Bosco

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Geografia mitologica

Bosco

6 luglio boscpSecondo una credenza diffusa fra tutte le tribù germaniche il bosco è luogo sacro in cui dimorano e si manifestano le potenze sovrannaturali. Per questo i rituali dei Germani ebbero luogo innanzi tutto nei boschi sacri. Talune fonti scandinave paiono alludere a un vero e proprio culto del bosco: così a esempio il Libro dell’insediamento riferisce di un certo þórir Pezzettino, colono della vallata Hnjóskadalr, che «viveva a Lundr» («bosco») e «faceva sacrifici al bosco». Nelle leggi cristiane dell’Uppland svedese è espressa chiaramente la proibizione di credere nei boschi. La diffusione del concetto del bosco come luogo sacro e sede di sacrificio è testimoniata inoltre dai numerosi toponimi in cui compare il termine per «bosco»: soprattutto lundr (m.), ma talora anche viðr (m). In molti di essi è facilmente riconoscibile il nome d’una divinità che in quel luogo doveva essere adorata.

Anche la citazione del bosco di nome Fjöturlundr, il «bosco delle catene», nel quale Dagr uccide il cognato Helgi trapassandolo con una lancia avuta da Odino (e dunque attuando un sacrificio in onore del dio), richiama riti sacrificali nei boschi; non solo, ma il nome «bosco delle catene» ricorda una notazione di Tacito a proposito di un bosco sacro ai Semnoni, nel quale si poteva entrare solo legati (nemo nisi vinculo ligatus ingreditur) e in cui si facevano sacrifici umani al dio supremo (regnator omnium deus) da identificare con ogni probabilità con Odino. Anche Hveralundr, il «bosco delle fonti» in cui è incatenato Loki, pare essere un bosco sacrificale.

Per la natura di luogo sacro, abitato dalle potenze sovrannaturali, il bosco diviene altresì il luogo iniziatico per eccellenza; lì si va, a esempio, per trovare la bacchetta magica; esso è anche spazio protetto dove appartarsi per un periodo di rigenerazione in attesa di entrare in un nuovo ciclo di vita. Tale è a esempio il bosco detto di Hoddmimir («Mimir» – cioè gigante -«dell’oro»), nel quale troveranno riparo alla fine del mondo, nutrendosi di rugiada, Lif e Lifþrasir, che dovranno dare origine alla stirpe che ripopolerà la terra. Tale è anche Barri (o Barrey), il «bosco dai sentieri silenziosi» (lundr lognfara) nel quale devono avvenire le nozze del dio Freyr e di Gerðr, ovvero la feconda ierogamia tra il cielo e la terra che infonderà nuova forza alla natura. Barri può essere interpretato come «[campo di] grano» o «[bosco di] conifere».

Un altro bosco «divino» è Glasir «splendente», del quale si dice che sta in Àsgarðr davanti alle porte della Valhalla e ha foglie di oro rosso. Tale bosco è «il più bello tra gli uomini e gli dèi».

Il concetto di bosco come mondo separato dal quotidiano, come «aldilà», è confermato nel Canto di Hàrbarðr, dove i tumuli sepolcrali abitati dai vecchi (gli antenati) vengono definiti «selve del mondo». Chi vi ha abitato è a conoscenza dei segreti divini della natura e può essere benevolo o nocivo.

Luogo spesso impenetrabile e pericoloso, il bosco può assumere anche un’altra simbologia. Talora è infatti una regione malsicura da attraversare e un limite invalicabile tra due mondi. Tale è a esempio Jàrnviðr, la «foresta di ferro» (parola da collegare senza dubbio con Jarnwith, nome di un bosco che si trovava nella regione tedesca di Holstein), di cui si ha notizia in Snorri e nell’Edda poetica. La «foresta di ferro», cioè la foresta metallica è dunque incapace di dare frutti di conoscenza e di rigenerazione, è abitata dalle gigantesse dette Járnviðjur. Essa si trova a est, cioè costituisce un confine presso il quale si trovano i giganti. Là una gigantessa procreò figli in forma di lupi, da cui tutti i lupi sono venuti, specie quello assai nefasto destinato a distruggere la luna. Esso tuttavia è costretto fino alla fine del ciclo a rincorrerla non oltre il limite della foresta, limite che potrà valicare solo al momento stabilito, cioè quando avverrà la catastrofe finale. La connessione del lupo, emblema dell’oscurità e del pericolo, con la simbologia infausta del bosco (specie della foresta) è costante: il bandito, l’uomo abietto, escluso dalla cerchia della stirpe ed estraneo alla sua pace, è spesso paragonato a un lupo dei boschi.

Un altro mitico bosco oscuro simboleggiante un limite invalicabile è Myrkviðr, la «foresta oscura», al quale si fanno numerose allusioni nell’Edda poetica.

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