Belo e le Danaidi
Belo e le Danaidi
a) Re Belo, che regnava a Chemmi nella Tebaide, era figlio di Libia e di Posidone, e fratello gemello di Agenore. Sua moglie Anchinoe, figlia del Nilo, gli generò i gemelli Egitto e Danao, e un terzo figlio, Cefeo.
b) Egitto ebbe in sorte il regno d’Arabia, ma conquistò anche la terra dei Melampodi e la chiamò Egitto dal proprio nome. Cinquanta figli gli nacquero da varie donne, libiche, arabe, fenicie e così via. Danao, inviato a governare la Libia, ebbe cinquanta figlie, chiamate Danaidi e anch’esse nate da madri diverse: Naiadi, Amadriadi, principesse egizie di Elefantina e di Memfi, donne etiopi e così via.
c) Alla morte di Belo, i gemelli litigarono per via dell’eredità e, dimostrandosi conciliante, Egitto propose un matrimonio in massa tra i cinquanta principi suoi figli e le cinquanta principesse figlie di Danao. Ma Danao, che sospettava una losca trama, non volle acconsentire e, quando un oracolo confermò i suoi timori e disse che Egitto aveva in animo di uccidere tutte le Danaidi, si preparò a fuggire dalla Libia.
d) Con l’aiuto di Atena costruì una nave per sé e per le sue figliole (il primo vascello a due prore che solcasse i mari) e tutti assieme salparono per la Grecia, passando da Rodi. Colà Danao dedicò una statua ad Atena in un tempio innalzato alla dea dalle Danaidi, tre delle quali morirono durante il soggiorno nell’isola; da loro presero il nome le città di Lindo, Ialiso e Camiro.
e) Da Rodi fecero vela per il Peloponneso e sbarcarono presso Lerna, dove Danao annunciò che per volontà divina egli era stato prescelto quale re di Argo. Benché il re argivo, Gelanore, ridesse delle sue pretese, il popolo si riunì la sera stessa per discutere della faccenda. Gelanore non avrebbe perduto il trono, nonostante le dichiarazioni di Danao, se gli Argivi non si fossero attardati a discutere fino all’alba, quando un lupo scese arditamente dalle colline, attaccò una mandria che pascolava presso le mura della città e uccise un toro. Gli Argivi videro nell’episodio un presagio: se si fossero opposti alla volontà di Danao, egli avrebbe conquistato la città con la forza. Indussero dunque Gelanore a cedergli il trono.
f) Danao, convinto che il lupo fosse stato Apollo sotto false spoglie, gli dedicò ad Argo il famoso tempio di Apollo Lupo, e divenne un re così potente che tutti i Pelasgi della Grecia presero il nome di Danai. Egli edificò anche la cittadella di Argo e le sue figlie importarono dall’Egitto i Misteri di Demetra, detti Tesmoforie, e vi iniziarono le donne pelasghe. Ma dopo l’invasione dei Dori, le Tesmoforie non sono più celebrate nel Peloponneso, fuorché dagli Arcadi.
g) Quando Danao giunse in Argolide, il paese soffriva per una prolungata siccità, poiché Posidone, irritato per il verdetto di Inaco che assegnava quella zona a Era, aveva prosciugato tutti i fiumi e tutti i torrenti. Danao mandò le sue figlie in cerca d’acqua, con l’ordine di placare l’ira di Posidone con ogni mezzo possibile. Una delle Danaidi, mentre cacciava un cervo in una foresta, disturbò inavvertitamente il sonno di un Satiro, il quale balzò in piedi e cercò di usarle violenza. Ma Posidone, invocato dalla fanciulla, si precipitò sul Satiro con il suo tridente. Il Satiro, chinandosi, schivò il colpo, il tridente si conficcò in una roccia e Posidone stesso si giacque con Amimone, che fu ben lieta di portare a compimento in modo così piacevole la missione affidatale dal padre. Saputo infatti che Amimone andava in cerca d’acqua, il dio le disse di estrarre il tridente dalla roccia, e dai tre buchi lasciati dalle punte subito sgorgarono tre zampilli. Codesta fonte, ora detta di Amimone, è la sorgente del fiume Lerna che non si prosciuga mai, nemmeno durante la grande calura estiva.
h) Presso la fonte Amimone nacque la mostruosa Idra, che Echidna partorì sotto un platano. L’Idra visse poi nella vicina palude di Lerna, dove gli omicidi venivano a purificarsi. Ecco l’origine del proverbio: «Una Lerna per i malvagi».
