Capitolo 4 del libro “Adolf Hitler, il mio amico di gioventù”
Continua la traduzione da parte di Pasquale Piraino del libro di Kubizek, Adolf Hitler, il mio amico di gioventù. Qui il capitolo terzo.
Capitolo 4
Quando la incontrai per la prima volta Klara Hitler aveva quarantacinque anni ed era vedova da due. Appena la vidi io provai (non so bene perché) un sentimento di simpatia per lei e sentii che avrei voluto esserle utile in qualche modo. Lei era davvero felice che Adolf fosse riuscito a trovare un buon amico del quale potersi fidare e per questo motivo anche io ero simpatico alla signora Hitler. Quante volte essa riversò su di me tutte le preoccupazioni che Adolf le causava e quanto ferventemente sperava di ottenere il mio aiuto nel persuaderlo a seguire il desiderio di suo padre nella scelta di un lavoro! La delusi, ma lei non se la prese, capendo che le ragioni alla base delle scelte di Adolf erano sin troppo profonde ed al di là della mia influenza.
Adolf gradiva l’ospitalità nella casa dei miei genitori e per la stessa ragione io mi recavo spesso da sua madre ed ogni volta che andavo via la signora Hitler mi chiedeva sempre di tornare di nuovo. Mi considerava ormai parte della loro famiglia e d’altronde non c’era nessun altro che si recasse a casa loro.
L’edificio al numero 31 di Humboldtstrasse era in stile popolare, ma non sgradevole alla vista e consisteva di tre piani: gli Hitler abitavano al terzo. Riesco ancora a visualizzare, nella mia memoria, l’umile appartamento: la piccola cucina, dotata di mobili color verde, aveva una sola finestra che guardava sul cortile. Il soggiorno invece, dove erano sistemati i letti di sua madre e della piccola Paula, guardava alla strada. Su un lato della parete era appeso un ritratto di suo padre, raffigurato con la tipica espressione da impiegato, grave e composta, il cui serio aspetto risultava mitigato da un paio di baffi ben curati, simili a quelli dell’imperatore Francesco Giuseppe. Adolf viveva e studiava in una stanzetta posta dietro la camera da letto.
Paula, la piccola sorella di Hitler, aveva nove anni quando per la prima volta incontrai la famiglia Hitler. Era una bimba piuttosto carina, calma e riservata. Non ho mai conosciuto il suo lato gioioso. Ci prendemmo particolarmente in simpatia l’uno con l’altra, ma Adolf non le era particolarmente vicino, questo probabilmente a causa della grande differenza d’età (egli si rivolgeva a lei come “alla bambina” ). Paula non si è mai sposata ed oggi vive a Königssee, presso Berchtesgaden.
Un’altra conoscenza che feci all’interno della famiglia Hitler era una giovane ragazza dall’aspetto splendido di circa vent’anni, chiamata Angela, il cui ruolo nella famiglia all’inizio non capii bene, nonostante essa chiamasse “Madre” Klara Hitler, proprio come faceva Paula. Solo più tardi capii la soluzione di questo mistero: Angela, nata il 28 luglio del 1883, quindi sei anni prima di Adolf, proveniva da un precedente matrimonio del padre di Adolf. Sua madre, Franziska Matzelsberger, morì nell’anno successivo alla sua nascita; cinque mesi dopo suo padre sposò Klara Pölzl e Angela riconobbe lei come madre, visto che non possedeva ancora alcun ricordo della sua vera genitrice. Nel settembre del 1903, circa un anno prima che io conoscessi Adolf, Angela aveva sposato un funzionario delle entrate chiamato Raubal. Lei viveva con suo marito vicino alla casa degli Hitler e spesso si recava a far visita alla sua matrigna, ma non la portava mai a casa sua; in verità non ho mai conosciuto questo Raubal. Angela era molto diversa dalla signora Hitler, una ragazza gioiosa che amava la vita ed adorava ridere: in qualche modo portava una ventata di vitalità in quella famiglia. Pur possedendo un aspetto comune lei era molto bella, particolarmente nei suoi capelli scuri come quelli di Adolf.
