Zeus e Meti
Zeus e Meti
a) Taluni Elleni dicono che Atena ebbe un padre chiamato Pallade, un gigante alato a forma di caprone, che in seguito tentò di usarle violenza; ma la dea, strappategli le ali che si applicò alle spalle, e la pelle con cui si fabbricò l’egida, aggiunse il nome di Pallade al proprio, a meno che, come altri sostengono, l’egida non fosse stata fatta con la pelle della Gorgone Medusa, che Atena scorticò dopo che Perseo l’ebbe decapitata.
b) Altri dicono che suo padre fosse un certo Itono, re di Itone nella Ftiotide, e che Atena uccise inavvertitamente Iodama, figlia di codesto re, lasciando che vedesse la testa della Gorgone mentre oltrepassava di notte il sacro recinto: e subito Iodama si trasformò in pietra.
c) Altri ancora sostengono che il padre di Atena fosse Posidone, ma che la dea lo rinnegò e chiese di essere adottata da Zeus, e Zeus volentieri acconsentì.
d) Ma i sacerdoti di Atena narrano così la storia della sua nascita: Zeus inseguiva voglioso la Titanessa Meti che per sfuggirgli assunse diverse forme, ma infine fu raggiunta e fecondata. Un oracolo della Madre Terra disse che sarebbe nata una figlia e che, se Meti avesse concepito una seconda volta, sarebbe nato un figlio destinato a detronizzare Zeus così come Zeus aveva detronizzato Crono, e come Crono aveva detronizzato Urano. Zeus allora, dopo aver indotto Meti, con melate parole, a giacere accanto a lui, improvvisamente spalancò la bocca e la inghiottì, e questa fu la fine di Meti, né più si seppe nulla di lei, benché Zeus sostenesse che dal fondo del suo ventre essa gli dava a volte preziosi consigli. A tempo debito, Zeus fu colto da un terribile dolore di capo mentre camminava lungo le rive del lago Tritone, e gli parve che il suo cranio dovesse scoppiare, e ululò per il dolore tanto da destare gli echi del firmamento. Subito accorse Ermete, che indovinò la causa della pena di Zeus. Egli indusse dunque Efesto o, come altri sostengono, Prometeo, a munirsi di ascia e di maglio per aprire una fessura nel cranio di Zeus, ed ecco balzar fuori Atena, tutta armata, con un potente grido.
Approfondimenti:
1) J. E. Harrison interpreta giustamente il mito della nascita di Atena dalla testa di Zeus come «un disperato espediente mitologico, per liberarla dai suoi precedenti matriarcali». Il mito insiste, in modo dogmatico, sul fatto che la saggezza sia una prerogativa maschile; fino a quell’epoca, soltanto la Grande Dea era stata saggia. Esiodo in verità è riuscito a conciliare nella sua versione tre punti di vista contrastanti: I) Atena, la dea della città degli Ateniesi, era nata per partenogenesi dall’immortale Meti, Titanessa del quarto giorno e del pianeta Mercurio, patrona della saggezza e della sapienza; II) Zeus inghiottì Meti, e ne acquistò la saggezza (vale a dire che gli Achei soppressero il culto dei Titani e attribuirono il monopolio della saggezza al loro dio Zeus); III) Atena era la figlia di Zeus (vale a dire che gli Achei insistettero perché gli Ateniesi riconoscessero il supremo potere patriarcale di Zeus). Esiodo ricalcò lo schema di questo mito da esempi analoghi: Zeus che insegue Nemesi; Crono che divora le sue figlie e i suoi figli; Dioniso che rinasce da una coscia di Zeus; e la leggenda della nascita di Core, che balza fuori dalla testa della Madre Terra aperta da due uomini a colpi di ascia (come si vede sul vaso a figure nere conservato nella Bibliothèque Nationale a Parigi). Dopo di che Atena diventa la fedele interprete di Zeus e deliberatamente sopprime tutti i suoi antecedenti matriarcali. AI suo servizio officiano sacerdoti e non sacerdotesse.
2) La leggenda di Atena che rinnega la paternità di Posidone riguarda probabilmente qualche antico sovvertimento di governo nella città di Atene.
3) Con il mito di Itono (uomo-salice), gli Itoni sostenevano di aver onorato Atena assai prima degli Ateniesi, e il mito stesso dimostra che alla dea era tributato un culto del salice nella Ftiotide, cosi come ne era oggetto, a Gerusalemme, la dea Anatha (doppione di Atena) finché i sacerdoti di Geova la esautorarono e consacrarono a Geova stesso il salice propiziatore di pioggia durante la Festa dei Tabernacoli.
4) lodama, che significa probabilmente «vitella di Io», deve essere stata un’antica immagine litica della dea Luna e la storia della sua trasformazione in pietra è un ammonimento, rivolto alle fanciulle curiose, perché non violino i Misteri.
5) Sarebbe un errore supporre che Atena fosse soltanto o principalmente la dea di Atene. Alcune antiche acropoli le erano consacrate, ivi compresa Argo (Pausania, II 24 3), Sparta (ibidem 3 17 1), Troia (Iliade, V 88), Smirne (Strabone, IV 1 4), Epidauro (Pausania, II 32 5), Trezene (Pausania III 23 10) e Feneo (Pausania X 38 5). Tutte località pre-elleniche.