i) Egitto mandò allora i suoi figlioli ad Argo, ordinando loro di non tornare in patria prima di aver punito Danao e tutta la sua famiglia. Appena giunti, essi pregarono Danao di ritornare sulla sua decisione e concedere loro in ispose le sue figlie, ben decisi, naturalmente, a ucciderle la notte delle nozze. Danao rifiutò e i figli di Egitto strinsero allora Argo d’assedio. Non vi erano sorgenti nella cittadella argiva e, benché le Danaidi in seguito inventassero l’arte di scavare pozzi e provvedessero a scavarne parecchi in città, di cui quattro sacri, Danao si rese ben presto conto che avrebbe dovuto arrendersi per sete e promise dunque di fare ciò che i figli di Egitto gli chiedevano, purché levassero l’assedio.
j) Si stabilì la data delle nozze e Danao scelse i mariti per ciascuna delle sue figlie, lasciandosi guidare in certi casi dal fatto che le madri degli uni e delle altre erano di egual rango, o dal fatto che i loro nomi erano simili (e così Clite, Stende e Crisippe, sposarono Clito, Stende e Crisippo), ma per lo più si affidò alla sorte estraendo tessere da un elmo.
k) Durante la festa nuziale, Danao segretamente consegnò alle figlie dei lunghi spilloni che esse dovevano celare nei loro capelli; e a mezzanotte ciascuna di esse trafisse il cuore del proprio sposo. Soltanto uno sopravvisse: per consiglio di Artemide, Ipermestra salvò la vita di Linceo che aveva rispettato la sua verginità, e lo aiutò a fuggire nella città di Lincea distante sessanta stadi. Ipermestra pregò Linceo di accendere una fiaccola per avvertirla che era giunto in salvo, e gli Argivi ancora oggi accendono dei falò in ricordo dell’episodio. All’alba, Danao seppe che Ipermestra aveva disubbidito ai suoi ordini e la portò in tribunale affinché fosse condannata a morte: ma i giudici la assolsero. Essa innalzò dunque un simulacro ad Afrodite Vittoriosa nel tempio di Apollo Lupo, e dedicò inoltre un santuario ad Artemide Persuasiva.
l) Le teste degli uomini assassinati furono sepolte a Lerna e i loro corpi ebbero solenni esequie ad Argo; ma benché A-tena ed Ermete avessero purificato le Danaidi nella Palude di Lerna col permesso di Zeus, i Giudici dei Morti le condannarono a portare in eterno degli orci d’acqua bucherellati come setacci.
m) Linceo e Ipermestra poterono riunirsi come marito e doglie e Danao, che voleva sposare le sue altre figlie il più Presto possibile, cioè prima del mezzodì del giorno stesso della purificazione, indisse una gara di corsa nella via ora chiamata Afeta: il vincitore avrebbe avuto il diritto di prima scelta, e così via fino all’ultimo arrivato. Poiché pochi erano gli uomini disposti a rischiare la vita sposando delle assassine, i partecipanti alla gara non raggiunsero il numero prestabilito; ma quando la notte di nozze trascorse senza esito fatale per i nuovi sposi, altri pretendenti si presentarono e si svolse così una seconda gara di corsa. Tutti i discendenti da questi connubi ebbero il titolo di Danai; e gli Argivi ricordano l’episodio celebrando la cosiddetta Gara Imenea. Linceo in seguito uccise Danao e regnò al suo posto. Avrebbe volentieri ucciso anche le cognate, per vendicare la morte dei fratelli, se gli Argivi glielo avessero permesso.
n) Frattanto Egitto giunse in Grecia, ma quando seppe della triste sorte toccata ai suoi figli si rifugiò ad Aroe, dove morì, e fu sepolto a Patre, in un santuario di Serapide.
o) Nauplio, il figlio che Amimone ebbe da Posidone, fu un famoso navigatore, scoprì l’arte di orientarsi sulla Grande Orsa e fondò la città di Nauplia, dove si stabilì l’equipaggio egiziano che aveva accompagnato suo nonno. Egli fu l’avo di Nauplio il Naufragatore, che soleva fare fracassare le navi sugli scogli attirandole con false segnalazioni di fuochi.
Approfondimenti
1) Questo mito si ricollega all’arrivo in Grecia di colonizzatori di civiltà elladica che giunsero dalla Palestina passando da Rodi e introdussero l’agricoltura nel Peloponneso. Si dice che tra questi coloni si trovassero anche emigranti libici ed etiopici, il che sembra probabile. Belo è il Baal del Vecchio Testamento e il Bel degli Apocrifi; egli prese il suo nome dalla sumerica dea lunare Belili, che soppiantò.