Tramite la descrizione di Adolf e gli accenni di sua madre io arrivai a capire che Raubal era un ubriacone. Adolf lo odiava al punto da vederlo come la personificazione di tutto quello che egli detestava in un uomo: passava il suo tempo nei pub, bevendo e fumando, giocando tutti i suoi soldi e soprattutto egli era un impiegato statale; come se tutto questo non fosse già abbastanza, Raubal pensava che fosse un suo dovere sostenere l’idea del suo patrigno di far intraprendere anche ad Adolf la strada dell’impiego pubblico. Tutto questo era sufficiente per inimicarsi del tutto Adolf. Quando lui parlava di Raubal la sua faccia assumeva un aspetto davvero minaccioso; forse era proprio il dichiarato odio di Adolf che teneva il marito della sua sorellastra lontano dalla Humboldtstrasse. Quando Raubal morì, solo pochi anni dopo il suo matrimonio con Angela, la rottura tra lui ed Adolf era già completa. Angela sposò poco tempo dopo un architetto di Dresda e morì a Monaco nel 1949.
Adolf mi disse in seguito che dal secondo matrimonio di suo padre nacque anche un figlio, Alois, che passò la sua infanzia presso la famiglia Hitler, ma che la lasciò quando si trasferirono a Lambach. Questo fratellastro di Adolf, nato a Braunau il 13 Dicembre del 1882, era sette anni più vecchio di lui. Mentre suo padre era in vita egli passò da Leonding due volte, ma per quanto ne so io non venne mai nella Humboldtstrasse. Non ha mai giocato un ruolo importante nella vita di Hitler e non ebbe alcun interesse nella carriera politica di Adolf. Stette prima a Parigi, poi a Vienna, più tardi a Berlino e oggi, diciassette anni dopo, vive ad Amburgo. Il suo primo matrimonio è stato con una donna olandese dalla quale ha avuto un figlio, William Patrick Hitler, il quale nell’agosto del 1939 ha pubblicato un pamphlet intitolato “Mio zio Adolf” . Il figlio del suo secondo matrimonio, Heinz Hitler, è caduto da ufficiale presso il fronte orientale.
Alla signora Hitler non piaceva parlare di sé stessa e delle sue preoccupazioni, nonostante si sentisse risollevata di discutere con me delle sue perplessità su Adolf. Naturalmente non era contenta delle vaghe e (per lei) sciocche fantasie circa il futuro da artista del figlio. La preoccupazione circa il benessere futuro dell’unico figlio rimastole la deprimeva sempre. “Il nostro povero padre non può riposare nella sua tomba” , così diceva spesso ad Adolf, “perché tu non rispetti il suo desiderio. L’obbedienza è il tratto distintivo di un buon figlio, ma tu non conosci il significato di questa parola. Per questo i tuoi studi non sono andati bene ed ancora non stai concludendo nulla” .
A poco a poco cominciai a capire le sofferenze di questa donna. Non se ne lamentò mai, però mi raccontò dei tempi duri che aveva dovuto attraversare durante la sua giovinezza.
Così imparai a conoscere, in parte personalmente ed in parte dai loro discorsi, la famiglia Hitler. Di tanto in tanto essi parlavano di alcuni parenti nel Waldviertel, ma era per me difficile distinguere le parentele del padre da quelle della madre; in ogni caso, gli unici parenti degli Hitler risiedevano nel Waldviertel, un po’ come per tutti i funzionari austriaci i cui parenti erano sparsi per tutto il paese. Solo tempo dopo mi accorsi che la linea familiare paterna e quella materna di Hitler si erano fuse dopo la seconda generazione in modo tale che dal nonno in su Adolf possedeva un’unica serie di antenati. Ricordo che una volta Adolf visitò dei parenti nel Waldviertel e che mi inviò una cartolina da Weitra, la parte del Waldviertel più vicina alla Boemia. Non so di preciso il motivo che lo condusse lì e lui non parlava mai molto volentieri dei suoi parenti residenti in quella regione: preferiva descrivere il paesaggio, indicandolo come povero e sterile, in forte contrasto con la ricca e fertile valle del Danubio di Wachau. Questo selvaggio e duro paese era la patria sia dei suoi antenati paterni che di quelli materni.
La signora Klara Hitler, nata Pölzl il 12 Agosto del 1860 a Spital, un povero paesello nel Waldviertel, era figlia di Johann Baptist Pölzl, un semplice contadino. Il nome da nubile di sua madre era Johanna Hüttler. Il cognome “Hitler” è scritto in modi diversi in vari documenti: esiste nelle varianti Hiedler e Hüttler, mentre Hitler venne utilizzato per la prima volta dal padre di Adolf.
