Zeus ed Era
Zeus ed Era
a) Soltanto Zeus, il Padre del Cielo, può maneggiare la folgore; e con la minaccia del suo scoppio fatale riuscì a tenere sotto controllo la litigiosa e ribelle famiglia degli dèi olimpi. Quando sua madre Rea, prevedendo i guai che la lussuria di Zeus avrebbe provocato, gli proibì di sposarsi, egli, infuriato, minacciò di usarle violenza. E benché subito Rea si trasformasse in un minaccioso serpente, Zeus non si lasciò ammansire, ma, trasformatosi a sua volta in un serpente maschio, si unì a Rea in un nodo indissolubile e fece quanto aveva minacciato di fare. Cominciò così la sua lunga serie di avventure amorose. Egli generò in Temi le Stagioni e le tre Moire; in Eurinome le tre Grazie; le tre Muse in Mnemosine, con la quale si giacque per nove notti; e, come alcuni riferiscono, generò nella ninfa Stige la dea Persefone, regina dell’Oltretomba, che il fratello di Zeus, Ade, sposò con la forza. Zeus estese così il suo potere sopra e sotto la terra, e sua moglie Era lo uguagliava in una cosa sola, poteva cioè concedere il dono della profezia a qualunque uomo o animale le piacesse.
b) Zeus ed Era si azzuffavano di continuo. Irritata dalle infedeltà del marito, Era lo umiliava spesso con tortuosi raggiri. Benché le confidasse i suoi segreti, e a volte ne accettasse i consigli, Zeus non si fidava completamente di Era, ed essa sapeva che, se l’avesse offeso oltre un certo limite, Zeus avrebbe potuto fulminarla. Si rassegnava dunque a intessere intrighi, come accadde in occasione della nascita di Eracle; e a volte si faceva prestare da Afrodite la magica cintura, per risvegliare la passione di Zeus e indebolirne la volontà.
c) Un giorno la superbia e la petulanza di Zeus divennero intollerabili ed Era, Posidone, Apollo e tutti gli altri olimpi, a eccezione di Estia, lo circondarono all’improvviso mentre dormiva e lo legarono al letto con corde di cuoio, annodate cento volte, cosicché non si potesse più muovere. Zeus li minacciò di morte, ma gli dèi avevano già messo le folgori al sicuro e gli rìsero in faccia. Mentre festeggiavano la loro vittoria, e già cominciavano a discutere su chi dovesse
succedere a Zeus, la nereide Teti, prevedendo una guerra civile sull’Olimpo, andò a chiamare il centimane Briareo che rapidamente sciolse tutti i nodi, servendosi di tutte le sue mani, e liberò il suo padrone. Poiché la congiura contro di lui era stata organizzata da Era, Zeus appese la dea al cielo fissandole due bracciali d’oro ai polsi, e le legò un’incudine a ogni caviglia. Gli altri dèi erano angosciati in modo indescrivibile, ma non osarono accorrere in aiuto di Era che lanciava grida strazianti. Zeus infine decise di liberarla se tutti avessero giurato di non ribellarsi mai più; e ciascuno obbedì a malincuore. Zeus punì Apollo e Posidone costringendoli a servire il re Laomedonte, per il quale costruirono le mura di Troia; ma perdonò tutti gli altri, perché avevano agito istigati dai primi.
Approfondimenti
1) I rapporti coniugali tra Zeus ed Era rispecchiano quelli della civiltà dorica, quando cioè le donne perdettero tutti i loro poteri magici, salvo il dono della profezia, e vennero considerate alla stregua di oggetti di proprietà del marito. È possibile che la congiura contro Zeus, salvato dall’intervento di Teti e di Briareo, ricordi una rivoluzione di palazzo organizzata dai principi vassalli contro il Grande Re Sacro, il quale per poco non perdette il trono, e fu salvato da un gruppo di guardie del corpo non elleniche, reclutate in Macedonia, patria di Briareo, e da un distaccamento di Magnesi, devoti di Teti. Se le cose andarono così la congiura fu senz’altro fomentata dalla Grande Sacerdotessa di Era, che il Gran Re punì in modo umiliante, come il mito descrive.
2) II mito di Zeus che usa violenza alla dea madre Rea implica che gli Elleni, devoti a Zeus, si assunsero il patrocinio di tutte le cerimonie funebri e agricole. Rea non voleva che Zeus si sposasse perché fino a quel tempo la monogamia era sconosciuta; le donne prendevano tutti gli amanti che volevano. Zeus che genera le Stagioni in Temi significa che gli Elleni assunsero anche il controllo del calendario; Temi (« ordine ») era la Grande Dea che regolava il succedersi dei tredici mesi dell’anno, suddivisi nelle due stagioni dei solstizi d’inverno e di estate. Ad Atene le due Stagioni erano personificate da Tallo e da Carpo (in origine « Carfo »), che significano rispettivamente « germogliare » e « avvizzire », e nel loro tempio vi era un altare dedicato a Dioniso fallico. Le due Stagioni compaiono in un bassorilievo su roccia a Hattusa o Pteria, ove esse si mostrano come un aspetto duplicato della dea-leonessa Hepta, ritta sulle ali di un’aquila solare bicipite.
3) Carite (« grazia ») era stata in origine la dea vista nel suo aspetto più mite, quando cioè la grande sacerdotessa sceglieva il re sacro come suo amante. Omero parla di due Grazie, Pasitea e Cale, e pare che i loro nomi derivassero da tre parole: Pasi thea cale « la dea che è bella per tutti gli uomini ». Le due Grazie onorate dagli Ateniesi, Auxo (« aumento ») ed Egemona (« potere ») corrispondevano alle due stagioni. In seguito le Grazie furono onorate come triade, da contrapporre alle tre Moire, cioè alla triplice dea vista nel suo aspetto più spietato. Che fossero considerate figlie di Zeus, nate da Eurinome la creatrice, significa che il signore del mondo ellenico aveva la facoltà di disporre di tutte le fanciulle in età da marito.
4) Le Muse (« dee dei monti »), tre in origine (Pausania, IX 29 2), sono la triplice dea nel suo aspetto orgiastico. Soltanto in epoca più tarda Zeus si vantò di essere loro padre. Esiodo le dice figlie della Madre Terra e dell’Aria.