Lilian Harvey

LILIAN HARVEY

Lilian Harvey è una delle più luminose tra le stelle del firmamento UFA. Esile, piccola, con grandi occhi blu e riccioli biondi, appariva molto diversa dall’opulenta Henny Porten o dalla barocca Zarah Leander, in confronto alle quali sembrava un elfo. Nata il 19 gennaio 1907 nel sobborgo londinese di Muswell Hill, Lilian Muriel Helen Pape (questo il vero nome della Harvey) si trovò in Germania a un mese dallo scoppio della prima guerra mondiale mentre si trovava in viaggio con la madre. Poiché era debole e denutrita, i genitori la mandarono in Svizzera per riprendersi. Frequentò quindi le scuole a Solothurn, prendendo contemporaneamente lezioni di ballo dalla famosa Mary Zimmermann a Berlino. Ciò spiega perché, pur essendo inglese, l’attrice avesse assorbito a tal punto i comportamenti e le tecniche di lavoro tedeschi, da essere considerata un’attrice nazionale. Appena sedicenne, fu scritturata dalla Schwarz-Revue, una compagnia di ballo viennese con la quale si recò in tournée non solo nelle maggiori città tedesche, ma anche a Budapest, Praga, Vienna. Proprio in quest’ultima città, al Ronacher Theater, la notò il regista Richard Eichberg. Dopo il suo debutto in cinema con Der Fluch [La maledizione], 1923, interpretò ancora undici film, tutti girati a Vienna. La sua figura di soubrette agile a ammanierata calzava perfettamente al ruolo di protagonista di La casta Susanna (Die keusche Susanne, 1924), una versione cinematografica dell’omonima operetta, riadattata per lo schermo da Jean Gilbert. Il film segnò il primo successo della Harvey e la sua prima apparizione in coppia con Willy Fritsch, che sarà suo partner fisso in 13 film ancora. Trilingue, l’attrice girava spesso versioni inglesi e francesi dei suoi lavori, doppiandosi da sola e avendo spesso partners prestigiosi come Laurence Olivier e Charles Boyer. Nell’arco della sua carriera cercò di non fossilizzarsi mai in un ruolo e di restare quel che era: una ragazza spontanea, moderna, a suo agio tanto sui campi da golf, quanto dietro la macchina da scrivere. Per via della sua interpretazione in Valzer d’amore (Liebesvalzer, 1930) incantevole cineoperetta ricca di charme e trovatine, di lei si accorse Erich Pommer, il talent-scout più geniale che la storia del cinema ricordi. In questo “classico” della cinematografia (citato da A. Bauer al secondo posto nella classifica dei film sonori della stagione 1929-’30), la Harvey impersonava la principessa Eva von Lauenburg. A corteggiarla, come sempre, Willy Fritsch, nei panni di Bobby Fould, figlio del re delle automobili, che per lei cantava, languido: «Tu sei la fanciulla più dolce del mondo» («Du bistdie süsseste Mädel der Welt»). Valzer d’amore fu distribuito anche all’estero, persino in Giappone.

f117Come molti attori dell’epoca, la Harvey ben presto si accorse che il sonoro non le rendeva giustizia. Ma non si lasciò scoraggiare tanto in fretta: la sua grande occasione non era ancora arrivata. Con il film-operetta La sirenetta dell’autostrada (Die drei von der Tankstelle, 1930), la Harvey fornì una delle sue prove migliori. Ottenuto un contratto UFA da Pommer, che per motivi d’incasso la volle sempre in coppia con Willy Fritsch (il pubblico credeva che i due facessero coppia fissa anche in privato, mentre Fritsch era sposato con l’attrice Dinah Grace) la Harvey sfoggiò tutto il suo repertorio nel personaggio di Lilian Cossmann. Difficile dire per quale motivo l’Ufficio Censura del Reich vietasse il film il 1° ottobre 1937. Probabilmente perché al risvolto operettistico il regista viennese Wilhelm Thiele aveva sovrapposto le realistiche tranches de vie di tre amici morti di fame, ma pieni di speranze (nel periodo in cui il film venne girato, in Germania si contavano tre milioni di disoccupati). Nel 1931 Il Congresso si diverte (Der Kongress tanzt) riunì i nomi di punta del cinema tedesco degli anni della cineoperetta: Erik Charell (poi emigrato a Hollywood), la coppia Harvey-Fritsch e gli sceneggiatori Falk e Liebmann. Ambientato nella Vienna del celebre Congresso, il film propose la Harvey nella parte, graziosissima, della guantaia Christel, affascinata dallo zar Alessandro I di Russia. Questa fu la grande occasione dell’attrice che, scaltra e garbata, traduceva le sue biricchinerie in canzoni a tempo di valzer, come nella famosa «Da gibt’ nur einmal, das kommt nie wieder» («Questo accade una volta sola e non ritorna più») cantata durante una passeggiata in carrozza per le stradine strette di Vienna.

