Alture
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Geografia mitologica
Alture
Una concezione simbolica comune a molti popoli è quella che la terra, là dove si innalza, viva. Simbolo d’una primitiva differenziazione nelle forme della materia, la collina o la montagna non solo conservano il ricordo del potere divino che le distinse dalla piana sconfinata delle origini, ma vivono per la presenza di esseri sovrannaturali, nani e giganti, che trovano in esse la loro dimora. I «giganti delle montagne» (bergrisar) così come i nani abitatori delle rocce sono esseri, talvolta demoniaci, appartenenti a un mondo distinto da quello quotidiano degli uomini e che ha indubbie connessioni con il regno dei morti. Per questa ragione ai morti vengono innalzati tumuli che ripetono la forma della collina e in cui essi abbiano dimora ideale. Di tale uso si ha un esempio superbo nei tumuli regali di Gamia Uppsala in Svezia.
In un carmesi racconta di Gróa, che in vita era stata maga (dunque legata agli esseri demoniaci), il cui figlio si reca presso il tumulo per evocarla dal regno dei morti e avere da lei un viatico di saggezza. L’uso dei maghi e delle streghe di sedere all’aperto presso i tumuli (utiseta f.) per venire a conoscenza dei segreti dell’aldilà trasmessi dagli spiriti dei morti è testimoniato a esempio nella Saga di Alfredo Poeta turbolento. Questa concezione si rileva inoltre con tutta evidenza non solo nel toponimo svedese Valhal (che indica taluni monti e deriva senza dubbio il proprio nome da quello della Valhalla, luogo in cui Odino accoglie gli eroi morti in battaglia), ma anche dalle allusioni contenute in testi islandesi dove si sottolinea
Che alcuni personaggi muoiono in prossimità di montagne, colline o rocce. Si legga: «Era convinzione di þórólfr e dei suoi congiunti che essi sarebbero morti tutti nella montagna». La «montagna» a cui qui si fa riferimento è Helgafell «Montesacro», così chiamata dal colono islandese þórólfr Mostrarskegg, altrove ricordato come grande devoto del dio Thor. Costui aveva per questo monte una grande venerazione. Si narra anche che una volta il pastore di un altro colono di nome þorsteinn salì sul monte, nella parte settentrionale: allora si accorse che il monte si apriva. Nelle viscere della montagna vide dei fuochi accesi e udì suoni e voci gaie (presumibilmente di morti) provenire di là. Anche di altri personaggi islandesi è ricordato che ritenevano che da morti sarebbero vissuti nel cuore delle montagne; così Kràku-Hreiðarr che «… scelse di morire a Mælifell». Così i congiunti di tale Auðr, i quali avevano grande venerazione per una collina sulla quale ella, che era battezzata, aveva fatto erigere una croce: «… essi credevano che sarebbero morti nelle colline». Per questa ragione, forse, è detto in una fonte che il dio Baldr morì su una collinetta.