Asclepio
Asclepio
a) Coronide, figlia di Flegia, re dei Lapiti e fratello di Issione, viveva sulle rive del lago Beobi in Tessaglia, dove soleva bagnarsi i piedi.
b) Apollo divenne il suo amante e, dovendo recarsi a Delfi, la affidò in custodia a un corvo dalle penne bianche come la neve. Coronide da lungo tempo nutriva una segreta passione per Ischi, l’arcade figlio di Elato, e lo accolse nel suo letto, benché fosse già incinta di Apollo. Prima ancora che » corvo, allarmato, fosse partito alla volta di Delfi per riferire lo scandalo e dar prova del proprio zelo, già Apollo aveva divinato l’infedeltà di Coronide e maledisse il corvo perché non aveva accecato Ischi a colpi di becco quando esso si era avvicinato a Coronide. Per questa maledizione le penne del corvo divennero nere e tali rimasero in tutti i suoi discendenti.
c) Apollo si lagnò poi con la sorella Artemide dell’offesa ricevuta, e Artemide lo vendicò scagliando contro Coronide un intero turcasso di frecce. Quando si vide dinanzi il cadavere dell’amante, Apollo fu preso da tardivi rimorsi, ma ormai non c’era più nulla da fare. L’ombra di Coronide era scesa al Tartaro, e sul suo corpo steso sulla pira già si versavano gli ultimi profumi, allorché Apollo improvvisamente ritrovò la prontezza di spirito e chiamò in aiuto Ermete il quale alla luce delle fiamme che lambivano la pira, liberò dal ventre di Coronide un bimbo ancora in vita. Apollo lo chiamò Asclepio e lo affidò al centauro Chirone, che gli insegnò l’arte della medicina. Per quanto riguarda Ischi, chiamato anche Chilo, taluni dicono che fu ucciso da una folgore di Zeus, altri dalle frecce di Apollo.
d) Gli abitanti di Epidauro tuttavia narrano una storia ben diversa. Essi dicono che il padre di Coronide, Flegia, che fondò una città dello stesso nome dove si radunano i migliori guerrieri greci, e viveva di scorrerie, venne a Epidauro per raccogliere in segreto informazioni sulla ricchezza del paese e la forza dell’esercito; lo accompagnava sua figlia Coronide che, all’insaputa del padre, era incinta di Apollo. Nel santuario di Apollo a Epidauro, assistita da Artemide e dalle Moire, Coronide diede alla luce un bimbo che subito espose sul monte Tizione, ora famoso per le virtù medicinali delle sue piante. Colà Arestanate, un pastore di capre, andò in cerca di una capra che si era staccata dal gregge e la trovò intenta ad allattare un piccino. Egli stava per prendere il piccolo tra le braccia, allorché fu immobilizzato da una luce abbagliante. Per non interferire dunque in un divino mistero, piamente egli si ritrasse e abbandonò Asclepio alle cure del padre suo Apollo.
e) Asclepio, dicono gli abitanti di Epidauro, imparò l’arte di guarire sia da Apollo sia da Chirone, e divenne così abile nel maneggiare i ferri chirurgici e nel somministrare erbe benefiche, che è ora onorato come il padre della medicina. Non soltanto egli guariva i malati, ma ricevette in dono da Atena due fiale contenenti il sangue della Gorgone Medusa; con il sangue estratto dal lato sinistro della Gorgone, egli poteva risuscitare i morti; con il sangue estratto dal lato destro invece poteva dare morte istantanea. Altri dicono che Atena e Asclepio si divisero quel sangue; Asclepio se ne servì per salvare le vite umane, Atena invece per scatenare le guerre. Atena aveva già donato due gocce di quello stesso sangue a Erittonio, una per uccidere, l’altra per curare, e aveva assicurato con auree bende le due fiale alle spire del suo corpo serpentino.
f) Tra coloro che Asclepio strappò al mondo dei morti vi furono Licurgo, Capaneo e Tindareo. Non si sa in quale occasione Ade si lagnò con Zeus perché gli venivano sottratti dei sudditi: forse ciò accadde dopo la resurrezione di Tindareo o di Glauco o di Ippolito o di Orione; si sa soltanto che Asclepio fu accusato di essersi lasciato corrompere con l’oro e venne ucciso assieme al suo paziente dalla folgore di Zeus.
