Le cavalle di Glauco
Le cavalle di Glauco
a) Glauco, figlio di Sisifo e di Merope e padre di Bellerofonte, visse a Potnia presso Tebe e, sprezzante del potere di Afrodite, rifiutò di lasciar accoppiare le sue cavalle. Egli sperava con questo espediente di renderle più vivaci delle rivali nelle corse dei cocchi che erano la sua passione. Ma Afrodite ne fu irritata e riferì a Zeus che Glauco era giunto al punto di nutrire le cavalle con carne umana. Quando Zeus le permise di prendere nei confronti di Glauco il provvedimento che giudicasse più opportuno, la dea guidò nottetempo le cavalle ad abbeverarsi a un pozzo a lei sacro e a pascolare nell’erba chiamata ippomane e che cresceva nei pressi. Ciò accadde poco prima che Giasone celebrasse i giochi funebri in onore di Pelia sulla spiaggia di Iolco e, non appena Glauco aggiogò le cavalle al cocchio, queste, imbizzarrite, lo rovesciarono a terra, lo trascinarono per tutto lo stadio impigliato nelle redini, e infine lo divorarono vivo. Ma altri dicono che questo episodio si verificò a Potnia, non a Iolco; e altri che Glauco si gettò in mare per il dolore della morte di Melicerte, figlio di Atamante; oppure che Glauco fu il nome dato a Melicerte dopo la sua morte.
b) L’ombra di Glauco, detta Tarassippo, ossia terrore dei cavalli, si aggira ancora sull’istmo di Corinto, dove suo padre Sisifo gli insegnò l’arte di guidare il cocchio, e si diverte a spaventare i cavalli durante i Giochi Istmici, provocando così parecchie morti. Un altro Tarassippo è l’ombra di Mirtilo, che fu ucciso da Pelope. Essa si aggira nello stadio di Olimpia dove gli aurighi le offrono sacrifici con la speranza di evitare incidenti.
Approfondimenti
1) I miti di Licurgo e di Diomede ci fanno supporre che il re sacro pre-ellenico fosse fatto a pezzi, al termine del suo regno, da donne travestite da cavalle. In periodo ellenico, questo rito fu poi modificato e il re veniva trascinato a morte da una quadriga, come nei miti di Ippolito, Laio , Enomao , Abdero, Ettore e altri. A Babilonia, durante la festa dell’Anno Nuovo, quando si supponeva che il dio del sole Marduk, incarnatosi nel re, fosse nell’Oltretomba, intento a combattere contro il mostro marino Tiamat una quadriga senza guida veniva lanciata nelle vie della città, a simboleggiare lo stato caotico del mondo durante l’interregno. Probabilmente le redini venivano tenute in mano da un pupazzo che fungeva da auriga. L’origine del mito babilonese e di quello greco è comune: l’interrex fanciullo sostituiva il re sul trono e nel letto per un solo giorno, e all’alba del giorno seguente era trascinato a morte, legato a un cocchio, come nei miti di Fetonte e di Ippolito. Il re tornava allora sul suo trono.
2) Il mito di Glauco è più complicato: non soltanto egli è travolto dal cocchio, ma viene anche divorato dalle cavalle. Il fatto che egli disprezzasse Afrodite e non volesse far coprire le sue cavalle, fa pensare a un tentativo patriarcale di sopprimere le feste erotiche in onore delle Potnie («le potenti») e cioè della triade lunare.
3) Il Tarassippo pare fosse un’arcaica statua regale che segnava la prima mèta in una corsa di cocchi. I cavalli che non conoscevano lo stadio ne venivano distratti nel momento in cui l’auriga cercava di tagliare la curva e di superare l’avversario all’interno; ma era anche il luogo dove veniva predisposto l’incidente mortale per l’antico re o per l’interrex, levando gli acciarini delle ruote.
4) Glauco («grigioverde») fu probabilmente il messaggero minoico che si recava all’istmo per promulgare gli editti annuali; e, in un altro senso, era Melicerte (Melkarth, «guardiano della città»), un appellativo fenicio del re di Corinto che in teoria giungeva ogni anno, quasi fosse appena nato, sul dorso di un delfino e veniva gettato in mare al termine del suo regno.