Nascita di Ermete, Apollo, Artemide e Dioniso
Nascita di Ermete, Apollo, Artemide e Dioniso
a) Il lascivo Zeus si giacque con molte Ninfe, discendenti di Titani o di dèi e, dopo la creazione del genere umano, anche con donne mortali; non meno di quattro grandi divinità olimpiche nacquero dai suoi amplessi extraconiugali. Dapprima egli generò Ermete in Maia, figlia di Atlante, che partorì il figlio in una grotta sul monte Cillene in Arcadia. Poi generò Apollo e Artemide in Latona, figlia del Titano Ceo e di Febe, trasformando in quaglie se stesso e Latona al momento dell’unione. Ma Era, ingelositasi, incaricò il serpente Pitone di inseguire Latona tutt’attorno al mondo, e decretò che essa non avrebbe potuto partorire in alcun luogo dove brillasse il Sole. Sulle ali del Vento del Sud, Latona giunse infine a Ortigia presso Delo, dove mise alla luce Artemide, che appena nata aiutò sua madre ad attraversare lo stretto e a Delo, tra un olivo e una palma da datteri che crescevano sulle pendici settentrionali del monte Cinto, Latona si sgravò di Apollo dopo nove giorni di travaglio. Delo, che fino a quel giorno era stata un’isola vagante, si immobilizzò nel mare e per decreto divino nessuno può più nascervi o morirvi: i malati e le donne incinte vengono trasportati a Ortigia.
b) Non si è stabilito con certezza chi fosse la madre di Dioniso, figlio di Zeus; taluni parlano di Demetra, o di Io; altri di Dione; altri di Persefone, cui Zeus si accoppiò trasformandosi in serpente; altri ancora di Lete.
c) Ma la versione più comune è questa: Zeus, travestito da uomo mortale, ebbe un’avventura segreta con Semele (« Luna ») figlia di Cadmo re di Tebe, e la gelosa Era, assunte le sembianze di una vecchia vicina, consigliò a Semele, già incinta di sei mesi, di fare una singolare richiesta al suo amante: che egli cioè cessasse di ingannarla, rivelandosi a lei nella sua vera forma e natura. Altrimenti essa avrebbe potuto sospettare che si trattasse di un mostro. Semele seguì quel consiglio e, quando Zeus rifiutò di accondiscendere, gli negò il suo letto. Il dio allora, furibondo, le apparve fra tuoni e folgori e Semele ne morì. Ma Ermete salvò il bambino: lo cucì infatti nella coscia di Zeus dove egli poté maturare per altri tre mesi, e a tempo debito venne alla luce. Ecco perché Dioniso è detto « nato due volte » o anche « il fanciullo della doppia porta ».
Approfondimenti
1) Gli stupri compiuti da Zeus ricordano certamente le conquiste elleniche dei santuari dell’antica dea, come quello del monte Cillene, a esempio; i suoi matrimoni invece ricordano l’antica usanza di dare l’appellativo di « Zeus » al re sacro del culto della quercia. Ermete, il figlio nato da Zeus in seguito allo stupro di Maia (un appellativo della dea Terra come Vegliarda), non era, in origine, un dio, ma personificava le virtù totemistiche di un simulacro fallico. Tali simulacri stavano al centro delle danze orgiastiche in onore della dea.
2) Uno degli elementi formanti la composita divinità di Apollo fu forse costituito da un sorcio oracolare (Apollo Sminteo, cioè Apollo sorcio, è uno dei più antichi appellativi del dio, vedi 158 2), consultato nel tempio della Grande Dea, il che forse spiega perché Apollo si dicesse nato dove il sole non brillava mai, cioè sotto terra. I topi erano associati alle malattie e alle loro cure e gli Elleni perciò venerarono Apollo come dio della medicina e della profezia; in seguito si diffuse la leggenda che egli fosse nato tra un albero di olivo e una palma da datteri, sulle pendici settentrionali di una montagna. Apollo fu detto gemello di Artemide, la dea del parto, e figlio di Latona (nata dai Titani Febe « luna », e Ceo « intelligenza ») che aveva un culto in Egitto e in Palestina come Lat, dea della fertilità, dell’olivo e della palma da dattero; ecco perché si narra che giungesse in Grecia sulle ali del Vento del Sud. In Italia Leto (come suona il nome greco) divenne Latona (« Regina Lat »). Il suo litigio con Era ricorda forse un conflitto tra tribù immigrate dalla Palestina e tribù indigene che avevano il culto di una diversa dea-terra. Il culto del topo, che a quanto pare la dea portò con sé, era molto diffuso in Palestina (l libro di Samuele VI 4 e Isaia LXVI 17). Il mito di Pitone che insegue Apollo ci ricorda l’usanza greca e romana di tenere in casa dei serpenti perché divorassero i topi. Ma Apollo era anche l’ombra del re sacro che aveva mangiato la mela: la parola Apollo infatti deriva forse dalla radice abol, mela, anziché da apollunai, distruggere, come di solito la si interpreta.
3) Ad Artemide, che fu in origine una dea orgiastica, era sacra la lasciva quaglia. Stormi di quaglie si fermavano probabilmente a Ortigia per interrompere il loro lungo viaggio verso nord, durante la migrazione primaverile. Per Omero (Iliade IV 101) Apollo è « licegene », cioè nato in Licia; gli Efesini si vantavano che egli fosse nato a Ortigia presso Efeso (Tacito, Annali III 61), e sia gli abitanti di Tegira in Beozia, sia quelli di Zostera in Attica lo dicevano nato nella loro città (Stefano di Bisanzio sub voce Tegira). A un certo punto tuttavia Delo fu dichiarata ufficialmente luogo di nascita del dio, e può darsi che da un’errata interpretazione di tale episodio nascesse la leggenda dell’isola un tempo vagante, e poi fissatasi al fondo del mare.
4) Dioniso fu in origine, probabilmente, il divino paredro che la dea uccideva ritualmente con la folgore il settimo mese dopo il solstizio d’inverno e che le sue sacerdotesse divoravano. Ciò spiega perché gli venissero attribuite tante madri: Dione la dea della quercia; Io e Demetra, dee del grano; Persefone, dea della morte. Plutarco, quando parla di lui come di « Dioniso, figlio di Lete » (« oblio »), allude alla sua più tarda personificazione del dio della Vite.
5) La vicenda di Semele, figlia di Cadmo, pare ricordi i metodi sbrigativi adottati dagli Elleni in Beozia per porre fine al tradizionale sacrificio del re sacro: Zeus olimpio afferma il suo potere, prende il re sacro sotto la sua protezione e annienta la dea con la folgore. Dioniso diventa così immortale, dopo essere rinato da un padre immortale. Semele era onorata ad Atene durante le Lenee, cioè la Festa delle Donne Invasate, quando un giovane toro, che rappresentava Dioniso, era tagliato in nove pezzi e sacrificato alla dea; un pezzo veniva bruciato e il resto divorato dai fedeli. Semele viene di solito interpretata come una variante di Selene (« luna »), e nove era il numero tradizionale delle orgiastiche sacerdotesse della Luna che prendevano parte a tali feste: nove sacerdotesse danzano attorno al re in una pittura rupestre nella grotta di Cogul, e ancora nove sono gli accoliti di San Sansone di Dol uccisi e divorati in epoca medievale.