Telamone e Peleo

Telamone e Peleo

a) La madre dei due figli maggiori di Eaco, e cioè di Telamone e di Peleo, era Endide, figlia di Scirone. Foco, il minore, era figlio della Nereide Psamate, che si era trasformata in foca per sfuggire all’amplesso di Eaco. Vivevano tutti assieme nell’isola di Egina.

Thetis_Peleus_Cdm_Paris_539b) Foco era il prediletto di Eaco e la sua eccellenza nei giochi atletici fece ingelosire Telamone e Peleo. Per amor di pace, dunque, Foco guidò un gruppo di emigranti egineti nella Focide (dove un altro Foco, figlio di Ornizione il Corinzio, aveva già colonizzato i dintorni di Titorea e di Delfi) e col passare degli anni i suoi figli estesero il territorio della Focide fino ai suoi attuali confini. Un giorno Eaco mandò a chiamare Foco, forse per lasciargli il regno dell’isola; ma, incoraggiati dalla loro madre, Telamone e Peleo tramarono per ucciderlo al suo ritorno. Sfidarono dunque Foco a una gara di pentatlon, e ancor oggi si discute se fu Telamone che lo abbatté, scagliandogli un disco sul capo e simulando un incidente, o se fu Peleo che lo spacciò con l’ascia. In ogni caso, Telamone e Peleo furono parimenti colpevoli di fratricidio e assieme nascosero il corpo in un bosco, dove Eaco poi lo ritrovò. Foco giace sepolto presso la tomba di Eaco.

c) Telamone si rifugiò nell’isola di Salamina, dove regnava Cicreo, e inviò in patria un messaggero perché proclamasse la sua innocenza. Eaco per tutta risposta gli proibì di rimettere piede a Egina, pur permettendogli di dire le proprie ragioni dal mare. Per non essere costretto a gridare dalla tolda di una nave beccheggiante, ancorata al largo, Telamone entrò nottetempo nella rada chiamata ora Porto Segreto e mandò a terra dei muratori perché costruissero un molo che gli servisse da rostro; costoro ultimarono prima dell’alba la loro opera, che ancora si vede. Eaco tuttavia non prestò fede all’eloquente arringa di difesa di Telamone, né volle credere che la morte di Foco fosse stata accidentale; Telamone ritornò dunque a Salamina dove sposò la figlia del re, Glauce, e succedette a Cicreo.

d) Codesto Cicreo, figlio di Posidone e di Salamina, figlia a sua volta del fiume Asopo, era stato eletto re di Salamina dopo che ebbe ucciso un serpente che infestava la zona. Tuttavia egli allevò un serpente della stessa specie che fece grandi stragi finché fu scacciato da Euriloco, un compagno di Odisseo; Demetra allora lo accolse a Eleusi tra i suoi fedeli. Altri dicono che Cicreo stesso veniva chiamato « serpente » per via della sua crudeltà; esiliato da Euriloco, si rifugiò a Eleusi dove ebbe un incarico di scarsa importanza nel santuario di Demetra. Egli divenne però, in seguito, uno degli eroi tutelari di Salamina, l’Isola del Serpente; colà fu sepolto con la faccia a occidente, e apparve in forma di serpente tra le navi greche in occasione della famosa vittoria di Salamina. Si offrivano sacrifici sulla sua tomba e quando gli Ateniesi contesero il possesso dell’isola ai Megaresi, Solone, il famoso legislatore, salpò per Salamina nottetempo per propiziarsi l’ombra di Cicreo.

e) Alla morte di sua moglie Glauce, Telamone sposò Peribea di Atene, nipote di Pelope, che gli generò il Grande Aiace; e in seguito la prigioniera Esione, figlia di Laomedonte, che gli generò Teucro, parimenti famoso.

f) Peleo si rifugiò alla corte di Attore, re di Ftia, e fu purificato dal suo figlio adottivo Eurizione. Attore gli diede in isposa sua figlia Polimela e la terza parte del regno in dono. Un giorno Eurizione, che regnava su un altro terzo del regno, portò con sé Peleo per cacciare il cinghiale calidonio, ma Peleo lo colpì incidentalmente con la lancia e fuggì a Iolco, dove fu purificato di nuovo, questa volta da Acasto, figlio di Pelia.

