I gemelli rivali
I gemelli rivali
a) Quando, dopo cinque generazioni, la discendenza maschile della casa di Policaone si estinse, i Messeni elessero loro re Periere, figlio di Eolo, ed egli sposò la figlia di Perseo Gorgofone. Gorgofone visse più a lungo di Periere e fu la prima vedova che si rimaritò: il suo secondo marito fu Ebaio di Sparta. Fino a quell’epoca vigeva l’usanza che le donne si uccidessero alla morte dei loro mariti: come fece la figlia di Meleagro, Polidora, il cui marito Protesilao fu il primo a balzare a terra quando la flotta greca giunse alla spiaggia di Troia; e come fecero Marpessa, Cleopatra ed Evadne, figlia di Filaco, che si gettò sulla pira del marito perito dinanzi a Tebe.
b) Afareo e Leucippo furono i figli che Gorgofone ebbe da Periere, mentre Tindareo e Icario furono i figli che essa ebbe da Ebaio. Tindareo succedette al padre sul trono di Sparta, mentre Icario gli rimase al fianco come co-re; ma Ippocoonte e i suoi dodici figli li scacciarono ambedue, benché taluni dicano che Icario (divenuto più tardi suocero di Odisseo) fosse d’accordo con Ippocoonte. Rifugiatosi presso il re Testio in Etolia, Tindareo ne sposò la figlia Leda, che gli generò Castore e Clitennestra e al tempo stesso generò a Zeus Elena e Polideuce. Più tardi, avendo adottato Polideuce, Tindareo riconquistò il trono di Sparta e fu uno di coloro che Asclepio risuscitò da morte. A Sparta si mostra ancora la sua tomba.
c) Frattanto Afareo era succeduto al fratellastro Periere sul trono di Messene, e Leucippo (dal e quale, secondo i Messeni, prese il nome la città di Leuttra) gli rimase accanto come core e con poteri assai minori. Afareo sposò la sorellastra Arene che gli diede due figli, Ida e Linceo; benché Ida fosse, in verità, figlio di Posidone. Ora, le figlie di Leucippo, le Leucippidi, e cioè Febe, una sacerdotessa di Atena, e Ilaira, una sacerdotessa di Artemide, furono promesse in ispose ai loro cugini Ida e Linceo; ma Castore e Polideuce, che erano comunemente noti come i Dioscuri, le rapirono ed ebbero da esse dei figli: il che diede origine a un’aspra rivalità tra le due coppie di gemelli.
d) I Dioscuri, che partecipavano a ogni impresa assieme, senza mai separarsi, divennero l’orgoglio di Sparta. Castore era famoso come guerriero e domatore di cavalli; Polideuce come
miglior pugile dei suoi tempi; ambedue vinsero premi ai Giochi Olimpici. I loro cugini e rivali non erano meno devoti l’uno all’altro; Ida era più forte di Linceo, ma costui aveva una vista così acuta da poter vedere nell’oscurità e divinare il luogo dove fosse sepolto un tesoro.
e) Ora Eveno, figlio di Ares, aveva sposato Alcippe che gli diede una figlia, Marpessa. Poiché Eveno desiderava che Marpessa rimanesse vergine, invitava tutti i suoi pretendenti, a turno, a misurarsi con lui in una corsa di cocchi. Il vincitore avrebbe ottenuto la mano della fanciulla, mentre il vinto ci avrebbe rimesso la testa. Ben presto tante teste furono inchiodate alle pareti della casa di Eveno che Apollo, innamoratosi a sua volta di Marpessa, espresse il suo profondo disgusto per una così barbara usanza, e disse che vi avrebbe posto fine sfidando Eveno alla corsa. Ma anche Ida aveva riposto le sue speranze in Marpessa e chiese in prestito un cocchio alato al padre suo Posidone. Prima che Apollo potesse intervenire, Ida si recò dunque in Etolia e si portò via Marpessa strappandola a un gruppo di danzatrici. Eveno si lanciò all’inseguimento, ma non potè raggiungere Ida e si sentì così umiliato che, dopo aver ucciso i propri cavalli, si annegò nel fiume Licorma, chiamato Eveno da quel giorno.
