Bellerofonte
Bellerofonte
a) Bellerofonte, figlio di Glauco e nipote di Sisifo, lasciò Corinto avvolto in una nube, avendo ucciso prima un certo Bellero (il che gli valse il soprannome di Bellerofonte) e poi il proprio fratello, cui viene attribuito di solito il nome di Deliade. Egli si rifugiò come supplice presso Preto, re di Tirinto; ma (così volle la mala sorte) Antea, moglie di Preto (che altri chiamano Stenebea), si innamorò di lui a prima vista. Quando Bellerofonte rifiutò le sue profferte, essa lo accusò di aver tentato di sedurla e Preto, che credette alle parole della moglie, si infiammò d’ira. Non volle tuttavia attirare su di sé la vendetta delle Moire uccidendo con le proprie mani un supplice, e mandò dunque Bellerofonte dal padre di Antea, lobate re di Licia, con una lettera sigillata che diceva così: «Ti prego di allontanare il latore dal mondo dei vivi; egli tentò di violentare mia moglie, tua figlia».
b) lobate, parimenti restio a uccidere un ospite, chiese a Bellerofonte di rendergli un prezioso servigio uccidendo la Chimera, un mostro dall’alito infuocato, la testa di leone, il corpo di capra e la coda di serpente. «Essa è una figlia di Echidna», spiegò lobate, «e il mio nemico, il re di Caria, se la tiene in casa come un animale domestico». Prima di partire per quell’impresa, Bellerofonte consultò il veggente Poliido, che gli consigliò di catturare e domare l’alato cavallo Pegaso, il favorito delle Muse; codesto animale viveva sul monte Elicona, e colà aveva fatto sgorgare per le Muse la fonte Ippocrene, battendo al suolo il suo zoccolo lunato.
c) Pegaso in quel periodo non si trovava in Elicona, ma Bellerofonte lo rintracciò sull’Acropoli presso un’altra delle sue fonti, la fonte Pirene, e gli passò sopra il capo una briglia d’oro, dono di Atena. Ma altri dicono che Atena consegnò a Bellerofonte il cavallo già imbrigliato, e altri ancora che fu il padre suo Posidone a consegnarglielo. A ogni modo, Bellerofonte riuscì a sopraffare la Chimera piombandole addosso a cavallo di Pegaso, trafiggendola con le frecce e poi conficcandole tra le mascelle un pezzo di piombo che aveva infilato sulla punta della lancia. L’alito infuocato della Chimera fece sciogliere il piombo che le scivolò giù per la gola bruciandole gli organi vitali.
d) lobate, tuttavia, lungi dal ricompensare Bellerofonte per la sua audacissima impresa, lo mandò subito a combattere contro i bellicosi Solimi e le loro alleate, le Amazzoni; Bellerofonte li sconfisse tutti volando alto, fuori portata dal tiro delle frecce, e lasciando cadere grosse pietre sulle loro teste. Poi, nella pianura licia dove scorre lo Xanto, sgominò una banda di pirati guidata da un certo Chimarro, guerriero focoso e millantatore, che navigava su una nave con la prua adorna di una figura di leone e di serpente. Poiché lobate non mostrò alcuna gratitudine e anzi appostò le guardie di palazzo in imboscata per sorprenderlo al suo ritorno, Bellerofonte smontò da cavallo e pregò Posidone affinché, via via che egli avanzava a piedi, inondasse la pianura dello Xanto alle sue spalle. Posidone ascoltò la supplica e spinse verso la pianura e-normi ondate che lentamente si gonfiavano mentre Bellerofonte avanzava verso il palazzo di lobate. E poiché nessun uomo poté indurre Bellerofonte a fermarsi, le donne xantie rialzarono le sottane fino alla cintura e in quell’arnese si precipitarono verso di lui, offrendosi al suo piacere se soltanto avesse desistito dall’avanzare. Bellerofonte era tanto modesto che immediatamente girò sui tacchi e fuggì di corsa; e le onde si ritirarono con lui.
e) Convinto ormai che Preto si fosse sbagliato circa il tentativo di violenza compiuto contro la virtù di Antea, lobate mostrò a Bellerofonte la lettera del genero e gli chiese che cosa fosse accaduto. Saputa la verità, implorò il perdono del giovane, gli diede in isposa sua figlia Filinoe e lo nominò erede del trono di Licia. Lodò inoltre le donne xantie per la loro prontezza di spirito e ordinò che, in futuro, tra tutti gli Xanti la discendenza fosse matrilineare e non patrilineare.
f) Bellerofonte, giunto così all’apice della ‘fortuna con molta presunzione oso volare verso l’Olimpo, quasi fosse ,,n immortale; ma Zeus mandò un tafano che punse Pegaso sotto la coda facendolo sgroppare, e Bellerofonte cadde ingloriosamente sulla terra. Pegaso raggiunse tuttavia l’Olimpo, e Zeus si serve ora di lui come bestia da soma per trasportare le folgori; quanto a Bellerofonte, precipitato in un roveto va go a lungo sulla terra, zoppo, cieco, solo e maledetto, sempre evitando le strade battute dagli uomini, finché la morte lo colse.