L’ordine cosmico è minacciato: Il furto del martello di Thor
Il furto del martello di Thor
Il martello di Thor è l’utensile divino grazie al quale sono garantite al mondo fecondità e protezione contro le forze distruttrici; ancora una volta perciò gli esseri malvagi tentano di sottrarlo al potere degli dèi; ancora una volta anche Freyja è in pericolo.

Amuleto in argento raffigurante il martello di Thor (si noti il particolare degli occhi) proveniente dalla Scania, Svezia, inizio dell’XI secolo (luogo di ritrovamento ignoto)
Una notte, mentre dormiva, Thor fu derubato del prezioso martello. Il ladro era un gigante di nome Þrymr. Al risveglio, nell’accorgersi del furto, il dio fu scosso dall’ira e tormentato dalla preoccupazione: si confidò allora con Loki il quale, per l’intelligenza e l’astuzia, era l’unico in grado di aiutarlo. Loki non perse tempo: con Thor si recò da Freyja per chiederle in prestito il suo travestimento da falco. La dea lo cedette volentieri: «Te lo darei», disse, «anche se fosse d’oro, te lo darei anche se fosse d’argento». Volò dunque Loki oltre il recinto degli Asi, volò finché raggiunse Jötunheimr. Þrymr sedeva su una collinetta, pettinava la criniera dei suoi cavalli e serrava un collare d’oro ai cani. Egli domandò a Loki: «Che cosa accade mai fra gli Asi e fra gli elfi perché tu venga in Jötunheimr?» «Un guaio c’è fra gli Asi, un guaio fra gli elfi», rispose Loki. «Sei tu che hai nascosto il martello di Thor?» Þrymr rispose che sì, era stato proprio lui: aveva sottratto il prezioso martello. «Io l’ho celato», disse, «otto miglia sotto la terra: nessuno potrà riaverlo se non mi portate Freyja in sposa.»
Volò dunque Loki e tornò nel recinto degli Asi. Thor gli si fece incontro tutto ansioso e lo invitò, prima che a sedersi, a riferire il risultato della missione. Andarono dunque Thor e Loki dalla dea Freyja e le proposero d’essere sposa del gigante. Freyja montò su tutte le furie e si adirò terribilmente, tanto che tutte le dimore degli dèi ne furono scosse; persino il prezioso monile Brísingamen le schizzò via dal petto. Ella disse: «Credi davvero che abbia una voglia così sfrenata di maschi da venire con te in Jötunheimr?»
Gli dèi si riunirono a consiglio: ora dovevano assolutamente trovare il modo di recuperare il prezioso martello di Thor. Il suggerìmento migliore venne da Heimdallr, dio degli Asi assai luminoso, che tuttavia conosce il futuro come i Vani. Heimdallr dunque disse così: «Adorniamo invece Thor con la veste nuziale, mettiamogli al collo il monile Brísingamen! Appendiamo al suo fianco un mazzo di chiavi e facciamo che una veste da donna gli copra le ginocchia! Poi simuleremo il petto con grosse pietre e bene gli acconceremo la chioma». A Thor questo suggerimento piacque assai poco: «Gli dèi mi daranno dell’invertito», disse, «se mi lascio vestire da sposa». Loki rispose: «Ben presto i giganti abiteranno in Ásgaròr se tu non recuperi il martello!» Questa osservazione eliminò qualsiasi esitazione.
Thor venne dunque adornato con vesti nuziali ed ebbe al collo il monile Brísingamen di Freyja; un mazzo di chiavi gli fu appeso al fianco e una veste da donna gli coprì le ginocchia. Poi gli fu simulato il petto con grosse pietre e gli fu ben acconciata la chioma. Quando ciò fu fatto Loki disse: «Io sarò la tua ancella e ti accompagnerò in Jötunheimr».
Partirono dunque Loki e Thor sul carro del dio trainato dai capri. Essi correvano così velocemente che le montagne cadevano in pezzi e in fiamme bruciava la terra.
Þrymr, signore dei giganti, si preparava ad accogliere la sposa. Egli disse: «Presto, preparate le panche per ricevere Freyja figlia di Njörðr! Io posseggo vacche e buoi dalle corna d’oro e ho molti gioielli, collane e tesori, tuttavia lei sola mi manca».
Alla sera fu preparato un grandioso banchetto e ai giganti fu servita la birra. Thor era assai affamato e mangiò avidamente: da solo divorò un bue e otto salmoni, bocconi prelibati destinati alle donne; inoltre bevve ben tre barili di idromele. Þrymr ne fu meravigliato e insospettito; perciò disse: «Hai mai visto una sposa mangiare tanto avidamente e una donna bere tanto idromele?» L’ancella espertissima e astuta che stava seduta di fronte s’affrettò a spiegare: «Freyja non toccava cibo da otto giorni, tanto era il suo desiderio di venire in Jötunheimr». Þrymr parve convinto; di nuovo tuttavia si meravigliò e si insospettì quando si chinò sulla sposa per baciarla: lo sguardo era così infuocato che egli fece un balzo all’indietro nella sala del banchetto. Allora domandò: «Perché sono tanto terribili gli occhi di Freyja? Sembra proprio che in essi vi sia fuoco che arde». L’ancella espertissima e astuta che stava seduta di fronte s’affrettò a spiegare: «Freyja non chiudeva occhio da otto notti, tanto era il suo desiderio di venire in Jötunheimr».
In quel momento entrò nella sala la sorella del gigante e volle chiedere un dono nuziale; ella disse a Thor: «Togli dalle tue mani gli anelli d’oro se vuoi conquistarti la mia benevolenza e il mio amore!» Allora parlò Þrymr, signore dei giganti: «Portate il martello per consacrare la sposa, ponete Mjöllnir sul suo grembo e consacrateci insieme per la mano di Vár!». Gioì Thor nel profondo del cuore, quando riconobbe il martello: subito lo afferrò e colpì a morte Þrymr per primo e subito dopo tutti i suoi. Né risparmiò la vita alla sorella del gigante: lei, che aveva osato chiedere i doni nuziali, ebbe una martellata al posto dell’oro, botte sonanti invece che anelli. Così il figlio di Odino recuperò il martello prezioso.
Fonti principali: Þrymskviða.