Thor (Þórr) – prima parte

Thor (Þórr)

È un dio della stirpe degli Asi assai amato e venerato, tanto che la sua figura, che in epoca pagana rivaleggiava per la supremazia con Odino, fu in seguito tenacemente opposta al «bianco Cristo», il nuovo dio proveniente dal Sud.

thorThor è detto fratello di Meili, figlio di Odino e di Jörò, sposo di Sif, padre della fanciulla Þrúðr e di Móði. Un altro figlio, Magni, ha avuto con la gigantessa Járnsaxa. Thor è anche patrigno di Ullr e figliastro di Vingnir e Hlóra. Egli ha inoltre due servitori, Þjálfi e Röskva, che gli furono affidati dal padre (un gigante?).

La dimora di Thor ha nome Þrúðheimr «Paese della forza» o anche Þrúðvangar (o Þrúðvangr) «campi della forza». Là egli possiede la sala Bilskírnir, forse «[luogo] sereno [solo] per brevi attimi» (o «indistruttibilmente forte»). Essa ha cinquecento e quaranta stanze con arcate ed è la più grande fra le dimore degli dèi. Thor possiede un’arma eccellente, che è il martello Mjöllnir donatogli dai nani: per impugnarlo ha bisogno di speciali guanti di ferro. Inoltre ha una cintura di forza: quando se ne cinge, la sua potenza divina raddoppia.

Thor è il dio del tuono e come tale è molto antico; la sua figura è parallela ad altre simili della tradizione indoeuropea: Indra, Taranis, Giove. Come Juppiter è infatti inteso nella interpretatio romana, il che appare soprattutto dal nome del «giovedì», che è in antico nordico Þórsdagr m. Parallelo a Thor è anche il dio Horagalles della tradizione lappone, che probabilmente da lui deriva (il nome è tratto verosimilmente da Þórrkarl).

I tuoni e i fulmini che scuotono il cielo durante le tempeste sono manifestazione della sua potenza divina. Del tuono si dice che viene provocato dal passaggio nel cielo del carro del dio. Il nome stesso del dio significa «tuono». Alla sua abitudine di spostarsi nel cielo sul carro trainato da due capri fa riferimento l’appellativo che gli viene attribuito di ÖkuÞórr «Thor del carro». Nel lessico e nel folclore scandinavo restano tracce di questa antica concezione. In Svezia, ancora nel XVII secolo la parola per «tuono», åska f., si scriveva åsekia, cioè «il procedere del dio (ase) su un veicolo». Nel folclore della Svezia orientale restano espressioni quali åsen kör «il dio (ase) guida il carro», per intendere «tuona», e åsaregn n. «pioggia del dio (ase)», per indicare la pioggia che cade quando tuona, ritenuta particolarmente efficace per la fertilità dei campi. Sempre in svedese si ha il termine Thoråk (o Toråk) che significa «tuono» ed è composto dal nome del dio più åka «andare su un veicolo». In norvegese sono presenti toredoønn e toreslått, entrambi «colpo di tuono», che tuttavia letteralmente significano l’uno «fracasso di Thor» e l’altro «colpo di Thor». In islandese sono ricordati i termini reiðarduna f., reiðarslag n., reiðarÞruma f. «scoppio di tuono» e reiðartyr m. «dio del carro». Certamente da collegare qui è un altro appellativo di Thor, Rymr «rumore». Thor quale dio del tuono seduto sul carro trainato dai capri era rappresentato in un tempio in Trondheimen in Norvegia e in un altro in Gudbrandsdalen: ivi è descritto anche col martello in pugno. Il nome del dio Hlórriði (o Hloriðì), che significa «cavaliere fortemente risonante», va certamente collegato a questi concetti.

Il lampo, simbolo visibile del dio (accanto al tuono che, come si è detto, ne è la manifestazione udibile), concentra il potere sovrano creatore o distruttore dell’energia celeste: è fuoco dal quale scaturisce l’acqua feconda della pioggia. L’arma da cui è prodotto è il martello magico del dio, che rappresenta l’utensile nel quale è concentrata e posseduta la potenza del dio del cielo. Sotto forma di croce uncinata, ascia o martello (che viene sempre più assumendo forma simile alla croce cristiana), quest’arma è raffigurata con molta frequenza nell’iconografia. Della diffusione e dell’importanza di tale simbolo anche in epoca cristiana testimonia fra l’altro Saxo, il quale riferisce che il re Magnus Nilsson sottrasse agli Svedesi come bottino di guerra alcuni martelli di grosse dimensioni ritenuti sacri perché simbolo del dio Thor.