f) Quando Ida giunse a Messene, Apollo cercò di portargli via Marpessa. Combatterono in duello, ma Zeus li divise e ordinò che Marpessa scegliesse chi dei due preferiva. E poiché temeva che Apollo la abbandonasse non appena avesse cominciato a invecchiare, come già aveva fatto con parecchie amanti, Marpessa scelse Ida come marito.
g) Ida e Linceo fecero parte del gruppo dei cacciatori Caledoni e salparono con la nave Argo per la Colchide. Un giorno, dopo la morte di Afareo, essi si rappacificarono temporaneamente cori i Dioscuri e tutti e quattro unirono le loro forze per razziare del bestiame in Arcadia. L’impresa fu coronata da successo e a Ida toccò il compito di dividere il bottino. Egli distribuì a ciascuno un quarto di vacca e stabilì che il primo che avesse divorato la sua parte avrebbe scelto le bestie migliori, e così via, in ordine decrescente di rapidità. Prima ancora che gli altri affondassero i denti nella carne, Ida aveva già spolpato il suo quarto; poi aiutò Linceo a finire il suo e insieme spinsero il bestiame verso Messene. I Dioscuri rimasero sul posto finché Polideuce, il più lento di tutti, non ebbe finito di mangiare; allora marciarono su Messene e protestarono pubblicamente dicendo che Linceo aveva barato accettando l’aiuto di Ida, e Ida a sua volta aveva barato non attendendo che tutti avessero finito la gara. Ida e Linceo non si trovavano in città poiché si erano recati sul monte Taigeto per sacrificare a Posidone; i Dioscuri si impadronirono allora del bestiame conteso e di altri capi per sovrammercato, e si appiattarono nel cavo di una quercia per attendere il ritorno dei loro rivali. Ma Linceo li aveva scorti dalla vetta del Taigeto e Ida, precipitatosi giù dalla montagna, scagliò la sua lancia contro l’albero e trafisse Castore. Quando Polideuce si precipitò fuori per vendicare il fratello, Ida strappò dal sepolcro di Afareo la pietra tombale scolpita e gliela scagliò addosso. Benché ferito, Polideuce riuscì a uccidere Linceo con la sua lancia; a questo punto Zeus intervenne in favore di suo figlio e colpì Ida con una folgore.1
h) Ma i Messeni dicono che Castore uccise Linceo e che Ida, stravolto dal dolore, interruppe la lotta per seppellirlo. Castore allora si avvicinò con fare insolente e distrusse il monumento eretto da Ida, dicendo che Linceo non ne era degno. «Tuo fratello si è battuto come una donna!» gridò provocante. Ida si volse e affondò la spada nel ventre di Castore; ma Polideuce vendicò immediatamente il suo gemello.
i) Altri dicono che Linceo fu mortalmente ferito da Castore in una battaglia combattuta ad Afidna; e altri ancora che Castore fu ucciso quando Ida e Linceo attaccarono Sparta; altri, infine, che ambedue i Dioscuri sopravvissero e che Castore fu ucciso in seguito da Meleagro e Polinice.
f) Tutti concordano, tuttavia, nel dire che Polideuce fu l’ultimo sopravvissuto delle due coppie di gemelli; dopo aver innalzato un trofeo presso la pista di Sparta per celebrare la sua vittoria su Linceo, egli pregò Zeus con queste parole: «Padre, non permettere che io sopravviva a mio fratello». Tuttavia, poiché era destino che soltanto uno dei figli di Leda morisse, e poiché Tindareo, padre di Castore, era mortale, Polideuce, come figlio di Zeus, ascese al cielo. Egli rifiutò l’immortalità a meno che Castore non potesse condividerla e Zeus concesse che trascorressero a turno un giorno nel cielo e un giorno sotto terra a Terapne. E come ricompensa per il loro amore fraterno, ne pose l’immagine tra le stelle come costellazione dei Gemelli.