g) La moglie di Acasto, Cretide, cercò di sedurre Peleo e, quando vide respinte le sue profferte amorose, disse a Polimela: « Peleo intende abbandonarti per sposare mia figlia Sterope ». Polimela credette alla malvagia menzogna di Cretide e si impiccò. Non contenta del male già fatto, Cretide si recò piangendo da Acasto e accusò Peleo di aver attentato alla sua virtù.

h) Poiché gli ripugnava di uccidere l’uomo che egli stesso aveva purificato, Acasto sfidò Peleo a una gara di caccia sul monte Pelio. Ora, in ricompensa della sua castità, gli dèi avevano donato a Peleo una spada magica, forgiata da Dedalo, che aveva la virtù di assicurare al suo proprietario la vittoria in battaglia e alla caccia. Ben presto egli ammucchiò gli uni sugli altri cervi, orsi e cinghiali in gran numero, ma mentre si preparava a ucciderne altri, i compagni di Acasto gridarono a gran voce che la preda apparteneva al loro padrone e dileggiarono Peleo per la sua scarsa abilità. « Lasciate che le bestie morte decidano di questa faccenda con la loro bocca! » gridò Peleo che aveva tagliato le lingue degli animali uccisi e le estrasse dalla sacca per dimostrare di aver vinto la gara.

i) Dopo un banchetto celebrativo, nel corso del quale superò tutti i commensali nell’arte di trinciare le vivande, Peleo cadde in un sonno profondo. Acasto allora gli rubò la spada magica, la nascose sotto un mucchio di letame di vacca e si ritirò con i suoi compagni. Peleo, destatosi, si trovò solo, disarmato e circondato da Centauri eccitati che erano sul punto di ucciderlo; il loro re Chirone, tuttavia, non soltanto gli salvò la vita, ma indovinò dove era sepolta la spada e gliela restituì.

j) Frattanto, per consiglio di Temi, Zeus decise che Peleo doveva sposare la Nereide Teti; l’avrebbe sposata volentieri egli stesso se non ne fosse stato trattenuto dalla profezia delle Moire. Esse infatti avevano detto che il figlio di Teti sarebbe divenuto più potente del padre. Zeus era inoltre irritato perché Teti aveva rifiutato le sue proposte amorose, non volendo fare un torto alla sua madrina Era, e giurò dunque che essa non avrebbe mai sposato un immortale. Era tuttavia, in segno di gratitudine, decise di maritarla al più nobile dei mortali e invitò tutti gli olimpi alle nozze che si sarebbero svolte durante la luna piena. Frattanto mandò un messaggero anche alla grotta di Chirone per ordinare a Peleo di tenersi pronto.

k) Ora, Chirone aveva previsto che Teti, essendo immortale, avrebbe a tutta prima sdegnato quelle nozze e, seguendo le sue istruzioni, Peleo si nascose dietro un cespuglio di mirto carico di bacche variopinte sulla spiaggia di un’isoletta della Tessaglia, dove Teti si recava spesso, cavalcando nuda un delfino, per fare la siesta in una grotta che si celava appunto dietro il boschetto. Non appena Teti si fu addormentata, Peleo le balzò addosso. La lotta fu silenziosa e selvaggia. Teti si trasformò successivamente in fuoco, acqua, leone e serpente, ma Peleo se l’aspettava e non allentò la stretta, nemmeno quando Teti divenne un’enorme seppia e gli schizzò addosso una nube d’inchiostro: in ricordo di questa metamorfosi, il vicino promontorio, ora sacro alle Nereidi, fu chiamato Capo Seppia. Benché ustionato, ferito, coperto di lividi e di appiccicoso inchiostro di seppia, Peleo non si lasciò respingere e infine Teti cedette: assieme giacquero stretti in un appassionato abbraccio.

l) Le nozze furono celebrate dinanzi alla grotta di Chirone sul monte Pelio. Gli olimpi parteciparono al banchetto, seduti su dodici troni. Era stessa resse la fiaccola nuziale e Zeus si rassegnò a cedere Teti a un mortale. Le Moire e le Muse intonarono canti; Ganimede versò il nettare nelle coppe e le cinquanta Nereidi intrecciarono una danza a spirale sulla bianca sabbia. Una turba di Centauri era presente alla cerimonia: incoronati di erbe e brandendo torce d’abete, profetizzarono buona fortuna agli sposi.