Questa Johanna Hüttler, nonna materna di Adolf, era, secondo i documenti, la figlia di un certo Johann Nepomuk Hiedler. Così Klara era direttamente imparentata con la famiglia Hüttler-Hiedler, dato che Johann Nepomuk Hiedler era il fratello di un certo Johann Georg Hiedler che compare nei registri battesimali di Döllersheim come padre del padre di Adolf. Klara Pölzl quindi era in realtà la cugina di secondo grado di suo marito. Alois Hitler invece prima del loro matrimonio si riferiva a lei indicandola semplicemente come una nipote.
Klara Pölzl visse una misera infanzia in una povera e triste casa nella quale abitavano sin troppi bambini. Nel 1875, quando era appena quindicenne, un suo parente, il doganiere Alois Schicklgruber di Braunau, la invitò a stabilirsi nella sua casa per dare aiuto a sua moglie nelle faccende domestiche. Alois Schicklgruber, il quale solo negli anni successivi assunse il cognome Hiedler, che dopo cambiò in Hitler, era allora sposato con Anna Glasl-Hörer. Questo primo matrimonio di Alois Hitler con una donna di quattordici anni più vecchia di lui non ebbe grossi problemi ed Alois si risposò solo nel 1883, quando la sua prima moglie morì, con Franziska Matzelsberger, che era più giovane di lui di ventiquattro anni. Da questo matrimonio nacquero due bambini, Alois ed Angela, il fratellastro e la sorellastra di Adolf. Klara, la quale continuò a vivere nella casa durante il periodo nel quale egli rimase vedovo dalla prima moglie, la lasciò dopo il secondo matrimonio per trasferirsi a Vienna. Quando Franziska, la seconda moglie, si ammalò gravemente dopo la nascita della figlia, Alois Hitler richiamò indietro sua nipote a Braunau. Franziska morì il 10 agosto del 1884, dopo due anni scarsi dal matrimonio: devo specificare che Alois, il loro primo figlio, nacque fuori dal legame matrimoniale e venne in seguito adottato da suo padre. Il 7 gennaio del 1885, sei mesi dopo la morte della sua seconda moglie, Alois Hitler sposò sua “nipote” Klara, che già aspettava un figlio da lui, il primogenito, Gustav. Questi nacque il 17 maggio del 1885, appena 5 mesi dal loro matrimonio, e morì il 9 dicembre del 1887.
Nonostante Klara Pölzl fosse solo una cugina di secondo grado, la coppia per potersi sposare ebbe bisogno di una dispensa ecclesiastica. La domanda di matrimonio può ancora essere letta nella lenta e chiara grafia di un funzionario austroungarico presente in un documento ancora conservato negli archivi dell’episcopato di Linz sotto il numero identificativo 6911/11/2 1884. Il documento recita questo:
Richiesta di matrimonio di Alois Hitler e della sua fidanzata Klara Pölzl .
Reverendissimo vescovo!
Costoro hanno deciso di sposarsi nella più umile devozione. Secondo l’albero genealogico allegato essi incorrono nel divieto canonico riguardo alle parentele dal terzo grado sino al secondo. Richiedono comunque devotamente che il reverendo vescovo procuri loro la dispensa al matrimonio per i seguenti motivi; secondo l’allegato certificato di morte lo sposo è vedovo dal 10 agosto di quest’anno ed è padre di due figli: un maschio di due anni e mezzo (Alois) ed una femmina di un anno e due mesi (Angela), per le cui cure ha bisogno di una donna poiché lui, a causa del suo lavoro, sta lontano da casa tutto il giorno e spesso anche la notte. Quindi è per lui difficile attendere all’educazione e alla crescita dei due bambini. La sposa ha curato i bambini sin dalla morte della loro madre e loro le sono molto affezionati,quindi si può ragionevolmente pensare che essi potrebbero crescere bene all’interno di un felice matrimonio. Inoltre la sposa non versa in buone condizione economiche ed è quindi improbabile che le si possa ripresentare un’altra occasione per un buon matrimonio.
Per questi motivi il sottoscritto riporta la loro devota richiesta per l’ottenimento della dispensa dall’impedimento d’affinità.
Braunau, 27 ottobre, 1884
ALOIS HITLER, sposo — KLARA PÖLZL, sposa
L’albero genealogico allegato era così composto:
Johann Georg Hiedler — Johann Nepomuk Hiedler
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Alois Hitler Johanna Hiedler (sposata Pölzl)
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Klara Pölzl
Il vescovo di Linz dichiarò sé stesso incapace di attendere a questa decisione e inoltrò richiesta a Roma, dove la dispensa venne concessa tramite un decreto papale.
