Panzerkampfwagen II e III
Panzerkampfwagen II e III
I successi ottenuti dalla Germania nella campagna di Polonia nel 1939 e di Francia nel 1940 fecero credere, a tutti gli spettatori del mondo, che i carri armati tedeschi fossero qualitativamente e quantitativamente superiori a quelli di qualsiasi nemico. Questo può essere vero nei riguardi dei polacchi, che non erano dotati di vere e proprie divisioni corazzate, ma non lo è certamente nei confronti delle altre potenze mondiali, in particolare rispetto a Francia ed Inghilterra. La totale superiorità dei carri tedeschi, almeno all’inizio del conflitto, è in realtà una leggenda e questo non deve stupire il lettore: la Germania, infatti, era uno stato ancora in ricostruzione, tanto dal punto di vista sociale che industriale, impegnato in progetti che riguardavano altre sfere che non quella militare; inoltre su di essa pesavano ancora pesanti limitazioni sulla capacità di riarmo e per questo, allo scoppio di una guerra non voluta, le sue industrie non erano ancora in grado di produrre la grande mole di carri armati necessari per le operazioni di difesa e così l’esercito tedesco dovette fare, in attesa dell’arrivo dei nuovi mezzi, di necessità virtù.
Le forze tedesche all’inizio del conflitto erano costituite da carri Panzerkampfwagen modello II e III e fra i 3000 carri che costituivano il suo mezzo solo 200 erano dei carri mod. IV, più potenti e veloci. A questi mezzi, inglesi e francesi potevano rispondere con circa 3600 corazzati formati in massima parte da Char B francesi e Mark II Matilda inglesi, equipaggiati con cannoni da 75 mm (un pezzo che i tedeschi possedevano solo sui pochi Mod. IV prodotti). Quindi, vista la totale superiorità (numerica e tecnica) dei carri nemici, come fu possibile il successo dei tedeschi? La risposta e semplice e giace nelle doti umane e nella capacità degli ufficiali tedeschi. E’ ormai un fatto dimostrato incontrovertibilmente che tale successo venne ottenuto mediante una collaborazione sinergica di tutti gli elementi offensivi: durante le campagne tedesche l’uso massivo di mezzi corazzati veniva affiancato dalla fanteria motorizzata e sorvegliato dall’alto dall’aviazione e tutti agivano come se fossero un unico organismo. Di fronte a questa sorta di gigante meccanico, gli Alleati si comportarono nel modo peggiore possibile ovvero dispersero le loro forze e si misero in una posizione di debolezza. In questo modo i carri tedeschi, inferiori di numero e meno potenti degli avversari, pur essendo dotati di difese minori (la corazzatura era ben più sottile di quella delle controparti avversarie) riuscirono ad avere la meglio e a dare l’impressione di potere schiacciare ogni nemico.
Il carro armato tedesco Panzerkampfwagen II cominciò ad essere costruito nelle prime versioni nel 1934. Secondo l’uso tedesco, i responsabili dell’esercito avevano indetto un concorso, nel 1932, per la progettazione di un carro veloce, che pesasse meno di 10 tonnellate e avente come armamento principale una mitragliatrice da 20 mm. Tra i carri presentati la scelta cadde su quello della MAN che per l’appunto nel 1934 iniziò a costruire gli scafi, mentre la produzione della sovrastruttura fu affidata alla Daimler-Benz. In seguito la produzione fu concessa in licenza ad altre ditte e terminò solo nel 1944. La prima versione prodotta è rappresentata dalla serie c, cui seguirono la A, la B e la C, sostanzialmente simili alla prima, ma dotate di corazzature migliori. Nel 1938 comparvero la serie D ed E, nelle quali la corazzatura venne portata sino ad uno spessore massimo di 30 mm. Questo spessore è uguale a quello della versione finale del carro, la L; solo la F e la J furono caratterizzate da uno spessore superiore, pari a 35 mm.
Il Pzkpfw II Aus. F venne costruito tra il 1941 ed il 1944 in un numero pari a 650 esemplari; lungo 4,81 m, largo 2,28 m e alto 2,02 m, pesava 9500 kg; equipaggiato con un motore Maybach HL62TR con 6 cilindri alimentato a benzina e raffreddato ad acqua, in grado di sviluppare una potenza pari a 140 cavali (104,4 kW) a 2.600 giri al minuto, poteva raggiungere, su strada, una velocità pari a 40 km/h con un’autonomia di 200 km circa. La sua corazzatura variava da uno spessore minimo pari a 5 mm ad uno massimo di 35 mm, mentre l’armamento era costituito da una mitragliatrice da 20 mm con 180 colpi e da una MG 34 calibro 7,92 mm con 2550 cartucce. Il suo equipaggio era formato da 3 uomini.
In seguito alle esperienze ottenute con il Panzer II, fu lo stesso Heinz Guderian ad indire un ulteriore concorso per la costruzione di un nuovo carro armato ed a seguirne le progettazione sin dalle fasi iniziali. In particolare venne richiesto un carro che avesse un peso massimo di 15 tonnellate, che fosse a trazione cingolata e caratterizzato da una velocità massima di 40 km/h, formato da un equipaggio di cinque uomini, dotato di una corazzatura più spessa sul lato anteriore, armato con cannone da 37 mm in torretta rotante quale armamento principale e da una mitragliatrice leggera come armamento secondario, equipaggiato con radio per comunicazioni a media distanza. La scelta ricadde sopra il prototipo presentato dalla Daimler-Benz che già nel 1936 iniziò la costruzione del nuovo Panzerkamfwagen III, carro che fino al 1942 fu il principale mezzo corazzato dell’esercito tedesco.
Carro molto versatile e potente, divenne ancora più efficiente grazie al cannone da 50/42 (calibro 50 mm, lungo 42 calibri) equipaggiato a partire dalla versione F, che debuttò verso la fine del 1940. Questo modello era lungo 5,41 m, largo 2,95 m ed alto 2,50 m; pesava 20.300 kg ed era equipaggiato con un motore Maybach HL 120 TRM a 12 cilindri a V a benzina capace di erogare una potenza pari a 300 cavalli (224 kW); raggiungeva, su strada, una velocità massima pari a 40 km/h (che su terreno vario si riduceva a 18 km/h) con un’autonomia pari a circa 150 km. L’armamento era costituito, oltre al sopracitato cannone armato con ben 99 colpi, da 2 mitragliatrici MG 34 calibro 7,92 mm con 2000 colpi; la corazzatura era uniformerete pari a 30 mm e l’equipaggio era costituito da 5 uomini.
Il carro Panzer III partecipò attivamente a quasi tutte le battaglie campali tedesche, da quella di Polonia sino all’assalto alla Russia, passando anche per i torridi deserti africani. Carro in grado di contrastare mezzi ben più potenti, dimostrò come la forza congiunta di diverse unità potesse vincere la bruta potenza; nonostante questo, a partire del 1943 questo carro venne progressivamente superato dall’introduzione di veicoli nemici più corazzati e dotati d’armamento pesante, motivo per il quale la Wehrmacht decise di ritirarlo dalla prima linea così da impiegare nuovi carri più potenti ed in grado di contrastare la superiorità numerica degli Alleati che, dopo l’ingresso in guerra degli U.S.A. e la fatale campagna di Russia, stava diventando sempre più asfissiante. Il Pzkpfw III continuò comunque la sua guerra sino alla fine, esattamente come ogni fedele cittadino tedesco, prova ne è il fatto che delle 5700 unità prodotte solamente 70 esemplari sopravvissero, difendendo sino all’ultimo il fronte orientale.
Pasquale Piraino