m) Chirone donò a Peleo una lancia; Atena ne aveva levigato l’asta che era stata tagliata da un frassino sulla vetta del Pelio, ed Efesto ne aveva forgiato la punta. Il dono degli dèi fu una splendida armatura d’oro, alla quale Posidone aggiunse i due immortali cavalli Balio e Xanto, nati dal Vento dell’Ovest e dall’Arpia Podarga.

n) Ma la dea Eris, che non era stata invitata, decise di far nascere una baruffa tra gli dèi e, mentre Era, Afrodite e Atena conversavano amichevolmente, lasciò cadere una mela d’oro ai loro piedi. Peleo la raccattò e lesse perplesso ciò che vi stava scritto sopra: « Alla più bella! » Egli non capiva a chi fosse destinata. Quella mela fu la causa prima della guerra di Troia.

o) Taluni dicono che Teti fosse figlia di Chirone e una semplice mortale; ma Chirone, per rendere onore a Peleo, sparse la voce che egli avesse sposato la dea, sua padrona.

p) Frattanto Peleo, che grazie all’aiuto di Chirone era tornato in possesso della sua fortuna e aveva inoltre avuto in dote da Teti ricche mandrie, mandò parecchi capi di bestiame a Ftia come compenso per la morte accidentale di Eurizione; poiché questo compenso fu rifiutato dai Ftioti, lasciò che le bestie vagassero in libertà per la campagna e ciò fu un bene, perché un lupo feroce che Psamate aveva scatenato contro Peleo si satollò di carne bovina tanto da non reggersi più in piedi. Quando Peleo e Teti si trovarono a faccia a faccia con il lupo, la belva tentò di lanciarsi contro Peleo, ma Teti avvampò minacciosa sporgendo la lingua dalle labbra e il lupo si trasformò in una pietra che ancora si vede lungo la strada tra la Locride e la Focide.

q) In seguito Peleo ritornò a Iolco, dove Zeus gli fornì un esercito di formiche trasformate in guerrieri, ed ecco perché l’eroe divenne noto come re dei Mirmidoni. Egli catturò la città senza aiuto di alcuno, uccise dapprima Acasto e poi Cretide che cercava invano scampo, e invitò i Mirmidoni a entrare in città tra i resti sanguinanti del suo corpo smembrato.

r) Teti bruciò le parti mortali di tutti i sei figli avuti da Peleo per renderli immortali come lei, e li fece salire l’uno dopo l’altro all’Olimpo. Ma Peleo riuscì a strapparle il settimo quando già essa aveva reso immortale il suo corpo, salvo il tallone, ponendolo sopra il fuoco e poi ungendolo con ambrosia. L’osso del tallone, appena ustionato, non fu sottoposto all’ultima parte del rito magico. Irritata per l’intrusione di Peleo, Teti si congedò dal marito e ritornò alla sua dimora marina, chiamando « Achille » il figlio poiché non aveva posato le labbra sul suo seno. Peleo fornì ad Achille un nuovo osso del tallone, preso dallo scheletro del veloce gigante Damiso, ma il destino dimostrò in seguito quanto egli avesse errato.

s) Troppo vecchio per partecipare alla guerra di Troia, Peleo donò in seguito ad Achille l’armatura d’oro, la lancia di frassino e i due cavalli che aveva ricevuto in occasione delle nozze. Fu poi scacciato da Ftia dai figli di Acasto, che presero ardire alla notizia della morte di Achille; ma Teti disse a Peleo di recarsi nella grotta presso il cespuglio di mirto dove per la prima volta egli le si era unito, e di attendere finché essa fosse giunta per portarlo con sé negli abissi marini, dove sarebbero vissuti assieme per sempre. Peleo si recò infatti alla grotta e seguiva ansiosamente con lo sguardo le navi che passavano al largo, con la speranza che una di esse gli riportasse il nipotino Neottolemo da Troia.

t) Neottolemo, frattanto, stava riparando le sue navi avariate nella terra dei Molossi e, quando seppe che Peleo era stato bandito, si travestì da prigioniero troiano e salpò per Iolco, dove riuscì a uccidere i figli di Acasto e a impadronirsi della città. Peleo, divenuto impaziente, si era imbarcato su un vascello per recarsi nella terra dei Molossi; il maltempo lo costrinse a sbarcare nell’isola di Ico, presso l’Eubea, dove morì e fu sepolto, perdendo irrimediabilmente l’immortalità che Teti gli aveva promesso.

Share

Comments are closed.