Gli oracoli
Gli oracoli
a) Molti sono gli oracoli della Grecia e della Magna Grecia; ma il più antico è quello di Zeus a Dodona. Nei tempi passati due nere colombe si alzarono in volo da Tebe d’Egitto; l’una giunse ad Ammone in Libia, l’altra a Dodona; ambedue si posarono su una quercia che proclamarono essere un oracolo di Zeus. A Dodona, le sacerdotesse interpretano il tubare delle colombe o il frusciare delle foglie di quercia o il tintinnio dei vasi di bronzo appesi ai rami. Zeus ha un altro oracolo famoso in Olimpia, dove i sacerdoti rispondono alle domande, esaminando le viscere degli animali sacrificati.
b) L’oracolo delfico appartenne dapprima alla Madre Terra, che nominò Dafni sua profetessa; e Dafni, seduta su un tripode, inspirava i sacri fumi profetici, come tuttora fa la sacerdotessa pitica. Taluni dicono che la Madre Terra più tardi cedette i suoi diritti alla Titanessa Febe o Temi; e che costei li cedette ad Apollo, il quale si costruì un santuario di rami d’alloro portati da Tempe. Ma altri sostengono che Apollo si impadronì con la forza dell’oracolo della Madre Terra dopo aver ucciso Pitone, e che i suoi sacerdoti iperborei Pa-gaso e Aguieo stabilirono colà il suo culto.
c) A Delfi si dice che il primo santuario fu fatto con cera d’api e piume; il secondo, con steli di felce intrecciati; il terzo, con rami di alloro; e che Efesto costruì il quarto in bronzo, con canori uccelli d’oro appollaiati sul tetto: ma un giorno la terra inghiottì questo tempio; il quinto santuario, costruito con pietra levigata, bruciò nell’anno della cinquantottesima Olimpiade (489 a.C), e fu sostituito con il santuario che tuttora si ammira.
d) Apollo possiede molte altre sacre sedi oracolari, come quelle sul monte Liceo e sull’Acropoli ad Argo, ambedue rette da una sacerdotessa. Ma a Ismenio in Beozia i suoi oracoli vengono emanati da sacerdoti che esaminano le viscere delle vittime; a Claro, presso Colofone, il veggente beve l’acqua di un pozzo segreto e pronuncia l’oracolo in versi; mentre a Telmesso e altrove si interpretano i sogni.
e) Le sacerdotesse di Demetra danno oracoli per i malati a Patre, leggendo in uno specchio immerso in un pozzo con una corda. A Fare, in cambio di una moneta di rame, i malati che consultano Ermete sono certi di ricevere responsi dalle prime parole udite casualmente mentre attraversano la piazza del mercato.
f) Era ha un venerabile oracolo presso Page; e la Madre Terra è ancora consultata a Egira in Acaia, che significa « il luogo dei neri pioppi », dove le sue sacerdotesse bevono sangue di toro, veleno letale per tutti gli altri mortali.
g) Oltre a questi, vi sono molti oracoli di eroi: l’oracolo di Eracle, a Bura in Acaia, dove si ottengono responsi lanciando quattro dadi e numerosi oracoli di Asclepio, dove i malati accorrono per conoscere la loro cura e ricevono il responso in sogno dopo un digiuno. Gli oracoli di Anfiarao tebano e di Anfiloco di Mallo (che è con quello di Mopso il più infallibile che esista) seguono il metodo di Asclepio.
h) Inoltre, Pasifae ha a Talame in Laconia un oracolo patrocinato dai re di Sparta, dove si danno i responsi sotto forma di sogni.
