Europa e Cadmo
Europa e Cadmo
a) Agenore, figlio di Libia e di Posidone e gemello di Belo, lasciò l’Egitto per stabilirsi nella terra di Canaan, dove sposò Telfassa, altrimenti detta Argiope, la quale gli generò Cadmo, Fenice, Cilice, Taso, Fineo e una sola figlia, Europa.
b) Zeus, innamoratosi di Europa, incaricò Ermete di spingere il bestiame di Agenore fino alla riva del mare presso Tiro, dove Europa e le sue compagne usavano passeggiare. Zeus stesso si confuse nella mandria, sotto le spoglie di un toro bianco come la neve, con una robusta giogaia e due piccole corna, simili a gemme, tra le quali correva un’unica striscia nera. Europa fu colpita dalla sua bellezza e, poiché il toro si rivelò mansueto come un agnello, cominciò a giocare con lui ponendogli dei fiori in bocca e appendendo ghirlande alle sue corna; infine gli balzò sulla groppa e si lasciò condurre al piccolo trotto fino alla riva del mare. All’improvviso il toro si lanciò nelle onde e cominciò a nuotare, ed Europa sgomenta, volgendo il capo, fissava la riva sempre più lontana: con la mano destra stringeva il corno del toro, con la sinistra un canestro colmo di fiori.
c) Giunto su una spiaggia cretese, nei pressi di Gortina, Zeus si trasformò in aquila e violentò Europa in un boschetto di salici accanto a una fonte; o come altri dicono, sotto un platano sempre verde. Europa generò al dio tre figli: Minosse, Radamante e Sarpedone.
d) Agenore mandò i suoi figli in cerca della sorella, con l’ordine severissimo di non tornare senza di lei. Subito essi alzarono le vele, ma non sapendo dove si fosse diretto il toro, salparono in tre diverse direzioni. Fenice andò a occidente, verso la Libia, fino al luogo dove sorge ora Cartagine; e colà diede il suo nome ai Punici; ma dopo la morte di Agenore ritornò a Canaan, che da allora fu chiamata Fenicia in suo onore, e divenne padre di Adone e di Alfesibea. Cilice si recò nella terra degli Ipachiani, che da lui prese il nome di Cilicia; e Fineo si recò nella penisola di Tinia, che separa il Mar di Marmara dal Mar Nero, dove più tardi fu tormentato dalle Arpie. Taso e i suoi compagni, direttisi prima a Olimpia, dedicarono colà una statua di bronzo a Eracle tirio, alta dieci aune e armata di clava e di arco; poi colonizzarono l’isola di Taso e sfruttarono le sue ricche miniere d’oro. Tutto ciò accadde cinque generazioni prima che nascesse in Grecia Eracle, figlio di Anfitrione.
e) Cadmo salpò con Telfassa per Rodi dove dedicò un bacile di bronzo ad Atena di Lindo e costruì il tempio di Posidone, istituendo una carica ereditaria per il grande sacerdote che presiedeva al suo culto. Poi toccò Tera, dove costruì un tempio simile al primo, e infine raggiunse la terra degli Edoni traci, che lo accolsero ospitalmente. Colà Telfassa morì all’improvviso e, dopo le sue esequie, Cadmo e i suoi compagni proseguirono a piedi per consultare l’oracolo delfico. Quando Cadmo chiese dove potesse trovare Europa, la pitonessa lo consigliò di rinunciare alla ricerca e, invece, di seguire una vacca e fondare una città nel punto dove l’animale si fosse accasciato, vinto dalla stanchezza.
f) Lasciata la strada che conduce da Delfi a Focide, Cadmo si imbatté in certi mandriani al servizio di re Pelagone, che gli vendettero una vacca la quale recava su ambo i fianchi il bianco segno della luna piena. Cadmo spinse dinanzi a sé la bestia senza mai concederle riposo finché essa si accasciò al suolo nel punto dove ora sorge la città di Tebe e colà egli eresse un simulacro di Atena che chiamava col nome fenicio di Onga.
g) Cadmo, avvertiti i compagni che bisognava sacrificare senza indugio la vacca ad Atena, li incaricò di attingere acqua lustrale alla fonte di Ares, ora detta Fonte Castalia: ma non sapeva che la fonte era custodita da un serpente. Il rettile morsicò quasi tutti gli uomini di Cadmo, che si vendicò schiacciandogli il capo con una pietra. Non appena ebbe sacrificato ad Atena, ecco apparirgli la dea che, lodandolo per ciò che aveva fatto, gli ordinò di seminare nella terra i denti del serpente. Cadmo le obbedì e subito balzarono dal suolo, con grande clangore di armi, gli Uomini Sparti. Cadmo gettò una pietra tra loro ed essi cominciarono ad azzuffarsi, accusandosi l’un l’altro di aver scagliato quel sasso, e combatterono con tanto accanimento che infine soltanto cinque sopravvissero: Echione, Udeo, Ctonio, Iperenore e Peloro. Essi concordemente offrirono a Cadmo i loro servigi. Ma Ares chiese vendetta per l’uccisione del serpente e Cadmo per sentenza divina dovette divenire suo schiavo per un Grande Anno.