Il matrimonio di Alois Hitler con Klara è stato descritto come felice da molti conoscenti, probabilmente grazie al temperamento sottomesso ed accomodante della moglie. Riguardo al matrimonio però una volta essa mi disse: “ Tutto quello che avevo sognato e sperato da ragazza non si è mai avverato durante il mio matrimonio”; poi aggiunse rassegnata “Ma accade mai una cosa del genere?” .
La nascita dei bambini, in rapida successione, rappresentò un forte trauma fisico e psicologico per la fragile donna: nel 1885 nacque Gustav, nel 1886 una figlia, Ida, che morì due anni dopo, nel 1887 un figlio, Otto, che visse solo tre giorni, ed il 20 aprile del 1889 un altro figlio, Adolf. Quanta sofferenza si nasconde dietro queste cifre crude! Quando Adolf nacque altri tre bambini erano già morti: con quale cura la madre deve avere cresciuto questo quarto figlio! Una volta mi disse che Adolf era un bambino molto debole e che lei ha perennemente vissuto con la paura di perdere anche lui.
Probabilmente la morte prematura dei tre figli era dovuta al fatto che i genitori erano stretti da vincoli di sangue, ma lascio agli esperti di medicina il responso finale. In questo legame io voglio attirare l’attenzione su di un altro punto che, secondo me, è da considerare massimamente importante.
Il tratto predominante nel carattere del mio amico era, come scoprii io stesso, la straordinaria coerenza insita in tutto quello che diceva o faceva. C’era nel suo temperamento qualcosa di fermo, inflessibile, inamovibile, fermamente rigido, che si manifestava nella sua profonda compostezza e predominava su tutte le altre sfaccettature del suo carattere. Adolf non poteva modificare facilmente la sua natura o il suo pensiero e tutto ciò che ricadeva nei rigidi confini del suo essere vi rimaneva inalterato per sempre. Quante volte l’ho sperimentato! Mi ricordo quello che mi disse quando ci rincontrammo nel 1938, trent’anni dopo il nostro ultimo incontro: “Non sei cambiato Kubizek, sei solo diventato più vecchio” . Se questo era vero per me, ancora di più lo era per lui! Non è mai cambiato.
Ho cercato di trovare una spiegazione a questo tratto fondamentale del suo carattere. L’influenza dell’ambiente dove è cresciuto o dell’educazione ricevuta difficilmente lo possono spiegare, ma credo di potere dire (nonostante io sia completamente profano verso la genetica) che l’effetto biologico del matrimonio tra familiari deve essersi in qualche modo “fissato” nei figli e che questa sorta di “idea fissa” debba avere generato quel tipo di carattere. Era proprio a causa di questa profonda inflessibilità che Adolf Hitler causò innumerevoli pene a sua madre.
Ancora una volta il cuore di questa madre fu messo a dura prova dal destino. Cinque anni dopo la nascita di Adolf, il 24 marzo del 1894, essa diede alla luce un quinto figlio, un maschio, Edmund, che morì giovanissimo il 29 giugno del 1900 a Leonding. Nonostante Adolf non possedesse alcun ricordo dei primi tre bambini nati a Braunau e non parlasse mai di loro, ricordava chiaramente suo fratello Edmund, dato che quando morì lui aveva già undici anni ed una volta mi disse che Edmund morì a causa della difterite. La più giovane dei figli, una bimba chiamata Paula, nata il 21 gennaio del 1896, sopravvisse.
Così a causa della loro morte prematura Klara Hitler venne privata di quattro dei suoi sei figli; probabilmente il suo cuore di madre venne spezzato da queste terribili prove. Solo la cura dei due figli sopravvissuti la spingeva a vivere e questo fu un compito che dopo la morte del marito essa portò avanti da sola. Una piccola consolazione era costituita da Paula, una bambina calma e giudiziosa. Tutte le sue ansie peggiori erano invece dirette verso l’unico figlio maschio rimastole, preoccupazioni che cessarono solo con la sua morte.
Adolf amava profondamente sua madre, lo giuro a tutti gli uomini davanti a Dio. Ricordo più occasioni durante le quali egli manifestò l’amore per sua madre, in modo ancora più profondo e appassionante durante la sua ultima malattia. Non parlava mai di lei senza manifestare un profondo attaccamento e tutto sommato era davvero un buon figlio. Era oltre le sue capacità il potere esaudire il desiderio che più le stava a cuore, il vederlo iniziare una sicura carriera pubblica. Quando ci recammo a vivere insieme a Vienna egli portava sempre con sé una foto di sua madre.