k) Dopo che i Dioscuri furono divinizzati, Tindareo chiamò Menelao a Sparta e gli affidò il regno; e poiché non vi erano più eredi della casa di Alfareo, Nestore gli succedette sul trono di Messenia, benché una parte di quella regione fosse governata dai figli di Asclepio.
l) Gli Spartani mostrano ancora la casa dove vissero i Dioscuri. Codesta casa divenne poi di proprietà di un certo Formione e i Dioscuri gli fecero visita una notte, fingendo di essere
stranieri giunti da Cirene. Gli chiesero alloggio e lo pregarono di lasciarli dormire nella loro vecchia stanza. Formione rispose che era pronto a mettere a loro disposizione qualsiasi camera fuorché quella, occupata ora da sua figlia. Il mattino seguente la fanciulla e tutti gli oggetti di sua proprietà erano spariti e la camera era vuota, salvo per le immagini dei Dioscuri e per un ramo di belzuino posato su un tavolo.
m) Posidone fece di Castore e Polideuce i salvatori delle navi in pericolo, e concesse loro il potere di far spirare venti favorevoli; in risposta al sacrificio di agnelli bianchi offerto sulla prua di qualsiasi nave, essi giungono in fretta volando nel cielo, seguiti da uno stormo di rondini.
n) I Dioscuri combatterono con la flotta spartana a Egospotami e i vincitori appesero due stelle d’oro votive nel tempio di Delfi; ma codeste stelle caddero e sparirono poco dopo la fatale battaglia di Leuttra.
o) Durante la seconda guerra messenica, due Messeni suscitarono l’ira dei Dioscuri travestendosi come i famosi gemelli. Ciò accadde mentre l’esercito spartano stava celebrando la festa in onore dei due semidei: due lancieri entrarono nel campo al galoppo, indossando tuniche bianche, manti purpurei e berretti a forma di guscio d’uovo. Gli Spartani caddero in ginocchio per adorarli e i falsi Dioscuri, due giovani messeni chiamati Gonippo e Panormo, uccisero molti di loro. Dopo la battaglia della Tomba del Cinghiale, dunque, i Dioscuri sedettero su un pero selvatico e fecero sparire lo scudo del vittorioso comandante messenico Aristomene, impedendogli così di incalzare gli Spartani in ritirata e salvando parecchie vite; inoltre, quando Aristomene tentò di assalire Sparta nottetempo, i fantasmi dei Dioscuri e della loro sorella Elena lo respinsero. Più tardi Castore e Polideuce concessero il perdono ai Messeni, che fecero loro dei sacrifici quando Epaminonda fondò la nuova città di Messene.
p) I Dioscuri presiedono ai Giochi Spartani e, poiché hanno inventato la danza di guerra e la musica di guerra, sono altresì i patroni di tutti gli aèdi che cantano le antiche battaglie. A Ilaria e nel santuario di Febe a Sparta le due sacerdotesse si chiamano ancora Leucippidi e l’uovo da cui nacquero i gemelli di Leda è sospeso al soffitto. Gli Spartani rappresentano i Dioscuri con due travi di legno parallele unite da altre due travi trasversali. I loro co-re portano sempre questo simulacro in battaglia e quando, per la prima volta, l’esercito spartano fu guidato da un solo re fu decretato che una delle due travi rimanesse a Sparta. Stando a quanto dicono coloro che hanno visto i Dioscuri, l’unica differenza tra loro è che il volto di Polideuce reca cicatrici, conseguenze del pugilato. Vestono allo stesso modo. Ognuno di loro ha il berretto a forma di guscio d’uovo sormontato da una stella e il cavallo bianco. Taluni dicono che Posidone donò loro codesti cavalli; altri, che lo stallone tessalo di Polideuce fu un dono di Ermete.