Numeri che simboleggiano le qualità dell’essere: quattro e dodici

Quattro

È legato alla simbologia del tre, di cui duplica il valore. Sei sono talora le valchirie o le teste di un gigante; sei sono anche i serpi dei quali si ricorda il nome, tra quelli che rodono le radici dell’albero cosmico.

Poiché il sei assomma due misure di completezza (ciascuna rappresentata dal tre), delle quali l’una pare essere fausta e l’altra infausta, esso può simboleggiare una situazione di equilibrio irrigidito o di stallo, o anche uno spazio di tempo conchiuso in se stesso che dovrà trovare una soluzione e uno sbocco nella simbologia del numero sette. Tale senso paiono avere le allusioni a periodi di sei mesi o di sei anni. Völsungr, capostipite di una famosa dinastia mitica, fu generato dopo che sua madre, rimasta gravida per sei anni, capì che non sarebbe vissuta più a lungo e perciò si fece estrarre il bambino dall’utero. Quando egli nacque, baciò la madre prima che ella morisse.

Talora il sei può apparire anche come numero mancante di un’unità per il raggiungimento del sette e quindi di difetto o di completamento rispetto alla simbologia relativa.

Dodici

Numero che combina il tre, emblema della potenza divina, con il quattro, nel quale è simboleggiata la terra. Rappresenta la perfezione e il divenire del mondo, ma anche il terreno che si fa celeste, dunque tutte le entità che sono «scelte» per andare incontro a un processo di elevazione. Dodici è il numero degli Asi di stirpe divina, detti altrove sacerdoti e giudici supremi e dunque divenuti dèi. Essi posseggono i dodici destrieri e abitano le dodici dimore celesti elencate da Odino: sono esse l’immagine mitica di altrettante «case» planetarie? Sul modello del gruppo degli Asi, talvolta sono dodici i guerrieri che compongono una schiera.

Legato ai mesi dell’anno e dunque al divenire, il dodici esprime anche un ciclo completo di vita: per questo è importante l’età di dodici anni nelle vicende degli eroi. Anche Brunilde, la valchiria innamorata di Sigurðr, esclama: «avevo dodici anni, …quando al giovane guerriero prestai giuramento». Ciò significa che questi personaggi hanno completato un ciclo di vita e devono passare a uno stadio successivo per progredire nel processo di elevazione.

Il dodici rappresenta una completezza, tuttavia dinamica, la conclusione di una fase e la proiezione verso quella successiva, un risultato che è base per un futuro impegno.

Dodici erano, nella tradizione antica, le notti del periodo di feste invernali dette jól n.pl., momento di passaggio dall’uno all’altro anno, di contatto fruttificante con i defunti, di accensione del fuoco nuovo, di matrimoni e di sacrifici.

In antico nordico la parola per «cento» hundrað n. pare significare nella fase più antica «centoventi» recando così testimonianza dell’esistenza di un sistema duodecimale.

Legato alla simbologia del dodici è probabilmente anche il numero dei segni dell’alfabeto runico che, nella sua fase più antica, ne conta ventiquattro. Una progressione di dodici coppie di questi segni legata al loro fondamentale valore magico, accompagna forse il ciclo completo di un anno solare.

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