V1 e V2

V1 e V2

“La scorsa notte, delle bombe sono state sganciate su Berlino. Le cose stanno così: entrambi possiamo fare questo gioco. Se la RAF sgancia 200, 300 o 400 bombe, allora noi in una sola notte ne sganceremo 2000, 3000 o 4000! Se loro attaccano le nostre città, allora noi annienteremo le loro! Verrà il momento in cui una delle due parti dovrà spezzarsi, ma questo non accadrà mai alla Germania nazionalsocialista! Gli inglesi sono impazienti dalla curiosità perché continuano a chiedersi: “Perché non arriva? Perché non dà inizio all’attacco?” . Siate pazienti: stiamo arrivando. Stiamo arrivando!”

V1 in volo

V1 in volo

Il testo sopra è un estratto di un discorso tenuto dal Fuhrer Adolf Hitler davanti alla Lega delle ragazze tedesche, l’indomani dei brutali bombardamenti di Berlino da parte della RAF. Non vogliamo trarre in inganno il lettore e saremo chiari nel dire che quel discorso, avulso dal suo contesto, presenta una forte carica aggressiva. Occorre però riflettere. Hitler era sempre stato molto chiaro nel dire che l’amore dei tedeschi verso la pace era sì un principio guida dell’etica popolare, ma comunque non era tale da permettere la sopportazione di qualsiasi tipo d’ingiustizia. Il lettore tenga poi a mente che la macchina da guerra nazionalsocialista era dotata di un modus operandi e di un precisione d’azione quasi chirurgica: mai la Germania aveva attaccato complessi civili od anche cittadini, colpendo solamente gli obbiettivi militari necessari per il suo avanzamento. Fatte queste premesse, è chiaro capire la rabbia del Fuhrer quando si accorse che i suoi nemici non rispettavano le regole “umanitarie” che dovrebbero guidare l’agire di ogni comandante e che in particolare gli inglesi non si erano fatti scrupoli nel bombardare a tappeto Berlino, provocando la morte di migliaia di civili. Chiarito quindi il sentimento che mosse le parole di Adolf Hitler ci si potrebbe chiedere come mai egli fosse tanto sicuro di sconfiggere il nemico inglese: le sue parole d’altronde sono chiare “annienteremo le loro città”. La risposta è semplice: vendetta o meglio armi della vendetta. Il Cancelliere tedesco sapeva che nei suoi laboratori si stavano preparando delle innovative armi capaci di stravolgere gli equilibri bellici. Non stiamo scrivendo di nulla di “ufologico”, ma di qualcosa di eccezionale che anticipò di molto i tempi, qualcosa di estremamente futuristico.

Purtroppo però le spie si trovano ovunque ed in ogni nazione non manca mai qualcuno disposto a tradire il suo popolo in cambio di un pugno di monete. Gli inglesi vennero così a sapere di impianti futuristici presso i quali gli ingegneri tedeschi stavano costruendo delle armi innovative. Venne preparato un piano di bombardamenti tanto pesante da impegnare tutta l’aviazione inglese, che nella notte tra il 17 ed il 18 agosto del 1943 impegnò ben 571 bombardieri per sganciare un inaudito quantitativo di bombe su Peenemunde, una penisola del mar Baltico appartenente alla Prussia orientale. Anche questa volta non ci si preoccupò della presenza di eventuali vittime, ma solo di radere al suolo ogni edificio, così da distruggere il complesso scientifico dove sarebbero state costruite le nuove armi. Quella notte vennero sganciate ben 2000 tonnellate di bombe, causando la morte di 571 civili.

V2 su rampa di lancio mobile

V2 su rampa di lancio mobile

Questo bombardamento riuscì a ritardare di un anno la messa in azione delle nuove e segrete armi volanti del Terzo Reich. Queste armi altro non erano se non i primi missili mai costruiti, che per la prima volta avrebbero fatto la loro comparsa sui campi bellici mondiali. Si chiamavano V1 e V2, la V stante per “Vergeltungswaffe” ovvero arma della vendetta. Quando, il 13 giugno del 1944, la Germania lanciò sul suolo britannico il primo V1 ed il 7 settembre il V2, ormai era già sin troppo tardi: il 6 giugno di quell’anno le truppe alleate erano già sbarcate in Normandia e la guerra venne spostata su binari ben noti.

Lo stato maggiore tedesco contava molto sull’utilizzo di questi missili, tanto che Peenemunde venne divisa in due diversi centri studi e ricerche: Peenemunde Ovest, nel quale si lavorava al progetto V1 direttamente sotto il patrocinio del comandante della Luftwaffe, Hermann Goering, e Peenemunde Est, presso il quale si lavorava al progetto V2, sotto il patrocinio della Wermacht e la guida di Werner von Braun, personalità purtroppo dimenticata da molti, ma tanto geniale da potersi ritenere come il padre dell’astronautica occidentale.