Il martello di Thor ha funzione consacratrice, cioè di trasmissione dell’energia divina potente contro i demoni: così appare da diverse iscrizioni runiche nelle quali si trova una formula che invoca il dio e anche presumibilmente sulla fibula i di Nordendorf (Baviera, Germania, inizio del vii secolo), su cui si legge wigiÞonar «Thor consacratore». Talvolta sulle pietre runiche è raffigurato il martello stesso. Con il suo martello Thor consacra anche l’unione coniugale. Il potere antidemoniaco dell’arma di Thor ne fa strumento eccellente della lotta contro i giganti, demoni dell’oscurità e del caos, dei quali il dio è il massimo antagonista. Famose sono le imprese contro Hrungnir e Geirrøðr. Thor è altresì l’uccisore del gigante che, essendosi offerto di costruire un nuovo recinto per gli dèi, pretendeva in cambio Freyja, il sole e la luna. Gli scaldi Vetrliði Sumarliðason e Þórbjörn Poeta delle dísir enumerano molti giganti uccisi dal dio. Nel mito che ricorda il tentativo fallito di Thor di uccidere il serpe di Miðgarðr, è riferito che il dio sterminò un’intera famiglia di giganti, impresa da lui ripetuta anche quando il gigante Þrymr gli sottrasse il prezioso martello. Della lotta contro il gigante Starkaðr Áludrengr riferiscono due saghe. Il mito ricorda anche una sfortunata spedizione di Thor presso il gigante Útgarða-Loki. Thor è inoltre nemico di Loki – figura strettamente legata ai giganti – e artefice del suo imprigionamento; un tempo tuttavia egli era stato suo compagno di viaggio. Il dio appare altresì come nemico dei nani, che al pari dei giganti appartengono a un «altro mondo»: nel Dialogo di Alvíss, egli interroga uno di loro per una notte intera, finché costui resta pietrificato dalla luce del sole nascente. All’impegno nella lotta contro i demoni Thor sacrificherà la vita: è scritto infatti nelle profezie che egli nell’ultimo giorno combatterà con il serpe di Miðgarðr un duello per entrambi mortale.

Thor è senza dubbio uno degli dèi supremi del Nord. Una testimonianza in tal senso ci viene a esempio da Adamo da Brema, il quale riferisce che con Odino e Fricco (cioè Freyr) egli era venerato nel grande tempio di Uppsala. A Thor, cui Adamo attribuisce potere sul vento, la pioggia, il tuono, i fulmini e la fecondità, è assegnato nel tempio il posto d’onore. Snorri Sturluson, riferendo di un tempio in Trondheimen, informa che ivi Thor era «il più adorato fra gli dèi, adornato con oro e argento». Il culto di Thor, testimoniato da un gran numero di fonti, ha lasciato tracce copiose anche nei toponimi, dai quali appare anche evidente l’antichità del culto del dio. A Thor come principe degli Asi fanno riferimento appellativi quali ÁsaÞórr «Thor degli Asi» e Ásabragr «principe degli Asi»: essi indicano in lui il dio per eccellenza, come mostra anche il fatto che la sua potenza è definita «divina» e così la sua ira. Anche l’appellativo Sönnungr «veritiero» allude alla venerazione per un dio che ispira nell’uomo fiducia e confidenza.

Alla funzione protettrice e difensiva di Thor, che da solo difende uomini e dèi contro i giganti, si riferiscono altri appellativi che gli sono attribuiti. Tali sono: Atli «[colui che] aspira [alla lotta]»; Einheri «[colui che] combatte da solo»; Harðvéurr «potente protettore»; Veuðr e Véurr «protettore del luogo sacro» e forse VéÞormr, probabilmente «protettore del tempio», che parrebbe alludere al dio. Anche Ennilangr «fronte alta» fa probabile riferimento al suo aspetto di possente lottatore.

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