g) In seguito tuttavia Zeus ridonò la vita ad Asclepio e si adempì così una profezia fatta da Evippa, figlia di Chirone, e cioè che Asclepio sarebbe divenuto dio, sarebbe morto, e avrebbe poi riassunto la propria divinità, rinnovando così due volte il proprio destino. L’immagine di Asclepio che regge un serpente guaritore fu posta da Zeus tra le stelle.
h) I Messeni sostengono che Asclepio nacque a Tricca in Messenia; gli Arcadi, che egli nacque a Telfisa; e i Tessali che egli nacque a Tricca in Tessaglia. Gli Spartani lo chiamano Agnita, poiché hanno scolpito la sua immagine su un tronco di salice; e il popolo di Sicione lo onora sotto la forma di un serpente su un carro trainato da un mulo. A Sicione, la mano sinistra del simulacro regge una pigna di pistacchio, a Epidauro invece è posata sulla testa di un serpente; in ambedue i casi la mano destra regge lo scettro.
i) Asclepio fu il padre di Podalirio e di Macaone, i medici che assistettero i Greci durante l’assedio di Troia; e della radiosa Igea. I Latini lo chiamano Esculapio e i Cretesi dicono che fu lui, e non Poliido, che ridonò la vita a Glauco figlio di Minosse, servendosi di una certa erba indicatagli da un serpente nei pressi di una tomba.
Approfondimenti
1) Questo mito riguarda la politica ecclesiastica nella Grecia settentrionale, in Attica e nel Peloponneso, e in particolare la soppressione, avvenuta in nome di Apollo, di una iatrica rituale preellenica, presieduta dalle sacerdotesse della Luna in santuari oracolari dove gli eroi si reincarnavano in serpenti o in corvi o in cornacchie. Tra costoro troviamo i nomi di Foroneo, identificabile con il dio-corvo celtico Bran, o Vron, Erittonio dal corpo terminante in serpente e Crono che è una forma di Corono (« corvo » o « cornacchia »), nome di due altri re Lapiti. Asclepio (« sempre gentile ») fu probabilmente un appellativo elogiativo dato a tutti gli eroi guaritori con la speranza di attirarsi la loro benevolenza.
2) La dea Atena, patrona di questo culto, in origine non fu considerata vergine, perché l’eroe defunto era contemporaneamente il suo figliolo e il suo amante. Essa ricevette l’appellativo di «Coronide» per via del corvo oracolare, e di «Igea» per via dei suoi metodi curativi. Come panacea, essa usava il vischio, Vixias, parola strettamente collegata al nome Ischi («forza») e Issione («il forte nativo»). Il vischio dell’Europa orientale o loranthus, è un parassita della quercia e non del pioppo o del melo, come la varietà di vischio dell’Europa occidentale; ed «Esculapio», il nome latino di Asclepio (che evidentemente significa «colui che pende dalla quercia esculenta», vale a dire il vischio) può forse essere la forma più antica delle due. Il vischio veniva identificato con i genitali della quercia, e quando i Druidi lo staccavano ritualmente dal tronco con il loro falcetto d’oro, eseguivano una simbolica evirazione. Si credeva che il liquido appiccicoso del vischio fosse lo sperma della quercia, dotato di grandi virtù curative. Nel suo Ramo d’Oro, sir James Frazer ha messo in risalto il fatto che Enea visitò l’Oltretomba con un ramo di vischio in mano, per assicurarsi la possibilità di ritornare nel mondo dei vivi quando lo volesse. Ed è probabile che fosse pure vischio quella «certa erba» che fece risorgere Glauco dalla tomba. Ischi, Asclepio, Issione e Poliido sono, in verità, il medesimo personaggio mitico, cioè la personificazione del potere curativo celato nei genitali dell’eroe sacrificato. «Chilo», il secondo nome di Ischi, significa «sugo della pianta o della bacca».