Il progetto V1 era stato partorito dalla mente del tecnico aereonautico Gerhard Fieseler, infatti il primo nome del missile fu Fi 103. Il primo V1 in realtà non era un vero e proprio razzo, ma funzionava piuttosto come una sorta di aereobomba o di siluro volante. Esso era dotato di un pulsoreattore posizionato in coda ed attaccato alla fusoliera mediante dei rigidi supporti. Era lungo 7,75 m e dotato di un’apertura alare di 5 m, con una fusoliera conica del diametro massimo di 0.81 m. Il V1 pesava 2150 kg, di cui 900 kg erano costituiti dalla carica esplosiva, 500 kg dal propellente, il resto dal peso proprio. Era fatto in lamiera stampata, processo che assicura una produzione rapida e semplice. Come già accennato sopra il sistema di propulsione era costituito da un pulsoreattore, in pratica una variante economica del motore a reazione, capace di assicurare un’autonomia di 250 km circa, ad una quota di volo variabile tra 600 e 3000 metri d’altezza.

I V1 venivano lanciati tramite apposite rampe, fisse o mobili, oppure tramite aerei. Il loro utilizzo provocò un vero e proprio terrore nei militari che primariamente vennero colti del tutto alla sprovvista da questo nuovo tipo d’arma, che mai prima di quel momento avevano potuto osservare. Presto, però, venne scoperto il punto debole, un vero e proprio tallone d’Achille, dell’arma: la sua velocità. Questa infatti era pari a circa 600 km/h ed era davvero facile distruggerla in volo prima che raggiungesse il bersaglio, mediante un adeguato sistema di preavviso e grazie alla grande rapidità d’azione dei caccia inglesi. Dopo pochi mesi quindi il campo bellico decretò il fallimento del missile V1, ma quest’arma pionieristica riuscì comunque a spargere il terrore nelle cittadine inglesi.

Spaccato di V1

Spaccato di V1

Il missile V1 comunque era un’arma avveniristica, assolutamente innovativa, ma non esente da quei difetti derivanti dall’assoluta mancanza d’esperienza sul campo. Discorso ben diverso va fatto per i V2. Al contrario dei V1 questi erano dei veri e propri razzi, assolutamente invulnerabili, dato che giungevano sul bersaglio a velocità supersonica: questo significa che furono la prima arma della storia a raggiungere e superare la velocità del suono. In questo modo era impossibile intercettare il missile con mezzi aerei od abbatterli mediante l’artiglieria contraerea. Il suo creatore, mente geniale come poche, aveva lavorato alla creazione di quest’arma per un intero decennio, sin da quando nel 1934 i suoi studi sui missili erano stati notati dall’esercito tedesco, che non esitò nel patrocinare e finanziare quel giovane, ma brillante fisico che era Werner von Braun.

Il sistema di propulsione utilizzava un carburante (alcool etilico) ed un comburente(ossigeno molecolare liquido) contenuti nell’ordigno. Il missile aveva delle misure davvero particolari: lungo 15,5 m, aveva un diametro massimo di 1,65 m, con un peso di 13 tonnellate, dato da 9 tonnellate di propellente ed 1 tonnellata di esplosivo, il resto era dovuto al peso delle lamiere. Il V2 poteva essere lanciato da rampe fisse o mobili, ma le seconde venivano preferite alle prime perché mediante un sistema non vincolato si poteva rendere più difficile l’individuazione della base di lancio. Il missile raggiungeva una velocità di propulsione pari a 5400 km/h, ottenuti mediante una spinta di 30000 kg sostenuta per 70 secondi. Durante i primi chilometri della traiettoria il missile veniva indirizzato tramite un sistema radiocomandato ed al termine di questa prima corsa “guidata” l’arma raggiungeva una velocità pari a 5 volte quella del suono: credo che qualunque lettore non potrebbe che rimanere stupito dalla tecnica quasi fantascientifica della Germania Nazionalsocialista, pensando che stiamo parlando di un’epoca dove mai prima d’ora era stato possibile neanche pensare a qualcosa di simile. La gittata massima dell’arma era pari a 300 km, più che sufficiente quindi per distruggere Londra. Naturalmente, vista la velocità assolutamente spropositata, l’arma risultava poco precisa, ma adatta comunque al bombardamento dei grossi centri ed inoltre virtualmente invincibile. Il V2 rappresenta una delle conquiste tecniche e scientifiche più importanti di tutto il Novecento: è infatti grazie a quest’arma che si è potuto dare inizio alla storia della missilistica spaziale che avrebbe condotto l’uomo sulla Luna.

Spaccato di V2

Spaccato di V2

Credo che nessuno possa scrivere quale piega avrebbe preso la guerra se gli stabilimenti di Peenemunde non fossero stati rasi al suolo e se quindi la messa in esercizio dei V1 e V2 non fosse stata ritardata di un anno. In ogni caso, quando i cieli di Londra vennero solcati dai V1 e dai velocissimi V2, allora gli inglesi capirono che, nonostante tutto, la Vendetta era giunta: bastava semplicemente esser pazienti.

Pasquale Piraino

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