i) Taluni oracoli si possono consultare meno facilmente di altri. A Lebadea ad esempio si trova un oracolo di Trofonio, figlio di Ergino l’Argonauta, dove il supplice deve purificarsi con parecchi giorni d’anticipo, alloggiare in un edificio dedicato alla Buona Fortuna e a un certo Buon Genio, bagnarsi soltanto nel fiume Ercina e sacrificare a Trofonio, alla sua nutrice Demetra Europe e ad altre divinità. In quel periodo il supplice si nutrirà di carni sacre, specialmente delle carni dell’ariete offerto in sacrificio all’ombra di Agamede, fratello di Trofonio, che lo aiutò a costruire il tempio di Apollo a Delfi.
j) Quando è in condizioni di consultare l’oracolo, il supplice viene condotto al fiume da due fanciulli tredicenni, e colà è lavato e unto. Poi beve a una fonte chiamata Acqua del Lete, che lo aiuterà a scordare il suo passato, e a un’altra fonte vicina, detta Acqua della Memoria, che lo aiuterà a rammentare ciò che ha visto e udito. Calzati zoccoli da contadino, indossata una tunica di lino e una rete, come fosse una vittima sacrificale, egli si avvicina alla voragine dell’oracolo che somiglia a un enorme forno da pane, profonda sette metri, dove egli discende con l’aiuto di una scala. Giunto sul fondo, trova una stretta apertura in cui insinuerà le gambe, reggendo in ambe le mani un pane d’orzo impastato con miele. Dopo un improvviso strattone alle caviglie, gli parrà di essere travolto come dal gorgo di un fiume in piena e nell’oscurità sarà colpito alla nuca e gli parrà di morire, mentre una voce invisibile gli rivela il futuro e molte altre cose segrete. Non appena la voce si tace, il supplice perde i sensi e viene trasportato alla bocca della voragine con i piedi in avanti, privo delle focacce d’orzo; dopo di che lo si insedia sul Trono della Memoria, dove gli si chiede di ripetere ciò che ha udito. Infine, con la mente ancora annebbiata, ritorna alla casa del Buon Genio, dove ricupera i sensi e la capacità di sorridere.
k) La voce invisibile è quella di uno dei Buoni Geni dell’età dell’oro di Crono, che discesero dalla luna e si incaricarono di presiedere agli oracoli e ai riti iniziatici, e di purificare, sorvegliare e salvare i mortali in ogni luogo; codesto Buon Genio consulta l’ombra di Trofonio, che ha la forma di serpente, e dà i suoi responsi in cambio delle focacce d’orzo del supplice.
Approfondimenti
1) Tutti gli oracoli, in origine, venivano pronunciati dalla Madre Terra e la sua autorità era così grande che gli invasori patriarcali si affrettarono a impadronirsi dei suoi santuari, sostituendo sacerdoti alle sacerdotesse oppure costringendo le sacerdotesse medesime a servire le nuove divinità maschili. Fu così che Zeus a Dodona e Ammone nell’Oasi di Siwa soppressero il culto della quercia oracolare sacra a Dia o a Dione, come Geova soppresse il culto dell’acacia oracolare di Ishtar (I Cronache XIV 15) e Apollo si impadronì dei santuari di Delfi e di Argo. Ad Argo, alle profetesse fu concessa una completa libertà; a Delfi, un sacerdote fungeva da intermediario tra il supplice e la profetessa, traducendo in esametri l’incoerente balbettio di quest’ultima; a Dodona pronunciavano oracoli sia le sacerdotesse della dea-colomba sia i profeti di Zeus.