Approfondimenti
1) Esistono molte e contraddittorie varianti della genealogia citata più sopra. Ad esempio, Taso è alternativamente descritto come il figlio di Posidone, di Cilice (Apollodoro, III 1 1) o di Tizio (Pindaro, Pitica IV 46). Agenore è l’eroe fenicio Chnas, che appare nella Genesi come «Canaan»; molte usanze cananee pare rivelino un’origine est-africana e può darsi che i Cananei giungessero nel Basso Egitto dall’Uganda. La diaspora dei figli di Agenore ricorda forse la fuga delle tribù cananee verso occidente, che si verificò all’inizio del secondo millennio prima di Cristo in seguito alle invasioni ariane e semitiche.
2) La leggenda dei figli di Inaco inviati alla ricerca di Io, la vacca lunare influenzò probabilmente la leggenda dei figli di Agenore inviati alla ricerca di Europa. Fenice è la forma maschile di Fenissa («la rossa» o «la sanguinaria»), un appellativo dato alla Luna come dea della Morte nella Vita. Europa significa «dalla larga faccia», è sinonimo di luna piena e fu un appellativo della dea-Luna Demetra a Lebadia e di Astarte a Sidone. Se invece il termine non è eur-ope ma eu-rope (per analogia con euboed) può anche significare «buona per i salici» o «bene irrigata». Il salice presiede al quinto mese del sacro anno ed è associato con le pratiche di stregoneria e con i riti di fertilità in tutta l’Europa, specialmente a Calendimaggio, che cade in quel mese. Libia, Telfassa, Argiope e Alfesibea sono tutti, parimenti, appellativi della dea-Luna.
3) La leggenda del ratto di Europa, che si riferisce a una antica invasione ellenica di Creta, fu tratta dalla iconografia pre-ellenica in cui la sacerdotessa della Luna appariva trionfante in groppa al toro solare, sua vittima; la scena si può vedere in otto placche di vetro istoriato che furono trovate nella città micenea di Midea. Pare che la cerimonia fosse compresa nel rito della fertilità, durante il quale la ghirlanda primaverile di Europa veniva portata in processione (Ateneo, p. 678 a-b). Zeus che si trasforma in aquila per violentare Europa ricorda la sua metamorfosi in cuculo per sedurre Era, poiché, secondo Esichio, Era aveva l’appellativo di «Europia». Il nome cretese e corinzio di Europa era Ellotis, che fa supporre un rapporto con Ellice («salice»); Elle ed Elena sono il medesimo personaggio divino. Callimaco, nel suo Epitalamio per E-lena, dice che anche il platano era sacro a Elena. La santità dell’albero stava nelle sue foglie a cinque punte che rappresentavano la mano della dea e nella corteccia, che muta ogni anno; ma Apollo lo prese a prestito, come il dio Esmun aveva fatto con l’emblema di Tanit o Neith.
4) Può anche darsi che la leggenda di Europa ricordi una scorreria compiuta dagli Elleni di Creta in Fenicia. Giovanni Malalas non può avere inventata la «Notte infausta» di Tiro quando scrive: «Taurus (‘toro’), re di Creta, assalì Tiro dopo una battaglia navale, durante l’assenza di Agenore e dei suoi figli. Si impadronirono della città la sera stessa e si portarono via molti prigionieri, tra i quali Europa; questo evento viene ancora ricordato nella ‘Infausta notte’ che si celebra a Tiro» (Cronache II p. 30 ed. Dindorff). Erodoto (I 2) concorda con Malalas.
5) Eracle Tirio, che Teseo venerò a Olimpia, era il dio Melkarth; e una piccola tribù di lingua semitica pare fosse risalita dalla Siria fino alla pianura cadmeia in Caria (Cadmo è parola semitica che significa «orientale»); di lì raggiunse la Beozia verso la fine del secondo millennio, si impadronì di Tebe e divenne padrona della regione. Il mito degli Uomini Sparti e di Cadmo costretto a servire Ares come schiavo, ci fa supporre che gli invasori cadmei consolidarono il loro dominio in Beozia intervenendo nelle guerre civili tra le tribù pelasgiche che si vantavano autoctone; e accettarono la regola locale del regno di otto anni per il divino paredro. La leggenda di Cadmo che uccide il serpente ha lo stesso significato della leggenda di Apollo che uccide il Pitone a Delfi . I nomi degli Uomini Sparti: Echione («vipera»), Udeo («della terra»), Ctonio («del suolo»), Iperenore («uomo che si alza») e Peloro («serpente»), sono caratteristici degli eroi oracolari. Ma «Peloro» ci fa supporre che tutti i Pelasgi, e non soltanto i Tebani, si vantassero di essere nati a quel modo; a essi era comune la festa di Peloria. Probabilmente Giasone seminò i denti del drago a Iolco o a Corinto e non nella Colchide.
6) Si dice che anche Troia e Antiochia fossero state fondate in una località prescelta da vacche sacre. Ma è difficile che il rito si svolgesse così come la leggenda lo descrive; probabilmente la vacca veniva lasciata in libertà in un’area già delimitata e si erigeva il tempio alla dea lunare là dove l’animale si sdraiava a terra. Il fiuto strategico e commerciale delle vacche non è certo molto sviluppato.