Giganti 3/3
Giganti
Altri nomi di giganti sottolineano la qualità negativa e pericolosa di questi esseri sempre pronti a dar battaglia alle forze della luce. Tali sono non soltanto Forað f. «essere pericoloso» o Svára «difficile [da trattare]», ma anche nomi di giganti aggressivi come Gripnir «[colui che] afferra» o «saccheggiatore»; Harðgreip «[colei che] afferra con forza» che in Saxo compare come Harthgrepa, figlia di Wagnhoftus (= Vagnhöfði «testa di balena»), presso il quale soggiorna l’eroe Hadingus cui ella offre il proprio amore; Harðgreipr «[colui che] afferra con forza»; Viðgrípr «[colui che] afferra ampiamente». Come nomi di esseri pericolosi e aggressivi vanno intesi anche Beitr «che morsica»; Geysa «impetuosa»; Hildr f. «battaglia»; Hrökkvir (o Hrøkkvir) «impetuoso» (forse però anche «ricurvo»); Kyrmir «oppressore»; Mörn «distruttrice»; Vigglöð f. «felice per la battaglia». A vere e proprie battaglie scatenate dai giganti alludono nomi quali Hrauðnir «annientatore»; Hrauðungr «armato» o «distruttore»; Hringvölnir «[quello armato di] bastone con anelli»; Hripstöðr (o Hripstútr) «saldo nell’afferrare» (molto dubbio); Hróðr «famoso [per le battaglie?]»; Hróarr «lancia famosa»; Skorir (o Skœrir) forse «[colui che] taglia [con le armi]»; Vandill forse «[colui che è armato] di giavellotto».
Il costante tentativo dei giganti di attaccare gli dèi e di impadronirsi dei simboli della luce e della fecondità – il potere sulle quali è a essi inesorabilmente negato – è testimoniato in diversi miti. Snorri avverte del loro desiderio di scalare il cielo: a ciò si riferiscono verosimilmente nomi quali Hástigi «[colui che] sale in alto» e Stígandi «colui che fa [grandi] passi». Qui va ricordato anche il nome Viðgymnir «[colui che] guada», che fa riferimento al tentativo di superare i fiumi impetuosi che separano il mondo dei giganti da quello degli uomini e degli dèi.
Al mito del gigante che lavorava notte e giorno per costruire un nuovo recinto agli dèi e guadagnarsi così Freyja, il sole e la luna sono collegati i nomi Fjölverkr «[colui che] lavora molto»; Harðverkr «[colui che] lavora duramente» e Stórverkr «[colui che compie] grandi lavori».
Un altro gigante borioso che minaccia di sprofondare Ásgarðr è Hrungnir «risonante», ucciso da Thor in un duello famoso, quando cadde con lui il gigante di fango Mökkurkálfi «gamba (lett. «polpaccio») di nebbia» costruito per contrastare il servitore di Thor e perito miseramente. Il duello fra, Thor e Hrungnir è combattuto a Grjótúnagarðar «recinto di Grjótún»: Grjótún sono i «campi delle pietre», nome che sottolinea una volta di più la connessione dei giganti con le rocce e le montagne.
Al possesso di uno strumento che ha potere sulla fecondità aspira anche il gigante Þrymr «risonante», ladro del martello del dio Thor. Per questo lui e la sua famiglia vengono sterminati dal dio. Alle famose imprese di Thor contro i giganti allude lo scaldo Þorbjörn Poeta delle dísir, il quale elenca otto di questi mostri uccisi dal dio: Keila f. «fiordo stretto» (?) o «gallina»; Kjallandi f., nome assai oscuro, forse «[colei che] dimora negli inferi»; Lútr «curvo»; Leiði «odioso»; Búseyra «[colei che ha] grandi orecchie» o «[colei che] distrugge la fattoria»; Hengjankjapta «con la gota cadente» (a cui è verosimilmente identica Hengikepta); Hyrrokkin (già ricordata fra i giganti del fuoco) e Svívör «muso infame» (qualora non identica alla già citata Sívör). Anche una strofa dello scaldo Vetrliði elenca taluni giganti uccisi da Thor. Sono Leikn «stregata» o «[compagna di] giochi»; Þrívaldi «tre [volte] potente»; Starkaðr «forte combattente» e Gjalp.
Gjalp è con Greip la figlia di Geirrøðr «protettore con la lancia», il gigante che dimora in Geirrøðargarðar «recinto di Geirrøðr» e contro il quale Thor porta a compimento una delle sue più famose imprese. Con Geirrøðr va identificato Geruthus, di cui riferisce Saxo, gigante nel cui regno si reca Thorkillus. Questo personaggio è verosimilmente lo stesso Geirrøðr che nella Breve storia di Þorsteinn Potente nella fattoria è descritto come un sovrano mitico che regna su esseri oscuri e malvagi.
