Issione

Issione

a) Issione, figlio di Flegia, re dei Lapiti, acconsentì a sposare Dia, figlia di Ioneo, promettendo ricchi doni nuziali e invitando loneo a un banchetto. Ma scavò una fossa dinanzi alla soglia del palazzo, con delle braci accese sul fondo, e Ioneo vi precipitò e morì bruciato.

Issioneb) Benché le divinità minori giudicassero orrendo questo crimine e rifiutassero di purificare Issione, Zeus, che si comportava altrettanto male quando era innamorato, non soltanto lo purificò, ma lo invitò alla sua tavola.

c) Issione si dimostrò ingrato e meditò di sedurre Era che, egli pensava, sarebbe stata ben lieta di vendicarsi delle molte infedeltà di Zeus. Ma Zeus, indovinando le intenzioni di Issione, diede a una nuvola la forma di una falsa Era, e con essa Issione, il cervello troppo offuscato dal vino per accorgersi dell’inganno, si prese il suo piacere. Zeus lo colse sul fatto e ordinò a Ermete di fustigarlo senza pietà finché egli avesse ripetuto le parole: «I benefattori devono essere onorati»; poi lo legò a una ruota di fuoco che rotola senza posa nel cielo.

d) La falsa Era, chiamata in seguito Nefele, generò a Issione il bastardo Centauro che, a quanto si dice, divenuto adulto si unì alle cavalle magnesie e generò a sua volta i Centauri, tra i quali il saggio Chirone fu il più celebre.

Approfondimenti

1) Il nome di Issione, formato da ischys («forza») e io («luna»), fa pensare anche a ixias («vischio»). Come re della quercia, dai genitali di vischio che rappresentavano il dio della folgore, egli si univa in nozze rituali con la dea lunare propiziatrice di piogge; e veniva poi flagellato affinché il suo sangue e il suo sperma fertilizzassero il suolo, decapitato con un’ascia, evirato, inchiodato a un albero e arso; dopo di che i suoi parenti lo mangiavano sacramentalmente. Eion è l’epiteto omerico del fiume; ma il padre di Dia viene chiamato sia Deioneo che significa «distruttore», sia Ioneo.

2) La dea lunare del culto della quercia era nota come Dia («del cielo»), un appellativo della dea della quercia di Dodona e dunque della moglie dì Zeus, Era. I re che seguivano le tradizioni dei tempi antichi si chiamavano Zeus e sposavano Dia-dalle-Nubi-dense-di-Pioggia; ciò naturalmente dispiacque ai sacerdoti degli dèi olimpi che diedero un’interpretazione erronea alla raffigurazione rituale del re Lapita inchiodato a un albero a braccia e gambe larghe e lo immaginarono condannato a una pena eterna per la sua empietà, inventando poi l’aneddoto della nuvola. Su uno specchio etrusco si vede Issione inchiodato nella medesima posizione a una ruota di fuoco, con esca di funghi sotto i piedi; altrove lo si vede avvinto dal «quintuplo legame» di cui si servì l’eroe irlandese Curoi per immobilizzare Cuchulain, e cioè piegato all’indietro (Filostrato, Vita di Apollonio di Tiana VII 12), con le caviglie, i polsi e il collo legati assieme, come Osiride nel Libro dei Morti. Questa strana posizione a O ricorda le ruote infuocate che si facevano rotolare giù dalle colline durante le feste di mezza estate, in Europa, a indicare che il sole aveva ormai raggiunto lo zenit e iniziava il suo declino fino al solstizio d’inverno. Il trabocchetto teso da Issione non è metaforico; il re sacro aveva bisogno di sostituti da sacrificare, e questi erano per lo più prigionieri catturati in guerra o viandanti   presi   in trappola.   Il mito pare ricordi un trattato tra gli Elleni fedeli a Zeus e i Lapiti, i Flegi e i Centauri, che fu rotto dall’uccisione rituale di alcuni viandanti elleni; gli Elleni chiesero, e ottennero, delle scuse ufficiali.

3) I cavalli erano sacri alla luna e le danze eseguite su cavallucci di legno, con lo scopo di propiziare le piogge, fecero nascere la leggenda dei Centauri, mezzo uomini e mezzo cavalli. La più antica raffigurazione greca dei Centauri (due uomini uniti all’altezza della cintura a due cavalli) si trova su una gemma micenea rinvenuta nel santuario di Era in Argo. I due Centauri stanno l’uno di fronte all’altro e danzano. Una coppia analoga appare su un sigillo cretese, ma poiché il culto del cavallo non era originario di Creta, questo motivo fu evidentemente importato dal continente. Nell’arte arcaica, anche i Satiri erano raffigurati come uomini-cavalli, e soltanto più tardi divennero uomini-capre. Centauro fu probabilmente un eroe oracolare dal corpo terminante in serpente e perciò gli fu attribuita la leggenda di Borea che si accoppia con le cavalle.

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