3) Atena che distribuisce ad Asclepio, e a Erittonio il sangue della Gorgone, ci fa supporre che i riti guaritori di questo culto fossero gelosamente custoditi dalle sacerdotesse, e che chi cercasse di carpirne il segreto fosse punito con la morte. La testa della Gorgone è infatti un severo ammonimento per i curiosi. Ma il sangue del re della quercia sacrificato, o del fanciullo che lo sostituiva, veniva probabilmente distribuito in occasione del sacrificio stesso, assieme al succo di vischio.
4) I mitografi di Apollo attribuirono ad Artemide la responsabilità della morte di Ischi; e in verità essa si identificava anticamente con la dea Atena, in onore della quale veniva sacrificato il re della quercia. Gli stessi mitografi dissero che Zeus colpì Ischi e Asclepio con la sua folgore, e infatti i re della quercia cadevano sotto i colpi della bipenne, che in seguito divenne il simbolo della folgore; i loro corpi erano di solito arsi su un falò.
5) Apollo maledisse il corvo, uccise Coronide per i suoi illegittimi amori con Ischi e si attribuì la paternità di Asclepio cui insegnò, unitamente a Chirone, l’arte della medicina. In altre parole, i sacerdoti ellenici di Apollo, con l’aiuto dei loro alleati Magnesi, i Centauri, nemici ereditari dei Lapiti, si impadronirono di un oracolo tessalico dedicato al culto del corvo espellendo il collegio delle sacerdotesse della Luna e sopprimendo il culto della dea. Il corvo rimase sacro ad Apollo come simbolo dell’arte divinatoria, ma i sacerdoti del dio si resero conto che l’interpretazione dei sogni era un metodo molto più semplice per diagnosticare le malattie dei loro pazienti, di quanto non fosse l’enigmatico gracchiare dell’uccello. Nello stesso periodo le pratiche di culto relative al vischio caddero in disuso in Arcadia, Messenia, Tessaglia e ad Atene; e Ischi divenne un figlio del pino (Elato) e non della quercia; ecco perché si trova una pigna di pistacchi nel simulacro di Asclepio a Sicione. Vi fu un’altra principessa dei Lapiti, chiamata Coronide, che venne violentata da Bute, l’antenato dei Butidi ateniesi.
6) La forma serpentina di Asclepio, come quella di Erittonio (cui pure fu conferito da Atena il potere di risuscitare i morti con il sangue della Gorgone), dimostra che egli era un eroe oracolare; parecchi serpenti venivano allevati nel suo tempio a Epidauro (Pausania, II 28 1) come simbolo di rigenerazione, poiché i serpenti cambiano pelle ogni anno. La cagna che allattò Asclepio doveva essere Ecate o Ecabe; e forse la leggenda di Chirone che gli insegnò a cacciare nacque appunto da una raffigurazione di Asclepio accanto alla cagna. La sua altra madre putativa, la capra, fu probabilmente la dea-capra Atena, nella cui egida si rifugiò Erittonio; infatti, se Asclepio in origine ebbe un gemello (come Pelia e Neleo, allattati rispettivamente da una cavalla e da una cagna), questi deve essere stato Erittonio.
7) Atena, quando rinacque come la vergine leale figlia di Zeus olimpio, dovette seguire l’esempio di Apollo e maledire il corvo, che un tempo le era caro.
8) Il salice era un albero ricco di poteri di magia lunare e l’amara droga preparata con la sua scorza è ancora uno specifico contro i reumatismi (che affliggevano senza dubbio gli Spartani, per via della grande umidità delle loro valli). Ma i rami di quella particolare varietà di salice che gli Spartani associavano ad Asclepio, e cioè l’agnus castus, venivano sparsi sui letti delle donne maritate durante le Tesmoforie ateniesi, che erano una festa di fertilità, con lo scopo apparente di tener lontani i serpenti (Arriano, Storia degli animali IX 26), ma in realtà per attirare spiriti di defunti in forma di serpenti; ed è dunque logico supporre che i sacerdoti di Asclepio si fossero specializzati nella cura della sterilità.