga 85 cm (20 cm la canna). Gli organi di mira erano costituiti da un alzo regolabile che permetteva un tiro utile di 200 m (a fronte di un tiro massimo di 300 m). Sparava 500 proiettili al minuto lanciandoli a 410 m/s. La Erma invece pesava 4 kg ed era lunga 95 cm (canna da 32 cm). Gli organi di mira erano delle tacche metalliche fisse che permettevano un tiro di 150 m (il tiro massimo era di 250m). Sparava 550 colpi al minuto lanciando il proiettile a 380 m/s.
Sia la Erma che la Bergmann non godettero mai di una buona reputazione presso la Wehrmacht, e stessa sorte toccò alla Schmeisser 1938,tanto che non vennero mai ufficialmente adottate dall’esercito tedesco, ma queste armi vennero ampiamente utilizzate dalle forze di polizia del Reich e dalle SS.
Pasquale Piraino