Leda
Leda
a) Taluni narrano che quando Zeus si innamorò di Nemesi, costei si tuffò nell’acqua e divenne un pesce; Zeus la inseguì trasformandosi in castoro [?]. Nemesi balzò allora sulla riva e continuò a trasformarsi in questo o in quell’animale selvatico, ma non riuscì a liberarsi dal dio che subito assumeva la forma di animali ancor più forti e agili. Infine essa si alzò in volo in sembianza d’oca selvatica, ma Zeus divenne cigno e, trionfante, la coprì a Ramnunte, in Attica. Nemesi scrollò rassegnata le penne e si recò a Sparta, dove Leda, moglie di re Tindareo, trovò un uovo color di giacinto in una palude, lo portò a casa e lo ripose in un cofano: e quando l’uovo si dischiuse nacque Elena di Troia. Ma altri dicono che l’uovo cadde dalla luna, a somiglianza dell’altro uovo che in tempi antichissimi cadde nel fiume Eufrate, fu spinto a riva dai pesci e venne aperto dalle colombe rivelando la dea siriaca dell’Amore.
b) Altri dicono che Zeus, fingendo d’essere un cigno inseguito da un’aquila, si rifugiò nel grembo di Nemesi e la violentò; a tempo debito Nemesi depose un uovo che Ermete mise tra le cosce di Leda, mentre sedeva su uno sgabello, a gambe larghe. Leda diede così alla luce Elena e Zeus pose nel cielo l’immagine del Cigno e dell’Aquila a ricordo della sua astuzia.
c) Secondo la versione più comune, tuttavia, Zeus in veste di cigno si unì a Leda stessa sulle rive del fiume Eurota; poi Leda depose un uovo dal quale nacquero Elena, Castore e Polideuce, e fu deificata in seguito col nome di dea Nemesi. Il marito di Leda, Tindareo, si giacque con lei nel corso della medesima notte, e benché taluni sostengano che tutte e tre le creature uscite dall’uovo (e anche Clitennestra, nata, come Elena, da un secondo uovo) fossero figlie di Zeus, altri dicono che soltanto Elena fosse di origine divina, mentre Castore e Polideuce erano figli di Tindareo; altri ancora, che Castore e Clitennestra erano figli di Tindareo, ed Elena e Polideuce figli di Zeus.
Approfondimenti
1) Nemesi era la dea-Luna nel suo aspetto di Ninfa e nella versione più antica del mito dell’inseguimento amoroso, essa rincorreva il divino paredro che subiva le metamorfosi stagionali in lepre, pesce, ape e topo (oppure lepre, pesce, uccello e chicco di grano) e infine lo divorava. Con la vittoria del sistema patriarcale, le parti furono rovesciate: toccò alla dea di fuggire dinanzi a Zeus, come nella ballata inglese del Coal-black Smith. Zeus si trasformava in otaria o in castoro per inseguirla nell’acqua, e il nome di Castore («castoro») è una chiara eredità di questo mito, mentre il nome di Polideuce («dolcissimo vino») ricorda il carattere delle feste in cui si svolgeva l’inseguimento.
2) Si dice che Lada fosse il nome licio (cioè cretese) significante «donna» e Leda era la dea Latona o Leto o Lat, che generò Apollo e Artemide a Delo. L’uovo color giacinto ricorda il rosso uovo pasquale chiamato glain che i Druidi cercavano ogni anno lungo la riva del mare; nel mito celtico questo uovo era deposto dalla dea nella sua epifania di serpente marino. La leggenda dell’uovo posto tra le cosce di Leda è forse nata da una raffigurazione della dea su uno sgabello da partoriente con la testa di Apollo che le usciva dal grembo.
3) Elena ed Elle o Selene sono varianti locali della dea-Luna. Igino mette in risalto la sua identità con la dea siriaca. Ma il racconto di Igino è confuso: fu la dea stessa che depose l’uovo cosmico dopo essersi accoppiata con il serpente Ofione e che lo covò sulle acque assumendo la forma di una colomba. La dea era sorta dal Vuoto. Elena aveva due templi presso Sparta; uno a Terapne. costruito iti un? località micenea; l’altro a Dendra. dove il suo culto era connesso col culto dell’albero, come accadeva pure a Rodi. Polluce (X 191) cita una festa di Sparta chiamata Elenoforie. che somiglia molto alle Tesmoforie ateniesi in onore di Atena, durante la quale certi oggetti non menzionabili venivano portati in speciali canestri chiamati helene; in taluni bassorilievi si vede Elena che regge appunto uno di tali canestri, accompagnata dai Dioscuri. Gli oggetti non menzionabili erano probabilmente simboli fallici, poiché la dea era una dea orgiastica.
4) Zeus ingannò Nemesi, la dea del culto peloponnesiaco del cigno, facendo appello alla sua pietà, cosi come aveva ingannato Era, la dea-cuculo cretese. Il mito si riferisce, probabilmente, all’arrivo di guerrieri ellenici nelle città pelasgiche e cretesi. Questi guerrieri cominciarono con il rendere omaggio alla Grande Dea e fornirono alle sue sacerdotesse dei mariti obbedienti e devoti, ma ben presto ne ostacolarono il sovrano potere.