Grazie anche al regista Charrel, che, provenendo dal teatro, si trovava per la prima volta dietro la macchina da presa, la Harvey detto il meglio di sé, arrivando a conquistare anche il mercato hollywoodiano. Ma sotto il sole della California Lilian non fu più la stessa, anche perché Hollywood era il paradiso delle bionde. Ginger Rogers, Jean Harlow, Carole Lombard incarnavano meglio di lei il “sogno biondo”. L’UFA, rassegnata a vedersi “soffiare” dalla FOX la sua ‘punta di diamante’, la vide tornare sotto le sue ali protettrici appena un paio di anni dopo la sua partenza.

Nel 1935, conclusa l’esperienza americana, la Harvey tornò in una Germania molto diversa da come l’aveva lasciata. Il filone della commedia musicale era stato temporaneamente accantonato per dar spazio ai film di propaganda; bisognerà attendere il 1935 per rivederla nella parte, a lei tanto congeniale, di ballerina. Eppure Rose nere (Schwarze Rosen, 1935), film sulla lotta di liberazione combattuta dalla Finlandia contro la Russia zarista, pendeva più sul versante propagandistico , che su quello dell’entertainment, nonostante alcuni gradevoli numeri musicali; mentre con Fanny Elssler la Harvey tornava a danzare sul serio.

Per questo musical ispirato alla vita della celebre ballerina Fanny Elssler, l’attrice ebbe a disposizione un corpo di ballo composto da novantuno ballerine e cinquantasei danzatori che, al centro di un’enorme sala, si producevano in una pantomima di nozze con motivi giavanesi. La Harvey eseguì, da solista, sei numeri di danza. Fanny Elssler fu senz’altro Il film della Harvey che, minuta ma energica, sembrò tornare, per un attimo, alla leggiadria di Christel in IlCongresso si diverte. Di lì a poco, in Sette schiaffi (Sieben Ohrfeigen, 1937) e in Frau am Steuer [Donna al volante], 1939, Lilian comparve nuovamente al fianco di Willy Fritsch. Nel primo film distribuiva sonori ceffoni al povero Willy, nel ruolo di un gentiluomo gabbato dall’alta finanza; nel secondo abbandonava i panni della segretaria super-efficiente della Donau-Bank per indossare quelli, ben più comodi, della casalinga.

Nel 1938 girò Castelli in aria di Augusto Genina in versione italo-tedesca: un autentico fiasco che affossò per sempre il suo personaggio di ragazzetta briosa. Se si esclude Caprìccio (1938), dove l’attrice si esercita in un paio di divertenti travestimenti da uomo, il suo successo, dipeso in parte dalla facilità di ingredienti (canzoni, balli e Willy Fritsch), si andò appannando sempre più.

Durante la guerra per la Harvey corsero tempi duri. Volendo finanziare i suoi film (Serenade e Miquette) fu costretta a vendere i numerosi gioielli e il castello di Tetelen, in Ungheria. Da Parigi, dove si era trasferita, passò in Spagna e poi in Sudamerica, per approdare infine negli Stati Uniti, dove Nòel Coward le affidò una parte nella sua Commedia degli spiriti. Nel 1951 tornò in Germania, ma i suoi tentativi di come-back fallirono tutti, anche se i suoi vecchi motivi degli anni Venti e Trenta erano stati incisi in tredici lingue. Tutta la delusione per questo mancato ritorno e per il fallimento del suo matrimonio con il cantante Valeur Larsen (sposato il 7 febbraio 1953 e lasciato nel maggio 1954) trovò sfogo in un libro di memorie: Es war nur ein Traum [Era solo un sogno, 1956). L’attrice è morta nella sua villa di Antibes, “Asmodée”, il 27 luglio 1968, amorevolmente assistita dal famoso ballerino e fedele amico Serge Lifar.

Share

Comments are closed.