2) Le tre Danaidi, note anche come Telchine, o «incantatrici» che diedero il nome alle tre principali città di Rodi, erano la triplice dea-luna Danae. I nomi Linda, Camira e Ialisa paiono
una forma logorata di linodeousa («che lega con bende di lino»), catamerizousa («che divide») e ialemistria («donna gemente»); esse sono, in verità, le solite tre dee del Fato o Moire, altrimenti note come Cloto, Lachesi e Atropo, poiché esercitavano appunto queste funzioni. Secondo la teoria dell’epoca classica, la dea legava l’essere umano al capo di una benda di lino di una certa lunghezza, che svolgeva ogni anno finché veniva il momento di reciderla e abbandonare così l’anima alla morte. Ma in origine la dea avvolgeva il neonato piangente in fasce di lino sulle quali erano ricamate le insegne della famiglia e gli assegnava così un determinato posto nella società.
3) II nome sumerico di Danae era Damìkina. Gli Ebrei la chiamarono Dinah (Genesi, XXXIV) e la mascolinizzarono come Dan. Cinquanta era il numero regolamentare delle sacerdotesse della Luna riunite in collegio ed era loro compito fornire l’acqua al paese facendo piovere con riti magiti, oppure scavando pozzi e tracciando canali; ecco perché il nome delle Danaidi è stato messo in rapporto con la parola greca dànos («disseccato») e con danos («un dono»); la prima a di ambedue è a volte breve, a volte lunga. Il fatto che Agenore fosse il gemello di Belo e Danao il gemello di Egitto sta a indicare il sistema vigente in Argo, dove ogni co-re sposava la grande sacerdotessa e regnava per cinquanta mesi lunari, ossia per la metà della Grande Annata. Le somme sacerdotesse venivano scelte con una gara di corsa (che diede origine ai Giochi Olimpici), la quale si svolgeva al termine di cinquanta mesi o di quarantanove mesi negli anni alterni. E la gara dell’Anno Nuovo a Olimpia, a Sparta, a Gerusalemme e a Babilonia, si correva per scegliere il re sacro, come ad Argo. Il re-sole doveva essere veloce.
4) L’Idra uccisa da Eracle pare personificasse questo collegio di sacerdotesse acquaiole e il mito delle Danaidi si ricollega evidentemente a due tentativi compiuti dagli Elleni per impadronirsi del loro santuario, il primo dei quali fallì in modo clamoroso. Dopo il secondo tentativo, coronato da successo, il capo ellenico sposò la somma sacerdotessa e diede in mogli le sacerdotesse acquaiole ai suoi ufficiali. «La strada chiamata Afeta» indicava probabilmente il punto di partenza della gara delle fanciulle aspiranti alla carica di grande sacerdotessa, ma fu usata anche per la gara degli uomini aspiranti al titolo di re sacro. Linceo, che era appellativo regale anche a Messene, significa «della lince», animale famoso per la sua vista acutissima.
5) Egitto e Danao pare fossero appellativi arcaici dei core tebani; e poiché era uso comune seppellire la testa del divino paredro alle Porte della città, per proteggerla così dalle invasioni nemiche, le teste dei cosiddetti figli di Egitto sepolte a Lerna appartenevano probabilmente a una serie di re sacri. Gli Egiziani erano chiamati Melampodi «piedi neri» perché al tempo dell’aratura e della semina sguazzavano nel nero fango del Nilo.
6) La leggenda delle Danaidi che in punizione del loro crimine sono costrette a trasportare eternamente acqua in orci bucherellati, nacque in seno a una società d’epoca più tarda e di struttura monogamica. Ma nel modello da cui fu tratta tale leggenda, esse compivano un rito magico; spruzzavano cioè l’acqua sui campi allo scopo di attirare la pioggia per simpatia. Infatti l’otre o l’orcio bucherellato rimase il simbolo della donna saggia molti secoli dopo l’abolizione dei collegi delle Danaidi: Filostrato (Vita di Apollonio di Tiana, VI 11) parla di «donne con orci tra le mani, che vanno attorno facendo credere ai mandriani sempliciotti di voler curare il bestiame».
7) I falò di Ipermestra e di Linceo furono probabilmente i falò accesi dagli Argivi per celebrare il trionfo del Sole alla grande Festa di Primavera. Può darsi che ad Argo si uccidesse il divino paredro conficcandogli un ago nel cuore: una morte relativamente dolce.
Le Tesmoforie («debite offerte») erano orge di tipo agreste celebrate ad Atene durante le quali si portavano in processione, in un canestro, i genitali del sacro re o del suo sostituto; in tempi più civili, questi furono sostituiti da pani a forma di fallo e da serpenti vivi. Apollo Licio significa forse «Apollo della Luce» più che «Apollo Lupo», ma i due concetti sono in rapporto tra loro perché i lupi hanno l’abitudine di ululare alla luna piena.