Un altro gigante legato al ricordo delle imprese di Thor è Hymir, forse «[colui che] ronza» o «assonnato». Costui fu compagno di pesca di Thor allorché il dio tentò di catturare il serpe cosmico che giace nell’oceano, ma venne poi ucciso dal dio. Fra i giganti va forse annoverato anche Egill (ricordato nello stesso mito), che come tale è inteso dagli scaldi. Di lui si narra che Thor, nel suo viaggio verso la dimora di Hymir, gli lasciò in custodia le proprie capre. Con Egill, forse «[colui che incute] paura», va probabilmente identificato il padre di Þjálfi e di Röskva, servitori del dio.
Ma i rapporti di Thor con i giganti non sono sempre ostili. Il mito infatti riferisce non solo che egli aveva avuto in sposa la gigantessa Járnsaxa, ma che un’altra gigantessa Gríðr «ira» lo aveva soccorso nel suo viaggio verso il recinto di Geirrøðr prestandogli il proprio bastone magico Gríðarvölr «bastone magico di Gríðr», la propria cintura di forza e i guanti di ferro.
Del gigante Aurvandill, «vandalo luminoso» (?) o «raggio di luce» o «[colui che è armato di] giavellotto [generato dalla] sabbia umida», soprannominato il Coraggioso, si narra che Thor lo aveva portato fuori del paese dei giganti in una gerla che teneva sulle spalle. Del suo alluce ghiacciato – gettandolo nel cielo – il dio aveva fatto una stella, che si chiamò Aurvandilstá «alluce di Aurvandill». Questo nome si riconosce nell’anglosassone Earendel, alto tedesco medio Orendel, e compare in Saxo come Horwendillus, padre di Amlethus.
Nel mito, i giganti sono connessi anche con altri dèi. Nel Canto di Hárbarðr Odino si vanta di aver sottratto il senno a Hlébarðr, forse «leopardo» (cioè simbolicamente «lupo», «orso»), dal quale aveva avuto in dono una bacchetta magica; nel Dialogo di Grímnir il dio allude all’uccisione di Søkkmímir figlio di Miðvitnir «lupo del mare» (o «lupo dell’idromele»); nel Dialogo dell’Alto riferisce il proprio tentativo di sedurre la figlia di Billingr «gemello», tentativo fallito per la presenza, in difesa della donna, di uomini armati e di una cagna. Una famiglia di giganti ingannata da Odino è anche quella di coloro cui il dio sottrae l’idromele che rende poeta chi lo beva. Questi sono Gillingr «risonante»; Suttungr (o Suttungi) «appesantito [dalla bevuta]» o «[colui che si muove] velocemente»; Gunnlöð «schiuma della battaglia» (cioè «sangue», dunque nome di una valchiria) e Baugi «ricurvo». Suttungr e Gunnlöð dimorano in Hnitbjörg «riparo dalla battaglia», luogo dove era anche conservato il prezioso idromele della poesia (il nome si ritrova in un toponimo islandese).
Un altro gigante famoso per aver minacciato la pace degli dèi è Þjazi «demone della tempesta» o «padre», che abitava in Þrymheimr «dimora risonante». Di lui si racconta che aveva rapito Iðunn e per questo fu ucciso dagli dèi. Tuttavia Odino, per ripagare sua figlia Skaði (divenuta poi sposa del dio Njörðr), ne aveva gettato gli occhi in cielo traendone due stelle. Þjazi era figlio di Ölvaldi (o Allvaldi) «[colui che ha] potere sulla birra» o «[colui che ha] tutto il potere» e assieme ai fratelli Idi «agile» o «attivo» e Gangr «movimento» (?) si divise l’oro lasciato in eredità dal padre in questo modo: ciascuno ne avrebbe preso per sé delle boccate e tutti altrettante.
Contro Freyr combatte invece Beli «[colui che] rumoreggia»: il dio lo ucciderà con un corno di cervo (simbolo della forza dei raggi del sole usata contro un demone dell’oscurità).
Poiché rappresentano le forze della natura che sfuggono al controllo della ragione, i giganti appaiono talora legati agli animali che condividono in parte tale simbologia. Così sono ricordati nomi quali Hyndla «cagnolina»; Hundalfr (o Hundólfr) «lupo cane»; Hvalr «balena»; Köttr «gatto» (si ricordi che Thor combatté con un gatto sotto le cui spoglie è celato il serpe di Midgarðr, suo nemico mortale); Simul forse «renna femmina»; Vagnhöfði «testa di balena»: questo gigante è conosciuto da Saxo come Wagnhoftus. Di lui e del fratello Haphlius (Hafli «[colui che] tiene» o «avido») è detto che furono i precettori di Guthormus e Hadingus. Ma l’animale più comunemente connesso ai giganti è la capra, verosimilmente a motivo della natura ribelle e demoniaca. Molti giganti rivelano questo nesso nel nome o nella funzione. EggÞér «[colui che] ha servitori [armati di] punte» è un pastore di capre che allegro seduto su di un tumulo suona l’arpa; Eimgeitir è per la prima parte (Eim-) «fumante» o «bruciante», per la seconda (-geitir) «[pastore di] capre» o «[rivestito di pelle di] capra» o «[colui che si comporta come una] capra»; Geitla «capretta»; Geitir «capro»; Gullnir «urlante», del quale è detto che possiede delle capre; Þrígeitir «tre [volte] Geitir». Forse vanno collegati qui Vingnir «bestia sessualmente forte» (ma forse «[colui che] scuote [l’arma]»), che pare essere patrigno di Thor, e Víparr «irsuto» (o forse «[colui che] si muove»).
