Fiume
Spazio
Geografia mitologica
Fiume
Ha la funzione fondamentale di separare i mondi per impedire che l’ordine cosmico sia minacciato e che le potenze del male invadano il mondo degli uomini e quello degli dèi. I fiumi delle origini nei quali si ripartiscono le acque sacre nascono in Niflheimr dal pozzo detto Hvergelmir. Essi hanno nome Elivágar «onde tempestose». Nel mito sulle origini del cosmo Snorri ne elenca undici: Svöl «fresco»; Gunnþrá «desideroso di battaglia», «impetuoso»; Fjörm «frettoloso»; Fimbulþul «vento magicamente potente» o «cantore magicamente potente»; Slíð «spaventoso»; Hrið «tempestoso»; Sylgr «sorso»? o forse meglio «[quello che] inghiotte»; Ylgr «[ululante come una] lupa»; Við «ampio»; Leiptr «[rapido come il] fulmine»; Gjöll «risonante». Questi fiumi, è precisato, scorrono vicino al cancello del regno dei morti. Nella descrizione della Valhalla, Snorri dice che il pozzo Hvergelmir si forma dalle gocce che cadono dalle corna del cervo Eikþymir, il quale bruca le foglie dell’albero cosmico. Qui egli elenca di nuovo i nomi dei fiumi mitici, ripetendo alcuni di quelli citati in precedenza e aggiungendone di nuovi: Sið «lento»; Sekin «[quello che] avanza con impeto»; Ekin («[quello che] va» dunque «scorre» (forse però forma errata per Eikin «violento»); Gipul forse «mormorante»; Göpul «risonante»; Gömul «antico» (cioè «fiume delle origini»); Geirvimul «zampillante con lance»: è dunque uno dei corsi d’acqua che trascinano armi, identico a Silo? Questi fiumi, annota Snorri, scorrono nei Paesi degli Asi. A essi sono aggiunti: þyn «scrosciante»; Vin «prato» (?), þöll «quieto» (?) o «ingrossato», Höll «inclinato»; Gráð «[increspato per le] raffiche di vento»; Gunnþràin «minaccioso di battaglia»; Nyt «utile»; Nöt forse «bagnato»; Nönn «impetuoso»; Hrönn «onda»; Vina «Dvina»; Vegsvinn «di rapido corso»; þjóónuma «[quello che] inghiotte gli uomini». Fonte di Snorri per queste citazioni sono i versi del Dialogo di Grimnir, dove è indicato un gran numero di fiumi cosmici. Oltre a quelli citati, sono elencati Rín «Reno» (che dalla geografia reale è passato a quella mitologica); Rennandi «[quello , che] scorre»; Gunnþorin «ansioso di battaglia»; Ván «attesa»: questo è il fiume di cui altrove è detto che origina dalla bava del malvagio lupo Fenrir incatenato dagli dèi, il quale dovrà attendere l’ultimo giorno per essere libero; Vönd «difficile [da attraversare]»; e infine Strönd «spiaggia». La stessa fonte riferisce che il dio Thor ogni giorno deve guadare i fiumi per recarsi al consiglio degli dèi; essi così si chiamano: Körmt «[quello che protegge, separa come una] parete»; Örmt «[quello che si divide in] bracci» (?); e i due Kerlaugar «bagni nella vasca» (?). Il rapporto del dio con i fiumi torrenziali è dovuto alla sua funzione di difensore degli uomini e degli dèi: per combattere i giganti egli deve oltrepassare a guado i fiumi che separano le regioni del mondo. Nel mito che narra del viaggio presso il gigante Geirroøðr si dice che egli ebbe grande difficoltà nell’attraversare il fiume Vimur «zampillante» perché una gigantessa lo faceva ingrossare orinandovi dentro. Così è anche precisato che il dio sta a difesa dei fiumi che si trovano a oriente, cioè presso le dimore dei giganti.
Altri fiumi cosmici sono ricordati in diversi luoghi. In una fonte si allude al potere magico di deviare il corso dei fiumi e si citano Horn «corno» (?) e Ruðr verosimilmente «arrossato» che paiono essere corsi d’acqua infernali; in un’altra è citato Vaðgelmir «ululante al guado», che è attraversato da coloro che sono destinati a pene nell’aldilà (i litigiosi e i bugiardi; qui è presente probabilmente l’influsso di concetti cristiani). Il guado, che per il dio Thor indica una fase della sua difficile lotta contro i giganti, simboleggia qui invece il passaggio dall’uno all’altro mondo, il trapasso a un diverso stato dell’essere.
Il concetto di fiume come limite che separa dall’aldilà si ripete dove si allude a þund «rumoreggiante», subito dopo detto Valglaumnir o Valglaumr «[quello che] rumoreggia per i prescelti»: esso scorre davanti alle porte della Valhalla. Questa idea si ritrova anche nel Canto del sole, componimento nel quale pure è evidente l’ispirazione cristiana.
Ogni fiume ha il compito preciso di mantenere l’ordine cosmico separando le regioni del mondo e proteggendole dai nemici. Per questo, a proposito del fiume Ifing «impetuoso», che scorre tra il mondo dei giganti e quello degli dèi, è precisato che «non gelerà mai»: in tal modo sarà impedito ai giganti di attraversarlo.
Segno della fine del mondo e dello sconvolgimento del ciclo sarà il momento in cui le forze dell’oscurità, fino ad allora confinate e trattenute, guaderanno i fiumi cosmici che, per il gioco misterioso della necessità, non sapranno più opporre resistenza.
Il fluire incessante del fiume, all’interno della cornice di un ciclo, rappresenta infatti sia la vita che si rinnova (in un fiume non scorre mai la stessa acqua) sia il ritmico computo del tempo che al ciclo è assegnato. I fiumi cosmici conoscono dunque la durata del ciclo perché essi stessi hanno il compito di misurarla: cesseranno di opporsi al disordine cosmico solo quando sarà giunta l’ora. A tale simbologia infine va forse collegata l’allusione di una fonte,88 in cui la visione di un fiume torrenziale dal corso irrefrenabile e disordinato è intesa quale presagio di sciagura.