2) II santuario della Madre Terra a Delfi fu fondato dai Cretesi, che lasciarono in eredità agli Elleni le loro musiche sacre, i loro riti, le loro danze e il loro calendario. Il collegio sacerdotale di Delfi, quello dei Labridi, che esisteva ancora nell’epoca classica, prese il nome dallo scettro cretese della Madre Terra, la labrys o bipenne. Il tempio fabbricato con cera d’api si riferisce alla epifania della dea come Ape e come Colomba; il tempio edificato con steli di felce si ricollega alle magiche proprietà che si riteneva i semi di felce acquistassero durante i solstizi d’estate e d’inverno (Sir James Frazer dedica parecchie pagine all’argomento nel suo Ramo d’Oro): il tempio di rami d’alloro ricorda la foglia d’alloro masticata dalla profetessa e dalle sue compagne nel corso delle orge. Dafni è una forma abbreviata di Dafenissa (« la sanguinaria ») così come Dafne è una forma abbreviata di Dafene. Il tempio di bronzo inghiottito dalla terra si riferisce forse al quarto episodio di una ballata delfica che, come quella inglese London Bridge is Broken Down, elencava i materiali inadatti con i quali era stato precedentemente costruito il tempio; ma può anche darsi che alluda alla tholos sotterranea, cioè alla tomba dell’eroe che si era incarnato in un serpente. La tholos, a forma di alveare, è probabilmente di origine africana e fu introdotta in Grecia dalla Palestina. La Strega di Endor usufruiva di un santuario analogo e l’ombra di Adamo ed Ebron pronunciava oracoli. Filostrato, nella sua Vita di Apollonio di Tiana VI 11, parla degli uccelli d’oro e li descrive come torcicolli simili a sirene; ma Pindaro li chiama usignoli (Frammento citato da Ateneo 290 e). Ancora non si sa se tali uccelli rappresentavano usignoli oracolari o torcicolli usati per le magie d’amore e per i riti propiziatori di pioggia (commento di Marino a Proclo 28).
3) L’esame delle viscere delle vittime pare fosse pratica divinatoria indo-europea. La divinazione col lancio degli astragali fu forse alfabetica in origine, poiché si dice che « segni » e non numeri fossero incisi sulle quattro facce degli ossicini. L’alfabeto greco, nella sua forma più semplice, può esser ridotto a dodici consonanti e quattro vocali (come nell’Ogham divinatorio irlandese chiamato O’ Sullivan’s). Ma nell’età classica gli ossicini recavano incisi dei numeri (1, 3, 4 e 6) e il significato di tutte le loro possibili combinazioni era stato codificato. Trarre auspici dai sogni è pratica universalmente diffusa.
4) A Delfi, i sacerdoti di Apollo esigevano che le Pizie fossero vergini, poiché erano considerate le spose di Apollo; ma dopo che una di loro fu scandalosamente sedotta da un supplice, si stabilì che al momento della consacrazione le sacerdotesse avessero almeno cinquant’anni, benché si vestissero ancora come giovani spose. Il sangue dei tori era considerato velenosissimo, per via del suo potere magico; il sangue dei tori sacri, a volte usato per consacrare un’intera tribù, come leggiamo in Esodo XXIV 8, veniva allungato con molta acqua prima che lo si spruzzasse sui campi per renderli fertili. La sacerdotessa della terra, tuttavia, poteva bere tutto ciò che beveva la Madre Terra.
5) Era, Pasifae e Ino erano appellativi della triplice dea e l’interdipendenza delle sue tre persone era simboleggiata dal tripode su cui sedeva la sacerdotessa.
6) La procedura imposta al supplice, che si recava all’oracolo di Trofonio (visitato da Pausania stesso), ricorda la discesa di Enea all’Averno dove, col vischio in mano, egli consultò il padre Anchise, e il precedente colloquio di Odisseo con Tiresia indica anche che questi miti risalgono a una comune forma di riti iniziatici durante i quali il novizio deve subire una finta morte, riceve istruzioni mistiche da una sedicente ombra per poi rinascere in un nuovo clan o in una società segreta. Plutarco nota che i trofoniadi (cioè i mistagoghi celati nell’oscura cella) appartengono all’età pre-olimpica di Crono e li apparenta, correttamente, ai Dattili Idei che presiedevano ai Misteri di Samotracia.
7) Il pioppo nero era sacro alla dea della morte a Page, e Persetene aveva una foresta di pioppi neri nell’estremo Occidente (Pausania, X 30 3).
8) Anfiloco e Mopso si erano uccisi a vicenda, ma le loro ombre si riconciliarono per fondare un oracolo comune.