I giganti rappresentano dunque l’opposto dell’eroe civilizzatore: al suo divino compito di dare ordine al mondo contrappongono la forza bruta e il caos che deriva dall’irrazionalità. Essi incarnano tuttavia anche la banalità magnificata, essendo la loro mente desolatamente priva della luce dell’intelletto. Perciò appaiono assai spesso in famiglie o si dicono dotati di tre, sei o anche più teste: l’unità e la molteplicità in loro non fanno differenza, poiché le diverse teste di uno stesso gigante o i diversi giganti di una stessa stirpe ripetono passivamente una monotona immagine cui mancano intelletto, fantasia creativa o intuizione divina.
Per questo i giganti sono brutti d’aspetto, di dimensioni sproporzionate e dunque infelici. Tra i nomi che li designano si ricordano troll (o tröll) n. «mostro», «essere grande e grosso», e flagð f. «mostro femmina», i quali in epoca cristiana vengono spesso usati per indicare esseri demoniaci nemici degli uomini e pericolosi. Anche skrímsl n. «mostro» può essere usato per designare un gigante. Termini per «gigantessa» sono invece gygr, che ha senso di «[essere del] mondo ctonio», e skessa (o skersa, termine tardo, cfr. skass, skars n.), che ha senso di «mostro». Correlati a questi concetti sono nomi quali Bakrauf «natiche spaccate»; BlapÞvari «palo che blatera»; Bryja forse «gonfia» (o correlata a bry n. «gigante»); Dofri «pigro»; Dumbr «scemo» o «muto»; Fála «strega», «persona goffa»; Fleggr «mostro» (legato a flagð f. «strega», «gigantessa»; meno probabilmente a flag n. «roccia» con riferimento alla dimora di questi esseri); Ganglati «pigro nell’andare»; Gestilja «mostro» o «straniera»; Aurgrímnir «[colui che è] mascherato, [generato dalla] sabbia umida»; Gríma «mascherata»; Grímnir «mascherato»; Grimlingr (o Grímlingr) il «piccolo mascherato» (con allusione ironica); Grottintanna «con i denti radi» o «con i denti che macinano»; Gryla «mostro»; Hadda forse «pelosa»; Hrúga (o Hryga) «mucchio»; Hrygða (o Hryggða) «afflitta»; Hœra «grigia [dj capelli]»; Hörn forse «merdosa»; Leirvör «dal labbro sudicio» o «dea di argilla»; Ljóta «odiosa» o «turpe»; Loðinfingra «con le dita irsute»; Loðinn «irsuto»; Miskorblindi «odioso» o «colui che prepara la birra» (è il padre di Ægir, dunque uguale a Fornjótr?); Munnharpa «muso grinzoso»; Munnrida «colei che blatera (muove la bocca)»; Nauma «sottile» (in senso ironico); Rangbeinn «gamba storta»; Rani «grugno» (o forse variante di Rán?); Rifingafla forse «fronte spaccata»; Skalli «testa pelata»; Skrati «mostro», «diavolo»; Sómr «curvo» (lett. «arco»; meno probabilmente «onore»); Stúmi forse «che inciampa»; Svaði «sciatto» (meno probabilmente «abitatore delle montagne»); Svárangr «lento», «maldestro» (è detto che Thor combatté contro i suoi figli); Sveipinfalda «nascosta da un cappuccio»; Sœkarlsmúli «grugno da marinaio»; Úfoti «senza piede»; Úglaðnir «senza gioia»; Viddi «grosso»; Þistilbarði «barba di cardo»; Þurbörd f. «barba rinsecchita»; Öflugbarða f. e Öflugbarði m. «barba robusta»; Önduðr(o Öndöttr) «spaventoso». Difficilmente spiegabili restano Beinviðr «agrifoglio» (?) e Sprettingr «[colui che] schiude (o spezza)» (?), Le Þulur elencano fra le gigantesse anche Njörn e Hölgabrúðr che altrove paiono essere dee.
Nelle saghe e nelle fiabe popolari scandinave compaiono numerose figure di giganti i cui rapporti con gli uomini sono spesso ostili; essi appaiono tuttavia talvolta anche con funzione soccorrevole e fausta. Dal rapporto fra i giganti e gli esseri umani nascono talora dei figli, che sono definiti blendingr m. «[sangue] misto» e hálftroll (o hálf-tröll) n. «semigigante». Nella tradizione più tarda i giganti tendono a perdere la connotazione di esseri sapienti delle origini e acquisiscono sempre più l’aspetto di orchi (tale pare essere la più appropriata interpretazione del termine troll (o tröll n.), attestato con frequenza crescente), talvolta confusi con altre figure sovrannaturali anche a motivo dell’affermarsi della cultura cristiana.